La riforma elettorale tra governabilità e rappresentanza.

 

 

 

 

 

 

Di Andrea Atzori

 

 

 

I cittadini italiani ed europei sono testimoni della performance del governo Renzi, nato con aspirazioni colossali, mirate non solo a rottamare l’intera classe dirigente, ma addirittura, a riformare tutta l’impalcatura dell’apparato istituzionale dello Stato.

 

 

 Un’opera imponente di riassetto della struttura organizzativa dell’intero settore politico, amministrativo e costituzionale dello Stato, che si sta rivelando essere, invece, una riedizione senza aggiornamenti, delle solite, ormai noiose, stantie rivendicazioni avanzate da una classe sociale conservatrice e reazionaria; che affonda le proprie radici nell’humus di quella stessa identica politica autoritaria finora spinta innanzi da personaggi, eletti sì a capi di governo, ma senza esprimere e dimostrare alcun alto senso di quelle funzioni pubbliche istituzionali a cui dovevano essere e restare, fedeli e subordinati. Questo è, infatti, il vero problema della vita politica nazionale. Una classe politica che fa solo finta di affrontare enormi problemi di governabilità per nascondere la realtà della situazione, per cui essa stessa è l’unico vero grande problema.

 Fin dal lontano 2005, data di emanazione della nuova legge elettorale, definita porcata dal suo stesso ideatore, il senatore della Lega nord, Roberto Calderoli e poi passata alla storia come Porcellum, termine affibbiatole dal politologo Giovanni Sartori, questa legge non sarebbe mai stata più cambiata se la Corte Costituzionale non l’avesse dichiarata illegittima perché viziata da incostituzionalità, sia per il premio di maggioranza riconosciuto e attribuito senza la preventiva fissazione di una soglia minima e sia per la mancata previsione del potere, a favore dell’elettorato, di esprimere le preferenze sui candidati.

 Nonostante sia trascorso quasi un decennio e si siano tenute con questo sistema tre elezioni, (2006-2008-2013), Berlusconi con il suo governo ha continuato a lamentare mancanza di governabilità, accusando il meccanismo costituzionale di non garantirgli abbastanza potere, per le troppe tutele a favore delle opposizioni in cui continuava a vedere e paventare lo spauracchio comunista.

 Insomma, per la destra al potere, il pericolo per la democrazia e le libertà, non era il suo governo mai sazio di poteri illimitati e senza controlli, ma le minoranze in cui le sinistre autentiche erano ormai sparite dal palcoscenico politico ed in cui un Partito democratico, senza storia né identità, continuava solo ad occuparsi delle interne lotte tra esponenti lanciati alla rincorsa del potere assoluto, svincolato dai presidi di democrazia che vennero inseriti dai costituenti all’interno della carta fondamentale. 

Denunciai la realtà paurosa in cui si stava infilando questo partito, a cui ero iscritto e da cui mi cancellai, buttando nella spazzatura la sua tessera, ancora prima della caduta del governo Berlusconi, già prevedendo e predicendo la formazione di una coalizione tra questi pseudo-democratici e tutta la compagine politica che faceva capo al berlusconismo. Anche il PD entrava a far parte della galassia dell’estrema destra. La democrazia era, pertanto finita. Tutto il cd. Arco costituzionale era divenuto incostituzionale. Si era riformato il partito unico, ogni opposizione era stata eliminata. Un governo al 100% dei consensi elettorali, ottenuti tramite la fusione o l’alleanza tra tutte le altre compagini politiche, in cui non solo sia scomparsa ogni distinzione tra partiti di destra e di sinistra, ma anche quella tra progressisti e conservatori, come nei pur lontanissimi, culturalmente, paesi anglosassoni, è, per forza di cose, un governo tirannico. 

Tutti i risultati ottenuti, nel progetto di dissoluzione della democrazia nazionale, sono stati conseguiti tramite manovre di palazzo, cioè accordi tra i leader dei vari partiti interessati ed il coinvolgimento del capo dello Stato in persona. La legge elettorale, oggi dichiarata incostituzionale, dopo otto anni, dalla Consulta, che ben poteva intervenire prima, è stata lo strumento attraverso cui si è pressochè riusciti a scardinare la costituzione ed introdurre una nuova dittatura clerico-fascista.

 Proprio per i motivi indicati nella sentenza emessa dalla Corte costituzionale, cioè premio di maggioranza e preferenze, si è potuta costituire questa realtà di fatto per cui, la chiamata alle urna dell’elettorato è solo una pura formalità. In realtà, neppure nei sistemi anglosassoni, a cui pare le forze politiche coinvolte in questo attentato alla democrazia repubblicana si sarebbero ispirate, i partiti politici potrebbero rendersi responsabili di una tale flagrante violazione del principio fondamentale su cui si regge un sistema democratico, cioè l’opposizione tra maggioranza e minoranza. La fusione tra democratici e conservatori, sia in Italia, sia in Gran Bretagna o Stati Uniti, produrrebbe sempre lo stesso infame effetto, cioè la formazione di un partito unico, libero e scevro da qualunque ostacolo nella strada che conduce diritta alla tirannide! 

In Gran Bretagna, l’avvento in politica del fenomeno Nigel Farage, denominato il Grillo inglese, con il suo partito UKIP, non ha provocato le medesime reazioni ossessive manifestate dai partiti italiani. Progressisti e conservatori, non si sono alleati, come è invece accaduto in Italia, su impulso anche del capo dello Stato, per contrastare un movimento reputato antidemocratico; ben sapendo che la democrazia non prevede alcuna guerra alle minoranze, ma anzi le tutela. La verità che in Italia non si vuole ammettere, è il fatto che questa alleanza, premonitrice della fusione tra le forze politiche maggiori, un tempo opposte, contraddistinte come destra e sinistra, era già stata decisa molto prima dell’esplosione elettorale del Movimento cinque stelle e non ha niente a che fare con esso. Infatti, se il fenomeno Grillo è sorto come contraccolpo e reazione alla corruzione politica infinita ed inarrestabile, questa stessa corruzione è anche la calamita che attrae tra loro i due schieramenti bipolari ed  è anche il collante  che li tiene uniti. 

Insomma, la democrazia non finirà in Inghilterra, paese in cui essa ha radici ben più profonde e solide, ma verrà spazzata via in Italia; non per colpa di Grillo, ma della corruzione dilagante ed imperante in cui tutto il paese nuota a piacimento essendo, in questa melma, del tutto immerso.

La democrazia non l’ha inventata Obama e neppure Cameron o Renzi. Men che mai Berlusconi. E’ nata in Grecia e teorizzata da filosofi come Platone, Aristotele e Socrate. Costoro già sapevano, fin da allora, che il cancro della democrazia era la corruzione politica. Non è un caso che questa lena, foga incontrollata, di abbattere il principio fondamentale, l’asse portante, il perno girevole su cui si regge l’intero ordinamento giuridico nazionale, sia un fenomeno tutto italiano, il paese più corrotto in Europa e tra i più corrotti nel mondo intero. Lo scotto da pagare per avere il Vaticano in casa. Un prezzo altissimo. Quello, sicuramente, più pesante.

 Se in un sistema elettorale già maggioritario, cioè favorevole alle grandi formazioni politiche, in cui, in onore al principio di governabilità, si aggiunge anche il premio di maggioranza e il rifiuto all’espressione di preferenze, l’elettore diventa solo un fantoccio, un semplice spettatore chiamato ad assistere ed applaudire la commedia messa in scena dalla gerarchia militarizzata assurta al potere assoluto ed incontrastato.

 Ed, infatti, Berlusconi, in questi otto anni di governo fondato sul Porcellum, ha potuto inzeppare ed inzuppare il parlamento tutto, persino delle sue donne di piacere le c.d. olgettine. Un sovrano assoluto non avrebbe potuto fare di meglio. Partiti personali, contraddistinti dal cognome del leader fondatore o principale esponente, come F.I di Berlusconi, Scelta Civica di Mario Monti, UDC di Casini, IDV di Di Pietro, PD di Matteo Renzi,( anche se per adesso ci ha solo provato, ma ci riuscirà in seguito), od altri partiti minori, sono il segno dei tempi. Il privato ha preso il posto del pubblico. Il signore e signorotto, lotta per assurgere ai vertici del potere, impossessarsi delle leve del comando, fare cosa propria cioè proprietà privata e personale dei servizi, delle funzioni e del patrimonio pubblico.

 Leader e partito sono la stessa identica entità. Il partito al potere vuol dire che il suo padrone è il vero detentore del potere e le elezioni diventano pura e semplice farsa. Accecati dalla bramosia e sete di danaro e dall’esigenza pressante di rendersi “legibus solutus”, per attraversare indenni, la rete con cui la magistratura va a pesca di delinquenti, la classe politica tutta concentra le proprie energie, esclusivamente, nell’elaborazione ed emanazione di leggi ad personam, cioè mirate a rendere immuni tutti i membri della c.d. casta politica, cioè la classe politica tutta, dalla sfera d’azione delle leggi penali e civili che dovessero interessarli. Questo vuol dire governabilità? Vuol dire “laissez-faire”! Lasciate fare, non immischiatevi, non sono affari vostri. 

La corruzione politica non è più tale, diventa un affare per privilegiati, una questione di casta, un impianto di tipo sociale tramandato dai tempi oscuri della barbarie e dell’ignoranza, un ritorno alle leggi del branco, un modello settario di disaggregazione sociale, la negazione della convivenza sociale, la sua contraddizione in termini. La montagna della c.d. questione sociale ha partorito un mostro, il topolino. Gli eroi osannati del socialismo, i combattenti dell’antifascismo ed i loro degni eredi, sono gli esponenti più intolleranti e aggressivi nella guerra scatenata, senza esclusione di colpi, contro la legalità e la trasparenza nelle funzioni pubbliche. 

Ecco spiegato il motivo per cui, all’indomani della pubblicazione della sentenza della Consulta, di dichiarazione di illegittimità costituzionale per il Porcellum, non solo Prodi si sia precipitato al Nazareno, la sede del PD, nell’intento di salvare il bipolarismo, per appoggiare Renzi nella sua scalata al potere, ma Renzi stesso, appena nominato segretario del partito e presidente del consiglio, abbia cominciato a tessere le trame per mettere al sicuro la legge porcata. 

Ai dubbi sollevati dai più alti esponenti del mondo accademico, circa la legittimità della legislatura in corso e dell’elezione del capo dello Stato, a seguito dell’accertato vizio costituzionale della legge elettorale in vigore, ed alle richieste delle opposizioni, di nuove elezioni sulla base della legge elettorale preesistente, la Corte suprema ha emesso una sentenza esplicativa in cui afferma che, seppure gli organi legislativi e governativi non siano del tutto desautorati, si potrebbe tornare alle urna con il sistema elettorale proporzionale, considerato ancora in vigore dopo l’annullamento del Porcellum. 

Ma è del tutto scontato che questi parlamentari, eletti con un sistema elettorale antidemocratico ed incostituzionale, non possano procedere ad un revisione costituzionale tanto importante, che tocca la stessa essenza di una costituzione democratica come la nostra. Possiamo pensare, anche solo per un attimo, che la nostra carta fondamentale nata sulle ceneri del nazifascismo, possa oggi essere eliminata, perché di questo si tratta, dagli stessi nazifascisti? La risposta è un no secco! 

La frenesia del PD e di Renzi non si è fatta attendere. Avendo odorato puzza di bruciato è stato immediatamente concordato l’incontro, nella sede del PD al Nazareno, con il neo pregiudicato, ed estromesso per indegnità dal Parlamento, Berlusconi. La sostanza delle decisioni prese non era difficile da indovinare, essendo quella di procedere solo formalmente, alla presentazione di una nuova proposta di riforma della legge elettorale, cambiando solo il nome al Porcellum, ma lasciando integro l’impianto antidemocratico della legge.

 Intanto, questo governo frutto della collusione tra tutte le forze politiche di destra anche estrema, a cui il PD si fa pregio di appartenere, che abbracciano quasi l’intero arco delle forze politiche in Parlamento, escluso il M 5 stelle di Beppe Grillo e SEL di Niki Vendola, forti dei numeri di una maggioranza ormai pressochè assoluta, tentano di scardinare la costituzione, apportandovi modifiche incompatibili con i principi della democrazia. La resistenza eroica, delle ultime frange di una minoranza votata a distruzione e forse morte sicura, contro l’assalto di potenze oscurantiste, scudate dal capitale bramoso e voglioso di ingoiare con un solo boccone tutto il patrimonio pubblico, frutto del sacrificio di milioni di lavoratori e pensionati ormai ridotti sul lastrico, lascerà sul campo di battaglia, solo un deserto intriso di sangue. Per chi ha l’olfatto sensibile, l’aria già sparge l’odore acre della contrapposizione violenta tra due sistemi politici e sociali incompatibili ed inconciliabili. Esistono tutte le premesse per un rivoluzione popolare, sicuramente più motivata e legittima di quella organizzata dalla Nato in Ucraina. 

I maggiori costituzionalisti italiani, tra cui spiccano Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Gustavo Zagrelbeski, hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica, chiedendo di non stravolgere la costituzione in senso autoritario, sia riproponendo una legge elettorale copia dello stesso Porcellum a cui hanno solo cambiato il nome, chiamandolo Italicum, come previsto nell’accordo stipulato al Nazareno tra Renzi e Berlusconi, sia procedendo ad una riforma del Senato in cui i suoi membri non sono eletti, ma costituiti in parte da sindaci ed in parte governatori delle regioni.

Il giornale “Il fatto quotidiano” di Antonio Padellaro, Marco Travaglio e Peter Gomez, ha avviato un appello pubblico per una raccolta firme contro i “Ladri di democrazia” che ha già ottenuto circa 200.000 consensi. Vi hanno aderito le più importanti personalità del mondo culturale, accademico e dello spettacolo a livello nazionale.

Per chi vuole firmare allego il link al sito

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/16/contro-i-ladri-di-democrazia-no-al-parlamento-dei-nominati-e-alluomo-solo-al-comando/1062498/

 

 

 

 

Post scriptum. La classe dirigente italiana è frutto di un vizio di fondo, un peccato originale che dovrà essere riscattato o punito. I concorsi pubblici truccati, falsificati senza alcun pudore o rimorso di coscienza, hanno costruito e strutturato un mondo fondato sulla menzogna. La corruzione che costituisce la premessa per la distruzione del sistema democratico, delle libertà fondamentali e delle garanzie a favore della persona umana, ha già istituito in Italia un potere fascista, che collabora con quello delle altre organizzazioni criminali e dei clericali. Il fascismo è nella vita quotidiana del paese. Ha preso il sopravvento sulle libertà, perché ogni uomo onesto che voglia vivere onestamente, non può farlo, in quanto è costretto a vendersi al potente di turno per poter sopravvivere. Per questi motivi, possiamo dire che l’impero del male è già tra noi!