Terremoto di L’Aquila: sentenza di condanna contro la commissione grandi rischi.

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Di Andrea Atzori
Ho ripubblicato, ieri sera, su questo blog, appositamente, l’articolo scritto e pubblicato in occasione della denuncia presentata, per procurato allarme, contro il ricercatore del laboratorio del Gran sasso, Giampaolo Giuliani, subito dopo le scosse distruttive del terremoto dell’Aquila. Ancora prima che la paura di un terremoto imminente, avesse stretto nelle sue spire il capoluogo abruzzese, il sismologo aquilano, aveva già sperimentato uno strumento che considerava idoneo a fornire indicazioni utili al fine di prevedere l’imminente verificarsi di un evento tellurico. Non ottenne alcun riconoscimento ufficiale, anche perché la comunità scientifica internazionale era, non solo scettica, ma addirittura sicura e certa del fatto che i terremoti non potevano essere previsti. La voce del prof. Giuliani era rimasta, pertanto, una voce nel deserto. Anzi, la reazione della protezione civile e della commissione grandi rischi, composta da grandi scienziati, che dall’alto del loro orgoglio umano, non amano essere contraddetti, fu assai dura. Infatti, le dichiarazioni allarmistiche diffuse dal giovane studioso erano destinate ad apparire scomode, in un momento in cui queste eminenti personalità del mondo scientifico ed accademico, si erano espresse in senso completamente opposto, tranquillizzando la popolazione, ormai in preda al terrore, sulla totale assenza di rischi in conseguenza del persistente sciame sismico che, da parecchi giorni, teneva la città prigioniera del panico. L’umiliazione subita dai luminari del mondo scientifico italiano è stata insopportabile, dopo che i fatti dettero ragione al giovane ricercatore ancora sconosciuto. Gli oltre 300 morti sotto le macerie della città, rasa al suolo dalla potenza demolitrice delle forze primordiali scatenate della natura indomabile, potevano essere evitati. Semplicemente con una seria opera di prevenzione e competente previsione. Come esposto nel mio articolo precedente, il procedimento penale a carico del prof. Giuliani venne archiviato perché il fatto non costituiva reato. Mentre i componenti della commissione grandi rischi, vennero indagati e rinviati a giudizio. Alcuni giorni or sono, la sentenza di condanna a sei anni di reclusione a carico di tutti i membri di quella commissione. Gli organi informativi, nazionali ed internazionali, si ergono tutti a difesa degli scienziati, paragonati, persino, nei telegiornali Rai e dal ministro Clini, a Galileo. Per una volta che, in questo stranissimo paese, contrassegnato dalle ingiustizie in ogni settore della vita sociale, specie in quello giudiziario, la giustizia trionfa davvero, si scatenano le rappresaglie mediatiche più feroci. Hanno, in pratica, accusato i giudici di essere oscurantisti. La verità è, esattamente, l’opposto. Il vero scienziato, infatti, era ed è  Giampaolo Giuliani, non i boriosi cattedratici, incapaci di tollerare, serenamente, di essere contraddetti e corretti. La sentenza rende giustizia alle famiglie delle centinaia di morti, ascrivibili, esclusivamente, alla mancanza di efficace opera di prevenzione da parte di quegli organi istituzionali, che avevano il compito di rendere nota la gravità del momento attraversato dalla città abruzzese e dei gravissimi rischi che la popolazione correva in quei giorni terribili, destinati a segnare le loro esistenze per sempre. Infatti, l’evento sismico colse nel sonno, impreparati, i cittadini, rassicurati dalle dichiarazioni ufficiali delle autorità. I giudici hanno voluto condannare e colpire il pressapochismo e la mancanza di serietà e competenza espresse da uomini posti al vertice di organi il cui compito era quello di vigilare sulla sicurezza di un’intera popolazione. Il fatto è che, nel nostro paese, le carriere non sono un risultato delle competenze effettive accumulate nel corso di anni di studi e sacrifici, ma, quasi sempre, di appartenenze genealogiche, o assai vili casi di raccomandazioni od esempi di corruzione per cui il nostro paese è divenuto scandalo vergognoso. Dal recente rapporto internazionale sulla corruzione nel mondo, l’Italia è stata classificata al livello del Ghana e della Macedonia. Per taluni il sistema Italia è il migliore del mondo, per altri un inferno.