Rivolta in Ucraina, attentati a Volgograd e conferenza di pace sulla Siria a Ginevra: snodi cruciali attendono il destino del pianeta Terra.

Di Andrea Atzori
La rivolta in Ucraina sta, lentamente, degenerando in vera e propria guerriglia urbana, animata dall’obiettivo di forzare e piegare la resistenza delle forze dell’ordine schierate a difesa dei palazzi del potere. Decine di migliaia di manifestanti, capeggiati dai leader dei movimenti antigovernativi, stanno ingaggiando furiosi combattimenti contro le truppe antisommossa, determinate a difendere lo Stato ed impedire che le istituzioni sovrane cadano in mani ai rivoltosi.
Non si tratta di innocue manifestazioni popolari di piazza, ma di aggressivi ed agguerriti gruppi di provocatori provenienti da tutto il mondo occidentale, in particolare Black Bloc, appartenenti ai movimenti internazionali neonazisti e filofascisti, aizzati e manovrati da potenze straniere convinte di poter conquistare il dominio sulla nazione storicamente legata, per tradizioni e cultura, alla vicina Russia, per farne un trampolino di lancio verso il profondo, il cuore stesso del continente asiatico. Gli Stati membri dell’UE, hanno propagandato questa rivolta come europeista, generata e qualificata dal bisogno di libertà e crescita economica, senza però, dare alcuna giustificazione della presenza di questi elementi caratterizzati da tinte estreme di antieuropeismo comunitario.
Ma la realtà supera la stessa fantasia. Se è vero ed incontestabile, che la guerra in Siria, dipinta, fin dal suo sorgere, come guerra al terrorismo ed all’integralismo islamico, ha visto la partecipazione di tutte le più terribili organizzazioni terroristiche mondiali, protagoniste degli attentati più mostruosi e catastrofici, in primo luogo quello alle Torri gemelle di New York, schierate al servizio degli interessi proprio degli stessi americani nel mondo islamico. Per qualche misterioso ed inconfessabile motivo, mentre, ancora, in Iraq ed Afghanistan, le povere popolazioni stanno pagando il prezzo di un attacco micidiale delle forze militari Nato, sul presupposto dell’odio americano per Al-Qaida! Il sospetto che qualcosa non quadra, che i conti non tornano, è normale.
Mentre a Ginevra si sta svolgendo in questi giorni, la conferenza di pace sulla guerra in Siria, con difficoltà che disarmerebbero chiunque, se non fosse per il bisogno di scongiurare un conflitto mondiale di cui tutti hanno terrore, in Ucraina stanno già gettando le basi per un altro focolaio di scontro violento tra opposte forze politiche nazionali, che denota, chiaramente, le stesse identiche caratteristiche di quello siriano. Rivolta contro lo Stato sovrano e sovvertimento dei poteri legittimi, in quanto legittimati dagli ordinamenti giuridici che ne stanno alla base. A kiev si stanno solo affondando le premesse per un’azione militare violenta da parte di eserciti organizzati ed addestrati dalle forze militari occidentali, secondo il metodo della guerriglia urbana. Che non fanno parte, almeno per adesso, dei contingenti Nato, ma che, comunque ne sono controllati e diretti, per preparare il terreno ad un loro successivo intervento nel teatro di guerra.
Questi sono solo i prodromi della guerra vera, quella mondiale, che avverrà comunque, ma in un secondo momento. In questa lotta, falsamente dipinta tra oppositori politici al regime filorusso di Yanukovich e forze governative, la favoletta del potere brutale e spietato, che aggredisce e massacra i manifestanti inermi e pacifici, può creare solo ilarità. Tutti quei bravi ragazzi e ragazze che attaccano le forze dell’ordine ucraine, sono solo provocatori, dietro a cui si muovono, camuffati, i terroristi guerriglieri più feroci: ceceni, Mujahidin iraniani, altri appartenenti alla rete di Al-Qaida. Armati fino ai denti, i cui quartier generali, già stanziati anzitempo dagli USA in Romania, hanno pianificato tutto il metodo di attacco militare da sferrare contro lo Stato ucraino.
Le notizie di questi eventi rimbalzano in occidente come echi distorti e smorzati, a cui i media non danno, per partito preso, la dovuta importanza, per non far credere di interessarsi troppo ad essi, e, quindi, di ingerirsi, oltre il dovuto, nei fatti interni della nazione slava. Anche se ciò non esonera il ministro degli esteri russo Lavrov, di accusare, apertamente e pubblicamente, l’Ue di essere la mandataria, in prima persona, di quei disordini di piazza che costituiscono un vero attacco al potere nazionale.
La tecnica di sfondamento dei reparti antisommossa, usata dagli pseudo manifestanti, davanti alle sedi istituzionali dei principali gangli delle centrali di comando e potere, in particolare parlamento e governo, è la stessa usata in Georgia, in cui il presidente Eduard Shevardnadze, venne costretto alla fuga, dopo che i militanti filo americani, penetrarono dentro al palazzo presidenziale, per complicità delle forze dell’ordine. Ma la polizia ucraina sta dimostrando di servire fedelmente il suo Stato. E’ un baluardo difficile da abbattere. Il viaggio con destinazione Mosca, per la Nato non sarà una passeggiata. La situazione determinatasi a Kiev sarebbe, di per se stessa, sufficiente per una dichiarazione di stato di guerra in tutto il paese. Le repressioni conseguenti, che inevitabilmente, seguirebbero all’intervento dell’esercito, innescherebbero le proteste degli alleati del patto atlantico, ormai rivestiti del crisma ufficiale di salvatori e vendicatori, in base a leggi superiori di natura sovrumana, non interpretabili secondo i codici internazionali.
Il loro furore inarrestabile e la loro potenza invincibile si abbatterebbe sull’Ucraina e sulla Russia. In effetti, questo boccone amaro che sta per essere servito al tavolo di Putin, non credo sia facilmente digeribile. Nonostante la sua proverbiale pazienza, dopo gli attentati a Volgogradi ed altri che potrebbero accadere entro poche settimane alle olimpiadi di Sochi; con le certezze, più che sospetti, che pesano sul coinvolgimento in prima persona dell’Arabia Saudita e in secondo piano degli USA, i rapporti di reciproca stima e fiducia tra i vari partner internazionali, sono solo espressioni di rispetto, finto e formale, di etichette e codici diplomatici.
Anche se gli Stati Uniti, dichiarano ufficialmente, di essere addolorati per gli attentati contro la Russia ed hanno già inviato due dozzine di agenti FBI per coadiuvare le forze di polizia russe nello sforzo diretto a sventare altri attentati nel corso dello svolgimento dei giochi olimpici. L’irrigidimento tra le due diplomazie è cosa fatale e la somma inesplicabile di tutti questi eventi negativi, non farà che crescere, esponenzialmente, la reciproca diffidenza.
Tensioni foriere di drammatiche svolte nelle tradizionale relazioni di lealtà tra avversari, che ha sempre contraddistinto il comportamento dei due protagonisti più decisivi ed importanti della storia contemporanea internazionale. In ogni caso è molto difficile che il primo passo venga fatto da Putin, considerata la proverbiale prudenza congenita nella natura russa. Ma di certo, a questi fatti non si ci si può rifiutare di dare l’appellativo che meritano. E, comunque, i nodi decisivi che attendono al varco il destino del pianeta, sono, ormai, giunti al pettine.