Corradino Mineo vittima dell’epurazione staliniana ordinata da Matteo Renzi.

Di Andrea Atzori

Si è scatenata, sui media, una caccia all’uomo. Quella contro Corradino Mineo, l’ex direttore di Rai News, epurato dalla commissione affari costituzionali di cui era membro, da Matteo Renzi, con metodi staliniani, per essersi opposto alla riforma della legge elettorale, chiamata italicum, voluta dal patto stretto al Nazareno con l’unto del signore.

Su questa defenestrazione sono state dette un sacco di fesserie e tutti coloro che non hanno neppure aperto un manuale di diritto costituzionale in vita loro, si sono considerati autorizzati ad esprimere la loro opinione al riguardo. C’è chi, all’interno della compagine governativa, ad esempio l’on.le Boschi in diretta telegiornale Rai, ha affermato che il parlamentare, in base alla costituzione, svolgerebbe le sue funzioni senza vincolo di mandato, come previsto dall’art.67 della costituzione, per quanto solo attiene all’attività di parlamentare ma non a quella di membro di una commissione parlamentare.

Non hanno capito, nel profondo dell’ignoranza che domina e aleggia sovrana sui palazzi istituzionali, che il parlamentare eletto svolge le sue funzioni garantite dall’art.67 cost., in piena autonomia, che non può essergli compressa da direttive di partito. Lo spirito dell’art.67 cost. ne verrebbe del tutto vanificato, in caso contrario. Le commissioni parlamentari sono organi del parlamento. La tutela del parlamentare, in quanto alla libertà dai vincoli di partito, copre tutte le funzioni svolte da quel membro all’interno dell’organo legislativo cui appartiene, e, quindi, anche quelle di membro di commissione.

Inoltre, l’art.68 della stessa costituzione, dichiara che i parlamentari non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e per i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Ecco, l’epurazione in perfetto stile staliniano sofferta dal senatore Mineo è, semplicemente, una forma di persecuzione per la sua indisponibilità a sostenere e votare una legge, la riforma elettorale chiamata Italicum, frutto di collusione tra Renzi e Berlusconi. Renzi dimostra, con ciò uno spirito totalitario, autoritario, in pieno contrasto con quello democratico della nostra costituzione. Le opinioni dei parlamentari vanno rispettate e garantite come fondamento della nostra repubblica. In caso contrario, gli italiani sappiano che, votando Renzi, non votano un partito democratico ma uno fascista.

Questa vicenda ha subito ulteriori strascichi. Infatti, quattordici altri parlamentari del Partito democratico si sono autosospesi per solidarietà con il senatore Mineo. All’interno del partito in questione si è accesso uno scontro tra le diverse sue anime che parrebbe preludere a quella scissione, ormai da tempo nell’aria, ma ancora non materializzatasi per l’assenza di coerenza morale che contrassegna il mondo politico, in cui i protagonisti sono prevalentemente impegnati a curare i propri interessi e quelli dei propri finanziatori, piuttosto che il benessere del territorio nazionale e quello dei propri elettori e del paese cui appartengono.

La convivenza tra ex comunisti ed ex democristiani si è rivelata insostenibile. La loro unione ha dato vita ad un partito anomalo. La verità è che oltre a queste due compagini originarie se ne è aggiunta una terza, molto forte ed aggressiva, di ispirazione di estrema destra, che, finora si è fatta passare per essere moderata, a cui lo stesso Renzi appartiene. Anche il ministro della Pubblica istruzione Giannini, ha rassegnato le sue dimissioni a causa del carattere dittatoriale del presidente Renzi, come lei stessa ha dichiarato, definendolo un despota. La bolla di sapone dentro a cui vola il P.D. si sta continuando a gonfiare e non ci sono dubbi di sorta che tutto preluda ad una esplosione endogena, in cui non solo esso scomparirà, ma anche le correnti da cui è stato, finora, composto.

Lascerà terra bruciata intorno a se, tale da creare ampio spazio di sviluppo e crescita per altre formazioni, più serie e motivate. Anche il mare di corruzione in cui sta affondando, Expò, Mose ecc, fanno propendere per questa tesi. Rimane da rimarcare il fatto assai rilevante, dello scontro a forti tinte di contrapposizione personale, che si è verificato tra Mineo e Renzi, provocato di sicuro dal carattere troppo autoritario, irruento e reazionario del presidente del consiglio in carica.

L’ex direttore RAI ha affermato, nel corso di una conferenza stampa che Renzi sarebbe un autistico. Insomma, ha voluto offendere Renzi, di proposito. In tanti e lo stesso Renzi, ovviamente, hanno interpretato questa affermazione come un’offesa, prima di tutto alle famiglie di malati di autismo.

La contraddizione in termini sta nel fatto che non si può definire costoro come tali, in quanto sarebbero, invece, dei diversamente abili. Se tale è la realtà della situazione, non vedo chi se ne abbia da offendere, se si parte dal presupposto che non essendo l’autismo una malattia, non può costituire un’offesa l’essere definiti tali. Insomma l’ipocrisia ufficiale in cui pare navigare a gonfie vele, l’opinione pubblica nazionale, è priva di qualsiasi orizzonte che ne definisca i contorni.

La realtà con cui non hanno alcun coraggio di fare i conti è un’altra. Cioè, quella per cui, tra le tante cariche istituzionali di vertice dello Stato, Presidente della Repubblica, Governo e Parlamento, non ve n’è una legittimamente costituzionale. Infatti, la riconferma di Napolitano dopo il suo primo settennato non è contemplata dalla costituzione. Il presidente del consiglio in carica non è stato eletto democraticamente attraverso il consenso popolare, ma da sindaco di Firenze e segretario di fresca nomina del Partito democratico, è passato subito, direttamente, alla carica di primo ministro. Si tratterebbe di un esecutivo tecnico, di nomina presidenziale e benevola condiscendenza della Trojka europea.

Il parlamento italiano è frutto di elezioni svolte in base ad una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale. La stessa corte di cassazione avrebbe emesso una sentenza, notificata al presidente Napolitano, con cui ordina l’immediata indizione di nuove elezioni politiche, per il rinnovo del parlamento, da tenersi con il sistema proporzionale, al quale costui non ha dato alcun segno di adesione in tal senso. Staremo a vedere l’evoluzione degli eventi. Una cosa è certa. Questa classe politica pare proiettata, a tutta velocità, verso il dispotismo. Con il consenso molto esplicito dell’Unione europea, a cui l’Italia pare essere destinata a fare da perfetta donna di servizio.

Il nostro paese è nelle mani di una classe dirigente illiberale, lanciata a sovvertire la costituzione in senso autoritario, senza neppure rispettare l’art.138 della Costituzione che indica i procedimenti legislativi da seguire, c.d. aggravati, per le riforme costituzionali; completamente travolgendo i c.d. principi cardine, come ad esempio l’art.3, il principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. Siamo in pieno clima di dispotismo dittatoriale, favorito dalla convergenza tra comunisti e democristiani nel cattocomunismo, la cui regia è cattofascista.