La caccia grossa del governo mira direttamente al cuore del sistema democratico. Ma nessuno capisce che i conti non si fanno mai senza l’oste.

Di Andrea Atzori



Ceroni si chiama colui che ha espresso la grandissima fantasia di inventarsi una nuova forma di libertà. La libertà di farsi i cavoli suoi. La libertà di non avere limiti nè divieti. La libertà di travalicare le leggi, anzi di abolirle. Viva  me stesso e solo me stesso. Aboliamo l’articolo 1 della costituzione ed aboliamo tutte le leggi imposte dalla costituzione democratica, solo ed all’esclusivo scopo di garantire la libertà di tutti. Certo, la libertà di tutti è quella che non è tale. Perché costa sudore e fatica riconoscerla e rispettarla. E’ molto più facile e bello ammettere l’esistenza solo di una libertà, quella propria di fare ciò che si vuole. Non più leggi nè regole per colui che dispone  del consenso popolare. La volontà del popolo sovrano che rinuncia alla sua libertà per rimetterla in mano ad un suo fiduciario. Ma la democrazia non ammette deleghe della libertà. Sa che questo è un bene inalienabile. E impone la sua legge inalienabile. Una legge scritta dentro all’ordinamento internazionale espresso dagli esiti dell’ultimo conflitto mondiale. Una legge riconosciuta e rispettata, finora, da tutti gli aderenti al consesso delle Nazioni Unite. La legge del rispetto dei diritti dell’uomo. Una legge che impone il rispetto del diritto di ciascun uomo alla sua libertà, e a cui nessun uomo può rinunciare. Perché la vita di ogni uomo è un bene di tutti, nessun uomo può rinunciare alla sua libertà. Perché, chi sostiene il contrario è un assassino.  E’ colui che specula sull’innocenza di un popolo che non dispone della necessaria conoscenza e preparazione per capire il suo stesso interesse e l’immenso valore della libertà di cui dispone. Il disastro dell’ultimo conflitto mondiale ci ha lasciato in eredità, questo insegnamento. Esso fu consacrato nella formula solenne, trasfusa nella nostra costituzione democratica ed in tutte le costituzione del mondo libero occidentale. Essa è impressa nella suprema legge fondamentale del nostro Stato come nel marmo. Ogni norma in essa contenuta è inserita dentro ad un sistema armonico la cui funzione è quella di dare vita ad un organismo giuridico vivente, che dispone di tutte le risorse e le energie utili e necessarie alla sua sopravvivenza. Essa è stata dotata degli anticorpi indispensabili a reagire a situazioni di pericolo e di crisi, veri baluardi posti a difesa della sua integrità fisiologica. Questi presidi preposti  alla salvaguardia del sistema democratico sono gli organi costituzionali di garanzia della legalità costituzionale. Il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale, l’ordine giurisdizionale, sono tutti veri bastioni eretti dai padri della Costituzione ai fini di impedire quello che l’esecutivo oggi al potere sta tentando scelleratamente di attuare, la soppressione delle libertà democratiche. Se fosse stato questo della libertà, priva di alcun controllo, del potere legislativo, la giusta ricetta per garantire l’eterno rispetto dei diritti di libertà di un popolo, non sarebbero certo stati previsti tutti i diversi espedienti giuridici escogitati proprio all’esclusivo scopo di impedire un colpo di mano di un esecutivo illiberale contro le istituzioni democratiche. Le funzioni garantiste, sia del Presidente della Repubblica che della Corte Costituzionale, possono essere contestate solo da chi quelle funzione non tollera, a scopo di eversione. Il parlamento di uno Stato democratico è sovrano solo dentro al suo stesso sistema costituzionale. Ciò implica che quel parlamento non può e non deve, pena la sua stessa  fine, travalicare quei limiti che gli sono stati imposti. Tutte le disposizioni normative in contrasto con  la costituzione sono passibili di essere abrogate da un eventuale giudizio di incostituzionalità espresso dall’organo giudicante in materia di costituzionalità, cioè la Corte Costituzionale. Il presidente della Repubblica è il supremo garante. Non si dimentichi che Lui solo è passibile di essere sottoposto al giudizio di alto tradimento ed attentato alla costituzione. Non il presidente del consiglio, quindi è il massimo organo, ma quello della repubblica. Perché, infatti, solo a costui la costituzione affida la carica di comandante supremo delle forze armate. In caso di pericolo, come in questo, di sovvertimento delle istituzioni democratiche, il Presidente della Repubblica dispone dell’arma suprema per la difesa della costituzione, cioè le forze armate. Egli ha il dovere non solo il diritto di usare, al momento opportuno, questo strumento che la costituzione gli affida. Pena il reato di alto tradimento. La precedente esperienza del regime fascista si affermò proprio a causa della mancanza sia di una vera costituzione rigida che imponesse la necessità del rispetto di maggioranze qualificate per la modifica di leggi costituzionali, secondo la procedura rafforzata prevista dall’art.138 della nostra costituzione, sia perché non esisteva un organo di garanzia costituzionale come la nostra Corte Costituzionale. La c.d. rigidità della nostra carta costituzionale dipende appunto da questo. Cioè dal fatto che non può essere modificata da leggi ordinarie, cioè approvate al di fuori della procedura prevista dall’art. 138. Per garantire la conformità della legge ordinaria alla costituzione è appunto necessario il vaglio di costituzionalità della legge da parte della suprema Corte. Se passasse un disegno di legge preordinato a rendere la legge prodotta dal parlamento insuscettibile di essere abrogata per incostituzionalità, si ritornerebbe al sistema dello Statuto Albertino, con immediata soppressione delle libertà democratiche. Il quesito, pertanto è questo. Può la volontà popolare investire un capo di governo della legittimità a sopprimere le libertà costituzionali? La risposta è No.  Perché le libertà non sono disponibili. Oltre quel limite esiste un divieto, perché oltre quel limite esiste una trincea, non solo ideologica, ma questa volta sì, militare. Non si illudano le teste calde. I conti non si fanno mai senza l’oste!