Wikileaks, Usa, Lega nord.










Di Andrea Atzori






Sono stati pubblicati da “L’Espresso” e da  “La Repubblica” i file dei cablogrammi segreti della diplomazia americana di cui Wikileaks è riuscito ad impossessarsi e che ha diffuso ai più grandi networks internazionali dell’informazione. Questa settimana è stato rivelato il concetto recondito che l’amministrazione americana si è formata sul fenomeno della Lega Nord. La prorompente affermazione di questo enigmatico movimento di massa ma ad espansione e radicamento territoriale sulla scena politica nazionale, agli americani pare interessi solo per due motivi. Il primo è la resistenza manifestata dai leaders della Lega al contributo militare italiano nella guerra in medio oriente. Anche se negli ultimi tempi, in seguito ai sempre più numerosi casi di decessi di militari italiani nel teatro di guerra, è stato più l’IDV ad avere espresso il suo sentimento di perplessità sul valore e l’utilità della permanenza del nostro contingente militare a fianco degli americani che non la Lega nord. Infatti, considerata la disponibilità di Bossi ad aderire e secondare tutte le richieste altamente compromettenti sia sul piano politico che personale avanzate da Silvio Berlusconi al fine di strumentalizzare  l’intera legislatura per i suoi problemi personali, non credo che sia, questo dell’appoggio italiano alla guerra in Afganistan, il sacrificio più doloroso fatto dai leghisti sull’altare dell’alleanza governativa.   Non so quanto a malincuore, ma ultimamente, Bossi, forse anche perché si è reso conto delle insoddisfazioni americane, si è dimostrato molto più malleabile e disponibile su questo argomento. L’altro aspetto della politica padana su cui gli americani dimostrano di risentire dei malumori è quella dell’immigrazione, per il germe xenofobo che esse esprimono di coltivare. Da qui l’intenzione ed il desiderio degli americani di capire meglio il fenomeno di questo movimento politico cresciuto sulle rive del fiume PO e scavare più a fondo sulle radici profonde che è riuscito ad affondare sul territorio di un nord che stenta assai a riconoscersi italiano ed interloquisce invece meglio con i movimenti estremisti d’oltralpe, specie con le consorelle leghe austriache ed ungheresi. Il console americano a Milano Carol Perez, risulta, pertanto, dai documenti Wikileaks, abbia intrapreso, all’inizio dell’anno scorso, in occasione delle ultime elezioni amministrative, un viaggio  nel Veneto, che si può considerare il nocciolo duro del movimento, anche a causa della vicinanza con la frontiera con il predestinato beneficiario della secessione del nord Italia, cioè l’Austria. Per essere sintetico, dopo avere interloquito sia con la parte leghista che con quella dell’opposizione rappresentata dal maggiore avversario, il Partito democratico, le conclusioni che si sono tratte, in seguito, dalla diplomazia americana è  che la penetrazione dell’ideologia leghista sia dovuta in primo luogo alla capacità comunicativa dei suoi principali esponenti, oltre che alla loro disponibilità al rapporto interpersonale con i potenziali elettori. Si è fatto, pertanto, un  paragone tra l’idoneità al dialogo con la gente  dimostrata dagli esponenti del partito democratico e quella, invece, espressa dai leghisti, traendo come conclusione che la battaglia politica nelle regioni del profondo nord est padano, è stata vinta, ampiamente dai leghisti, proprio sul piano della comunicativa. E parrebbe che i modi espressivi rozzi e campagnoli da osteria  paesana dei leghisti, siano stati un fattore positivo, che le genti del nord, hanno assai gradito, forse perché assai poco propensi ad apprezzare il gusto raffinato di un italiano forbito ed assai più quello di un dialetto altoatesino che riecheggia tonalità  ed espressività che rivelano i chiari segni della loro matrice austroungarica. Che le analisi degli americani si siano limitate a cogliere solo questo aspetto del successo leghista, oltre alla facile presa dell’odio razziale, francamente, mi stupisce, e genera in me stesso un sentimento di incredulità e di sospetto. Si afferma, nel documento di Wikileaks, che da questa capacità penetrativa, è derivata il totale impossessamento dei leghisti, della macchina organizzativa del vecchio PCI. Questo, infatti, è un dato che già si conosceva e non è, assolutamente, una novità per nessuno. Nel nord padano razzista, estremista, teutonico, austrofono e nazifascista, la componente di fondo dell’elettorato leghista è costituita proprio dai vecchi ed emaciati comunisti  dell’era Cossuttiana e Berlingueriana. Nessuno ha il coraggio di ammettere che il fenomeno di cui si discute consiste di una vera e propria rivoluzione. Cioè di quella trasformazione dei costumi e dei valori che ha subito l’intera società italiana, ma in modo particolare il nord, in seguito la boom economico degli anni sessanta ed al conseguente avanzamento che le classi economiche sociali più basse hanno sperimentato. La cultura diffusa, il benessere economico hanno illuso le masse. L’intera classe del proletariato su cui si reggeva il comunismo è scomparsa, perché la povertà era stata debellata dalle famiglie Italiane, e,  sbagliando, il popolo ha creduto di essersi affrancato, per sempre, da essa. Al possesso della televisione già presente in ogni casa fin dagli anni sessanta, il proletario ha associato quella  dell’auto,  e di, almeno, una prima casa, sfarzosamente ammobiliata. Ha avuto la soddisfazione di avere, almeno, un laureato in famiglia, ma molto spesso questi erano anche più numerosi. Il c.d.  medico in famiglia, l’avvocato e l’ingegnere in famiglia, sono stati il miraggio e l‘oppio delle masse. Quello che non è riuscito a concludere la scuola pubblica lo ha portato a termine il varo e la messa in campo del pezzo da novanta dello sfornatoio di titoli di studi ad uso e consumo di una massa che se non disponeva della intelligenza per conseguire un titolo di studio, si era, ormai, procurata i soldi per comprarlo, cioè il CEPU! Ma il balzo in avanti, il proletariato lo ebbe con i prestiti che l’Italia ottenne dal FMI nel corso degli esecutivi guidati da Craxi. Questi finanziamenti furono voluti dagli USA nell’ambito della loro lotta internazionale diretta a sradicare il comunismo in Italia, che vantava, allora, il Partito comunista più potente dell’Europa Occidentale. Oltre che avviare la politica, voluta dal centrosinistra, c.d. del mattone od anche  una casa per tutti, o quasi tutti, questa pioggia di finanziamenti internazionali ebbe il gravissimo incomodo di aumentare stratosfericamente il debito pubblico nazionale, oltre che di alimentare il fenomeno corruttivo già presente e a cui la classe dirigenziale socialista e clericale era particolarmente predisposta.  Chi conosce quella legge di politica economica internazionale per cui i paesi debitori sono fortemente esposti alle interferenze nei propri fatti interni da parte di quelli creditori, capirà anche benissimo quale sia stato il motivo che ha indotto gli americani ed altri Stati occidentali come la Germania, a far confluire sulle casse dello Stato italiano tutti quei fondi che, anche a causa della corruzione, sono diventati la palla al piede ed un’ipoteca pesantissima sulla stabilità economica italiana. Oltre allo smantellamento dello Stato sociale questo debito ci sta costando l’intero convogliamento delle funzioni e della struttura pubblica negli hangar delle società private, che, inoltre, incuranti delle incongruenze e contraddizioni con la politica economica liberista, continuano a pretendere, esigere ed ottenere sempre più consistenti finanziamenti dallo Stato, che pure si proclama indebitato fino al collo, con la scusa della crisi economica mondiale. Questo è il quadro politico, economico e sociale in cui va innestato il discorso del fenomeno politico della Lega nord. La favorevole predisposizione della base dell’ex PCI alle ideologie leghiste, non è da addebitare alla validità del metodo comunicativo dei leghisti che non ha niente di trascendentale, e non si può considerare un successo di quel metodo, in quanto la diffusione del leghismo in quei territori fu dovuta al concorso di una molteplicità di fattori, di cui la scomparsa artificiosa della classe sociale del proletariato da cui l’ex PCI traeva il suo bacino elettorale, fu quello fondamentale e determinante. Se si tiene conto del fatto che l’inculturimento delle masse fu un fenomeno più formale che reale, ci si può rendere conto di come esse, in seguito, soprattutto, al pericolo che al loro status sociale proveniva dalla crisi economica in cui quei territori sono precipitati a causa della globalizzazione dei mercati economici internazionali  e della conseguente crisi economica internazionale che ne è derivata, siano potute cadere nel tranello di un movimento politico che additava come responsabile di tutti i mali la corruzione di palazzo che era innegabile, ed il peso di un Sud improduttivo e parassitario, cosa che, invece, non era vera, nella misura in cui si facevano ricadere le colpe sul popolo meridionale, solo vittima,  e non sull’apparato politico che a qualsiasi latitudine del territorio nazionale era del tutto immerso nella corruzione più sfrontata e protetta addirittura dalle autorità religiose che in essa riponevano le maggiori aspettative  di rendita, nel presente e nel futuro.  Il disfacimento dello Stato è una realtà su cui tutti i protagonisti della politica ed in primis i clericali stanno speculando. La mia personale convinzione è che il sentimento xenofobo e razzista della Lega nord, che si dice alimentato dalla paura contro l’immigrato che avrebbe attanagliato gli elettori della padania, i quali assoccierebbero  il fenomeno criminale e delinquenziale con quello immigratorio, sia, invece, una componente, ben conosciuta, della deriva autoritaria e totalitaria di un intero sistema e che è connesso  con l’affrancamento dalla miseria di quelle masse  e l’immediato rischio  di una ricaduta in essa a causa della crisi economica. E’ un processo storico che gli studiosi conoscono bene, perché fu quello su cui si alimentò il nazional socialismo in Germania e su cui ebbe presa l’ascesa al potere del dittatore nazista. Il popolo tedesco, gravato dal debito di guerra del primo conflitto mondiale, sperimentò una fortissima evoluzione economica e sociale, in seguito allo sviluppo industriale della sua struttura produttiva. Ma lo Stato era ancora fortemente gravato dal peso di quel debito verso le potenze internazionali vincitrici della prima guerra mondiale. Il desiderio di una riscossa era impellente e le idee sovversive di Hitler non trovarono alcun ostacolo nelle fantasie esagitate di un popolo drogato dal presunto senso di una sua superiorità razziale. Se un sobillatore promette al popolo la liberazione dall’obbligo di concorrere al pagamento dei tributi a favore del suo Stato, non c’è bisogno di dimostrare la facile presa del suo metodo comunicativo, giustificandolo con l’incapacità della controparte politica di fare altrettanto! La mancanza del primo requisito, che è quello della buona fede,  in capo ad un movimento politico, è un motivo assai probante per spiegare un fenomeno che, al contrario, ben falsamente, si dichiara di considerare tale. Infatti, questo non è un fenomeno, è una realtà molto semplice dovuta al fatto che si è carpita la buona fede del popolo. La crisi economica ha colpito tutto il sistema economico occidentale. Anche, ed in modo virulento, quello anglosassone. Ma non per questo quel popolo è diventato xenofobo e secessionista. Anzi direi che si è rimboccato le maniche, pensando che tanti errori commessi e riconosciuti, erano, sia da riparare sia da evitare in futuro. Questo vuol dire che se il popolo che si inventa una sua nuova identità padana, vuol far credere che il suo eventuale problema di sicurezza pubblica sia da addebitare al flusso immigratorio dai paesi arabi, al fine di avvalorare una sua pretesa superiorità razziale nei confronti del povero immigrato, si sappia che , oltre alla facile considerazione e constatazione della falsità di tante accuse di reati ai danni di immigrati poi rivelatesi false, come nel caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, quando già spuntavano le corde su cui appendere il giovane immigrato fermato e poi rilasciato dalle autorità, questa xenofobia, la Lega nord l’ha coltivata in primo luogo proprio contro i meridionali italiani che ancora vengono definiti con i peggiori e disonorevoli appellativi. Tanto, non si dimentichi, che gli stessi insegnanti meridionali che insegnano al nord vengono minacciati per costringerli a scappare. Con questo mi pare di avere fornito la prova schiacciante che il pericolo per il leghista non è l’immigrato, ma lui stesso. Perché non riesce a risolvere il suo problema esistenziale, che consiste nell’ammettere che i problemi se ci stanno, non è lo Stato ad averli causati, dal momento in cui da comunista proletario lo ha fatto diventare un borghese. Il problema è lui stesso, perché non capisce che l’unica via di scampo che la legge interna ed internazionale gli predispone è quella del riconoscimento del fatto che anche lui non è diverso dagli altri, perché anche lui è stato un povero ed, anzi, ancora lo è anche se non se ne accorge! Questa intolleranza gratuita sta facendo solo il gioco dei grandi ricchi capitalisti sia nazionali che internazionali, di cui i leghisti sono solo gli strumenti con cui essi manovrano i destini della nostra nazione. Già sorge voce che la rivoluzione araba in atto nel nord africa, potrebbe portare sul territorio nazionale immense moltitudini di immigrati, in fuga  dall’inferno della guerra e che questo esodo potrebbe   produrre un effetto xenofobo in ogni parte d’Europa. Questi sconvolgimenti sono un risultato proprio della superiorità razziale con cui l’Europa ha sempre visto e trattato i popoli meno evoluti ma non incivili.  Perché pur trattandosi di civiltà diverse esse sono, però, altrettanto antiche e storicamente progredite quanto la nostra. Oggi, tanti problemi si pongono proprio in seguito al progresso. Questi popoli stanno facendo un  passo avanti proprio perché stimolati dallo sviluppo che l’umanità sta sperimentando a livello planetario. Perché è giunta la loro ora e lo hanno capito subito ed in tempo. Se non riesce a capirlo il mondo occidentale molto facilmente, il voler opporre la violenza delle armi  ad un’invasione pacifica, confidando nella sua invincibilità,  potrebbe significare la sua scomparsa definitiva dalla faccia del pianeta