La corruzione politica allontana l’Italia dall’Europa

Di Andrea Atzori

Come nel mezzo di un oceano in tempesta, questa legislatura, la  XVI ° dell’Italia repubblicana, la più brutta e terribile della sua storia, si avvia alla sua conclusione. La situazione deprimente e miserabile della politica italiana emerge ancor più chiara dalle recenti indagini giudiziarie a carico dei governi regionali del Lazio e della Lombardia, che pochi dubbi lasciano, come un bollettino medico sullo stato di salute di un malato gravissimo, sulle speranze di vita di un organismo vecchio, apparentemente fatiscente, quasi in stato di decomposizione avanzata, sfibrato dall’accanimento terapeutico dei suoi maghi e stregoni, che alla competenza ed al valore della vera scienza medica, preferiscono sostituire l’interrogazione degli astri o del fondo delle tazze di caffè.  I provvedimenti legislativi di questo governo tecnico, si moltiplicano e si ammassano proprio in questa breve parentesi che ci separa dalle elezioni politiche per il rinnovo del parlamento nazionale. I DDL con annessa fiducia non si contano più. Specie se li sommiamo a quelli emanati dal precedente governo, quello di Berlusconi, ci danno una misura, tradotta in formula matematica, dello stato di salute della nostra democrazia. Il parlamento nazionale, questo in carica, frutto di normali elezioni svolte in regime di democrazia occidentale, è il riflesso fedele, chiaro, limpido e preciso, di un paese in declino, divenuto oggetto di scherno e dileggio universale. La discesa verso un baratro senza fondo è assai evidente. Una rincorsa sfrenata verso l’ignoto di un passato incompatibile con la modernità di un consesso di nazioni civilizzate. In tanti scrivono ed in Europa non si pensa ad altro, sulla situazione economica di crisi profonda che il nostro paese, assieme ad altri del bacino mediterraneo, attraversa. Ma non si capisce come mai, non si riesca a percepire l’insidia della ben più grave crisi che rende l’Italia diversa e stridente, dagli altri partner  europei, incompatibile con un processo di unificazione politica, da troppo, lungo tempo bloccato nella palude che conosciamo. Oggi, ci si accinge a varare una legge anticorruzione, comunque insoddisfacente e inadeguata, che aggira, meticolosamente, gli scogli più pericolosi, per evitare di naufragare assieme al governo che l’ha proposta e promossa. Questi episodi di immoralità dilagante ci consegnano lo spaccato di una nazione ormai preda delle organizzazioni criminali che si sono assise al vertice delle più alte cariche dello Stato e degli organi di governo territoriale, esprimendo esponenti di rappresentanza politica dei propri interessi economici e dimostrando chiaramente, di possedere, afferrata saldamente con i propri artigli, l’intera comunità nazionale. L’interpretazione di un tale stato di cose è assai univoca e si presta a ben poche possibilità di contestazioni.   A ridosso della nuova tornata elettorale, verremmo, come sempre, bombardati, giornalmente,  dai telegiornali con i moniti e le prediche dei più autorevoli cardinali,  sulla necessità di avere sempre, a guida e punto di riferimento sicuro, contro la deriva dei valori morali espressi dalla cristianità, la classe dirigente da loro raccomandata. Insomma, il popolo di Dio deve, sempre più, essere forte e convinto nella sua fede. Quella stessa fede che gli impone di credere, attraverso la parola della Chiesa, che il politico assolto dal sacerdote, con il sacramento della confessione, non può essere più accusato di essere corrotto e ladro per avere violato le leggi della repubblica italiana ed il vincolo del giuramento di fedeltà che lo legava alle istituzioni che rappresentava. Le conclusioni a cui conduceva, fatalmente, il discorso tenuto dal  Cardinale Scola al Meeting di Rimini di Comunione e liberazione nel settembre del 2010, erano, appunto, queste. L’onorevole Formigoni, notissimo esponente Ciellino, per la legge della Chiesa cattolica romana  e del suo Dio di cui è la  mandataria in terra,  non doveva essere inquisito, né tantomeno dovrebbe dimettersi. Anzi, tutti i buoni cristiani, dovrebbero avere bene a mente il suo nome, quando verranno chiamati  di nuovo alle urne per il rinnovo del consiglio regionale della Lombardia. Il “Celeste” Formigoni, non avrebbe neppure bisogno di elezioni per essere acclamato governatore, in quanto basta la parola del cardinale, a cui tutti i fedeli debbono inchinarsi. Eppure tutti sappiamo, dall’esito delle recenti notizie sul fronte giudiziario, che quella classe dirigente è corrotta fin nel midollo delle sue ossa, collusa con le più feroci e terribili organizzazioni criminali, da cui dipende ed a cui è funzionale. Purtroppo, non ci è dato neppure meravigliarci ed impressionarci dinanzi a questa realtà di fatto a cui siamo anche, ormai, abituati. E’ di dominio pubblico la notizia che nella basilica di sant’ Apollinare in Roma venne sepolto il corpo di un ferocissimo criminale, il capo della banda della Magliana Renato de Pedis, morto in un conflitto a fuoco con sette cadaveri intorno, su ordine del cardinale Poletti che lo definiva grande benefattore della Chiesa. Somigliamo sempre più ad un popolo sudamericano. Per questo, come detto inizialmente, nutro stupore per il fatto che, più che la situazione economica, non desti allarme in Europa, lo stato di corruzione in cui annegano le istituzioni politiche italiane, sicuramente incompatibili con lo standard di moralità vigente nelle altre nazioni occidentali. Abbiamo un parlamento composto, in  prevalenza, da uomini compromessi con la giustizia dello stesso Stato che sono stati chiamati a rappresentare. Un fenomeno che attraversa tutti gli schieramenti politici, trasversalmente. L’instabilità politica, derivante da questa anomalia,  che domina e pervade  il panorama politico italiano,  è  la matrice anche della irriducibile contrapposizione tra schieramenti che trascende il fattore semplicemente politico per invadere quello personale dei suoi esponenti. Stiamo assistendo, in questi giorni, alle battaglie scatenate all’interno del partito democratico sulle alleanze e le primarie. In modo assai più strano, sul versante opposto, nella destra oltranzista di Berlusconi, l’apparente coesione tra uomini e correnti, viene garantita proprio dalla collusione nel malaffare ed il bisogno di difendere le prerogative con esso acquisite. Mantenere l’immunità garantita dalle istituzioni.  Anche se la falla aperta al suo interno, dall’opera indefessa della magistratura, è assai più grande e la minaccia di naufragio, derivante da essa, molto più consistente. Sul versante più prettamente politico, è da registrare positivamente, l’alleanza tra Vendola e Bersani, che ci riconsegna ad uno scenario politico nazionale, più nettamente distinto  tra destra e sinistra, garanzia di mantenimento e conservazione delle istituzioni democratiche. Perchè, se è vero che la governabilità di un paese può essere garantita solo da una maggioranza forte e coesa, è anche vero che il sistema democratico, per la sua sopravvivenza, presuppone la presenza di uno schieramento politico di opposizione in grado di esplicare le sue funzioni di controllo democratico, impedendo che uno strapotere della maggioranza possa sopprimere le minoranze.Una confusione e conseguente assorbimento del Partito democratico con la destra di Casini ne avrebbe snaturato la figura di movimento progressista. Tanto da attrarlo, come un satellite senza vita, dentro all’orbita dell’astro killer per eccellenza, un buco nero gigantesco che aspetta solo il suo momento propizio per disfarsi dell’ultimo incomodo sulla strada  del totale abbattimento delle libertà democratiche.  I malumori, anche all’interno del PD non sono stati mascherati al meglio, a sentire Fioroni ed i suoi amici conniventi con i progetti di costruzione della grande famiglia cristiana di estrema destra totalitaria. Le decisioni di Veltroni e D’Alema di non ricandidarsi, vanno prese per quelle che sono, semplici tentativi di deviare e depistare l’elettorato per riguadagnare la credibilità ormai compromessa. Non è che la politica del centrosinistra migliori lasciando carta bianca al Berlusconiano Renzi, sostenuto e finanziato dai cardinali e dagli americani. Semplicemente non cambia niente. E di questo l’opinione pubblica italiana deve rendersi consapevole e prendere seriamente atto, affinchè non si verifichi che essa si riconcili con la politica proprio in un momento tanto difficile e compromettente per il destino  della nazione. Credo, però, che la diffidenza dei cittadini verso questa classe politica abbia già superato il livello di guardia e sia giunto ad un punto di non ritorno. Il popolo non perdonerà a questi avventurieri della politica, la distruzione totale, lo sfascio più assoluto dello Stato sociale e delle tutele giuridiche di tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, conquistate con il sangue versato nelle lotte di classe durate interi secoli e nel quale si è identificato lo Stato sovrano stesso, ormai svilito, disprezzato e svenduto a imprenditori corrotti, disonesti e spregiudicati che dopo avere prosciugato le risorse finanziarie pubbliche, frutto del lavoro e dei sacrifici dei lavoratori, si sono identificati nello Stato stesso, rendendolo, puramente e semplicemente un affare di famiglia, così come non si era mai visto da quei secoli bui del medio evo che prende il nome di feudalesimo. Tutti gli ex comunisti si sono abbeverati alla fonte dell’acqua proibita, e si sono trasformati in mostri, pure comparse nel rito sacrificale di immolazione dello Stato democratico sull’altare dell’ideale totalitario. La paura più ossessiva da cui sono posseduti, in occasione dei terribili e tragici momenti vissuti in questi ultimi anni, è quella che il popolo li abbandoni, che si dimentichi di loro e del tranello delle urne aperte, nell’attesa che il voto di ciascuno vi scivoli dentro. Se la gente non andrà a votare, preferendo astenersi piuttosto  che dare il voto ad esponenti della malavita organizzata, nelle cui mani è caduto l’intero sistema di potere, essi avranno ottenuto ciò che si meritano. Il silenzio e l’indifferenza indignati di tutti i cittadini onesti!