La nuova guerra di Corea non sarà una guerra lampo.

Gruppo di attacco portaerei USA
Di Andrea Atzori
Il Mainstream bombarda l’opinione pubblica con una serie interminabile di notizie che riguardano minacce lanciate dal presidente coreano contro gli Stati Uniti. Dimenticano però che Trump ha già dato ordine ad una sua flotta navale composta di tre portaerei oltre che di incrociatori e corazzate di riportare la Corea del Nord all’età della pietra. Quindi Kim non minaccia ma si difende.
Questa storia è nata a causa del pretesto di Washington di aggredire nazioni che considera meno di un insetto da schiacciare solo in quanto rette da regimi comunisti o, comunque, non allineate con l’occidente, perchè, non dimentichiamo che la guerra in corso è tra emisferi contrapposti. E’, insomma, guerra ideologica e geopolitica. Per quanto riguarda la pericolosità del nucleare coreano non è peggiore di quello americano, che tiene sotto tensione nazioni molto più forti della Corea, come la Russia o la Cina.
La verità di questa ammuina scatenata dalla stampa di regime internazionale è la preparazione del terreno mediatico per l’ormai imminente attacco militare USA. Anche gli eserciti di Russia e Cina sono in stato di mobilitazione generale. Truppe e mezzi corazzati, ammassati alle frontiere coreane di consistenza e portata impressionante. Caccia già pronti per il decollo e notizie sempre più allarmanti di una febbrile attività militare alle frontiere. Chiaramente l’attesa non è rivolta alla prima mossa di Pyongyang, che non ci sarà, ma a quello statunitense, che preannuncia esercitazioni navali in acque territoriali coreane con il Giappone.
Navi ed aerei della coalizione USA apriranno per prime il fuoco contro i centri abitati coreani provocando una strage forse senza precedenti dalla fine del secondo conflitto mondiale. Le vittime saranno milioni. La reazione non si farà attendere, ma funzionerà, fatalmente, come pretesto per l’uso dell’atomica da parte degli Stati Uniti. Se è vero che l’intervento russo e cinese sarà inevitabile, in questo contesto, sia le truppe di terra che i caccia agiranno mettendo sul conto un fortissimo rischio di scontro diretto con l’esercito americano.
I bombardamenti navali ed aerei, infatti, potrebbero colpire non solo uomini dei reparti coreani, ma anche russi e cinesi. Diverrà un groviglio inestricabile, specie se , come sembra, si assisterà anche ad uno sbarco di truppe americane e giapponesi. Un esercito USA, di circa 70 mila uomini ed un’altro sudcoreano di centinaia di migliaia di soldati è già schierato al confine con il Nord. Una cosa è sicura, le truppe di terra russe e cinesi non staranno a guardare e non agiranno mai in coordinazione con quelle del fronte opposto.
Esiste la probabilità quasi scontata che l’esercito di Kim, forte di un milione di uomini ed armi convenzionali all’avanguardia, forse più forte di quello di Saddam all’epoca della guerra del golfo, varchi la frontiera sudcoreana, che le rampe di lancio mobili dei missili atomici siano già state piazzate vicino alla frontiera, a meno di 40 km da Seoul. A detta dei più autorevoli analisti militari, la capitale sudcoreana sarebbe destinata ad essere spazzata via. Questa decisione di Trump, se verrà messa in pratica è una vera follia.
Per questo molti opinionisti assai autorevoli, credono che il neopresidente USA stia portando il mondo alla catastrofe nucleare. Non per nulla, anche l’ordine impartito già da qualche settimana, al quartier generale dell’esercito di inviare la flotta nelle acque territoriali coreane, non è stato preso neppure in considerazione, fino ad alcuni giorni fa, quando è arrivata la notizia, sempre dalla Casa Bianca, che, finalmente, la portaerei Carl Vinson, aveva virato di prua verso la destinazione imposta, quando ancora si trovava a più di 3500 Km di distanza, ancora diretta verso l’Australia.
Parrebbe che i canali normali seguiti dagli ordini della Casa Bianca al Pentagono, non siano stati del tutto esattamente, percorsi. Si è parlato di errori, di incomprensioni. Ma altri malignano che la prima guerra sia quella che si sta combattendo proprio nelle alte sfere dei vertici di comando USA. Insomma, fiumi di inchiostro sono stati scritti, sulle pressioni dei militari nei confronti di Trump per indurlo alla guerra, ma, da questo episodio, parrebbe che la realtà sia proprio il contrario.