Loschi intrecci tra Usa e Arabia Saudita generano terrorismo. Prima di ogni nuova guerra in medio oriente. Di prammatica poi l’SOS alla Russia.

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Intrecci USA Arabia SauditaLoschi intrecci USA Arabia Saudita

 

 

 

Di Andrea Atzori

Il rapporto odio-amore che lega, indissolubilmente, gli Stati Uniti d’America alla dinastia reale saudita, cui apparteneva lo stesso Bin Laden, fondatore e capo di Al Qaeda, è una di quelle circostanze che avvolgono nelle nebbie dell’irrazionalità non pochi aspetti della politica estera americana. Come risulta dalle rivelazioni di personaggi immolati sull’altare della verità, al servizio dell’umanità, come Julian Assange o l’agente della CIA e tecnico della NSA (National Security Agency) Edward Snowden.

Al-Qaeda, famigerata e terribile organizzazione terroristica saudita, è stata concepita e fondata da Bin Laden, per il perseguimento delle finalità ed il conseguimento dei risultati che a lui furono affidati direttamente dalla Casa Bianca. Il primo servizio che Bin Laden venne chiamato a svolgere per conto degli USA, è stato la lotta contro l’esercito sovietico sceso in Afghanistan per difendere la Repubblica democratica dell’Afghanistan, dal pericolo di un suo sovvertimento da parte di guerriglieri c.d. Mujaheddin, armati e finanziati dai paesi occidentali.

La guerra durò nove anni dal 24 dicembre 1979 al 15 febbraio 1989. La prima comparsa della feroce organizzazione terroristica di origine saudita è stata proprio in questo teatro di guerra, da inserire nel contesto della guerra fredda. Da quella esperienza storica fino ad oggi, la strategia americana in medio oriente segue sempre lo stesso rigido canovaccio, assai semplice e prevedibile. I guerriglieri sauditi sono sempre presenti al fianco degli statunitensi, in tutte le guerre da questi combattute in medio oriente. Bestia feroce usata come arma potente, segue il suo padrone dovunque sia necessario. Ma funziona bene anche come esca per ingannare l’avversario.

Nonostante combatta per la causa di un paese occidentale, nel quadro di un sistema di alleanze che vincola tutte le nazioni che vi fanno parte, cioè quelle europee, impegnata quindi a sradicare la civiltà islamica dai paesi arabi, ciononostante, Al_Qaeda viene dipinta come portatrice e depositaria di un integralismo islamico, nemico giurato dell’occidente. Nel mentre stesso che le sue orde di guerriglieri, brutali e spietati, stanno ancora al loro posto di combattimento, con le armi ed ogni altra attrezzatura sofisticata fornita dai loro mandanti, essi assumono, come novelli Proteo, il volto truce dei terroristi fondamentalisti islamici, nemici giurati dell’occidente e una vera grave minaccia per la civiltà occidentale.

Dopo il tempo dei servigi, puntuale come un orologio, torna quello dell’odio musulmano per il suo dio-padrone occidentale. Anzi, questa volta, nel corso della guerra in Siria, non si preoccupano neppure di abbandonare quel campo di battaglia.

Certo, dopo la fine della guerra in Afghanistan, Bin Laden, principe della real casa saudita, con cui la Casa Bianca, continua, senza soluzione di continuità e senza minimamente scomporsi, a concludere affari lucrosi non solo con il petrolio ma anche con le guerre scatenate contro gli Stati viciniori, non sapendo che fare, si annoiava forse, escogita un sistema per distrarsi un poco e spinge due Boeing, pilotati da suoi adepti, del tutto inesperti nella guida di questi mastodonti, contro le Torri Gemelle, a New York, alla velocità di 500 Km l’ora. Un’impresa impossibile per qualsiasi pilota anche espertissimo, con il massimo delle ore di volo a suo vantaggio. La stessa Boeing, casa costruttrice degli aerei, in un comunicato diramato nel corso delle inchieste svolte sul caso, ha dichiarato che a quella velocità ed a quella bassissima quota di volo, un aereo di quella stazza non regge, perché si disintegra prima, perdendo subito ali e fusoliera e precipitando a terra. Solo un aereo militare può riuscire in un’impresa del genere!

Ma, comunque, gli Stati uniti hanno già raggiunto il loro scopo: questo disastro servirà da pretesto per scatenare la guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein, accusato di essere un fomentatore dell’integralismo islamico, unica fonte di terrorismo. Il pretesto per scatenare l’inferno della seconda guerra del golfo sarebbero state le prove del possesso di un arsenale atomico da parte di Saddam, notizia rivelatasi poi falsa. I sauditi erano riusciti, con ciò, a preparare il terreno per la distruzione definitiva di uno Stato un tempo florido e potente, ricchissimo di giacimenti petroliferi, rispettato e temuto in tutta l’area geografica mediorientale, ma inviso ai sauditi e sgradito agli statunitensi, per i quali il petrolio costituiva una forza attrattiva irresistibile.

Russia e Cina, del tutto soggiogate dal fascino ammaliante del premier italiano Berlusconi, grande amico di Putin, non sanno negare il loro consenso all’uso della forza sotto l’egida dell’ONU. La Casa Bianca comincia a capire che Putin è un leader influenzabile. Da qui, infatti, cominceranno una serie di errori imperdonabili che lo porteranno alle soglie del disastro personale e della sua nazione. Scompare Saddam, scompare anche Bin Laden, dicono ucciso in Pakistan, da un blitz di teste di cuoio americane, ma di cui non si conoscono foto da morto, in quanto il suo corpo, a quanto si sa, è stato buttato in mare da una nave da guerra USA, con una fretta troppo eccessiva, inspiegabile e sospetta. Un personaggio, il capo storico di Al Qaeda, assai misterioso e di cui tanti storici addirittura non riconoscono neppure la reale esistenza, propendendo piuttosto per una pura figura mitica. Insomma, i misteri si sommano quando si tratta degli oscuri rapporti tra Usa ed Arabia Saudita.

Ma non scompare Al Qaeda. L’organizzazione terroristica continua a servire la causa degli occidentali sia in medio oriente che in nord Africa, dove nel frattempo viene inaugurata la stagione delle primavere arabe. Partecipa attivamente, alla rivolta contro Gheddafi, che di fatto viene deposto ed ucciso in modo assolutamente spietato. Tanto che avrebbe meritato, per questi ed altri obiettivi guadagnati alla causa americana, almeno un onorevole premio come riconoscimento. Ed invece niente! Nessuno loda e nessun altro si vergogna di ricorrere ai servigi del terrorismo islamico, che lotta per la cristianità abbattendo, uno dopo l’altro, tutti i bastioni che l’Islam ha eretto nei secoli a difesa dei suoi principi religiosi e dei suoi usi e costumi, insomma, di tutta la sua grandiosa civiltà millenaria!

Sempre nel quadro dei conflitti di civiltà, scoppia la rivolta contro il presidente Assad in Siria. L’intervento militare diretto della Nato è scongiurato dal veto di Russia e Cina in seno al Consiglio di sicurezza dell’ONU, per cui si opta per l’intervento indiretto tramite l’impiego di un esercito di guerriglieri di 50.000 uomini, pagati, vettovagliati e armati di tutto punto da CIA e NATO. Non è neppure il caso di dirlo trattarsi delle organizzazioni terroristiche saudite Al Nusra ed ISIS in cui si è sdoppiata Al Qaeda, tanto per rendere più complicato il suo riconoscimento. Ma a nessuno sfugge la realtà dei fatti: gli USA, anche in Siria, come in ogni conflitto aperto in medio oriente, si serve del contributo, esclusivo e determinante, dell’esercito di guerriglieri sauditi.

Anche l’Arabia Saudita, come la Nato è impegnata in prima linea nella guerra contro Assad, perché la Siria, oltre che essere, storicamente, una porta aperta verso l’Asia profonda, è anche ricca di giacimenti petroliferi e di gas, risorse naturali di importanza strategica, in caso di guerra mondiale contro il continente asiatico. Ma le sorti del conflitto, dopo un primo andamento favorevole, pare non debbano sorridere alle forze occupanti. Con l’aiuto degli Hezbollah libanesi, forti gruppi guerriglieri impegnati da sempre nella lotta contro Israele, Assad pare avere la meglio, riconquistando, uno ad uno tutti i territori usciti fuori dal suo controllo. I sauditi guerriglieri chiedono l’intervento diretto NATO, che però viene osteggiato da Russia e Cina.

Obama ricorre allo stratagemma della linea rossa indicata come invalicabile, cioè l’uso dell’arsenale di armi chimiche da parte di Assad. A soccorrere Obama, capita a pennello, guarda caso, una strage di civili, circa tremila morti, pare con l’uso del gas Sarin. Ma la Russia non ci crede. Intanto arriva la flotta navale Nato davanti alle coste siriane ormai decisa a scatenare l’inferno in Siria sia con i missili Tomahawk, sia con i caccia bombardieri F22. Anche la Russia manda la sua flotta navale a fronteggiare quella americana ed i momenti si fanno critici. La guerra pare inevitabile. Nel porto di Tartus è ancorato, alla fonda, il grosso della flotta russa, ed altre navi tra cui l’ammiraglia portaerei Kutnetzov, sono in continuo dispiegamento.

Dal mar nero e dalle flotte del nord, l’afflusso di navi da guerra è incessante. Anche la Cina fa attraversare il canale di Suez da unità navali destinate a rafforzare la flotta russa. Circola la notizia che i primi missili Tomahawk lanciati dalle navi NATO ed un caccia F22 siano stati abbattuti da missili S300 già dispiegati lunga la costa siriana. Arriva, infine, la notizia inattesa che la NATO avrebbe rinunciato all’attacco a condizioni che Assad consegni l’arsenale di armi chimiche per essere distrutto. Dopo essere arrivati a questa conclusione, dopo che l’arsenale è stato già preso in carico dalle forze militari NATO, senza che se ne sappia più niente, Obama e Cameron insistono nelle accuse alla Siria sull’uso di armi chimiche nel conflitto.

Le forze dei guerriglieri sauditi si stanno spegnendo, l’avanzata dell’esercito lealista si sta facendo trionfante. L’urgenza di intervento militare degli occidentali è sempre più indilazionabile. Intanto i piani americani di aggressione alla superpotenza russa hanno fatto un salto di qualità con il colpo di Stato in Ucraina. La Russia è ormai accerchiata come un orso dentro alla sua tana. Nel frattempo iniziano le olimpiadi invernali di Soci. Putin è assorbito in questi eventi sportivi, ma subisce delle ferite profonde con gli attentati terroristici a Volgograd, che provocano quasi 50 morti. La minaccia a Putin, del principe saudita Bandar Al Sultan, si era materializzata.

Infatti, poco prima a Mosca, in un incontro con Putin, questo membro della casa reale saudita, capo dei servizi segreti, aveva proposto a Putin di abbandonare Assad al suo destino in cambio del monopolio nel mercato del gas, vantandosi anche di avere sotto controllo tutte le organizzazioni terroristiche integraliste operanti in ogni parte del mondo, per cui volendo avrebbe risolto alla Russia il suo problema con il terrorismo ceceno. Ma Putin ben sapeva che aprire le porte della Siria, significava abbattere l’ultimo baluardo ancora in piedi a difesa del continente asiatico e dopo avere rifiutato con sdegno l’indecente proposta, ha minacciato di dichiarare guerra all’Arabia Saudita. Il saudita a sua volta, ha preannunciato l’uso dei terroristi nel corso delle olimpiadi di Soci. Infatti gli attentati come detto, si sono verificati e sono stati assai gravi, per cui Putin sa bene dove cercare i responsabili.

Teniamo anche conto del fatto che Putin era già stato oggetto di un attentato, per fortuna sventato, nel giorno stesso del suo ultimo insediamento sullo scranno di presidente della Russia. Infatti, qualche giorno prima, in un appartamento della città di Odessa è stato arrestato un comando di terroristi islamici, provenienti dall’Arabia Saudita, al quale è esploso l’ordigno mentre lo stavano provando. La polizia ha potuto ricostruire la vicenda, in seguito alle confessioni rese dallo stesso comando terroristico, per cui questo sarebbe stato inviato dall’Arabia Saudita per ammazzare Putin nel giorno stesso del suo insediamento. Putin, pertanto, è informatissimo delle manovre saudite a suo danno. Ciò che rimane un mistero è la pervicacia degli americani nel tentativo di trarre Putin dalla loro parte, nella fantomatica guerra all’ISIS. Il terrorismo saudita non può essere nemico degli occidentali. Come detto dal principe Bandar Al Sultan, capo dei servizi segreti sauditi, tutte le organizzazioni terroristiche islamiche sono sotto controllo saudita. Essendo L’Arabia Saudita il più inossidabile degli alleati USA, non può essere che usi il terrorismo contro l’occidente se non per secondi fini, concordati con gli occidentali stessi. Cioè appunto, rendere possibile un intervento diretto in Siria anche senza il beneplacito russo e cinese.

Dopo gli attentati a Parigi contro Charlie Hebdo, il clima che si respira è quello di un’imminente, devastante, catastrofica guerra contro tutto il mondo musulmano, tranne, chiaramente, l’Arabia Saudita. Per questo motivo la NATO ha già chiamato Putin, invitandolo a unirsi alla lotta. Ma Putin è un obiettivo della NATO, come lo stesso ASSAD, come lo fu SADDAM e Gheddafi. E’ stato dichiarato il nemico numero uno degli Stati Uniti d’America, ed in attesa di un attacco militare coordinato di tutte le forze occidentali, intenzionate ad andare a prenderlo per ucciderlo. Le sanzioni usa ed europee hanno messo in ginocchio l’economia russa, ed il clima che si respira in giro è quello di un imminente conflitto mondiale.

La Russia è demonizzata, indicata come regno di Satana, “Occhio di Sauron”, come nella peggiore tradizione Hollywoodiana. Solo una mente malata potrebbe concepire tutto ciò! Ed invece, il male si affaccia in tutta la sua insidiosità. Viene allo scoperto il tanto decantato amico di Putin l’ex premier italiano Berlusconi. Il suo discorso è un capolavoro di illusionismo. Parte subito con l’accusa all’Islam di essere incompatibile con la civiltà occidentale ed un pericolo per la sua sopravvivenza, per cui una guerra distruttiva tra i due mondi antagonisti sarebbe assolutamente necessaria ed indispensabile, anzi inevitabile. Sostiene che finchè è stato lui al potere, il pericolo del terrorismo islamico sia stato arginato a seguito delle guerre catastrofiche scatenate in medio oriente dalla Nato.

Solo dopo l’aggressione alla Libia, con la morte del suo amico Gheddafi, sarebbe ripreso il fenomeno del terrorismo. Come se l’Arabia Saudita, unica fonte del terrorismo integralista islamico, fosse mai stata coinvolta in conflitti bellici con le forze Nato. E come se non fosse stato proprio lui stesso ad inviare i caccia dell’esercito italiano a bombardare Gheddafi, a fianco e a sostegno delle forze Nato. Questi sono i metodi che rispolverano gli occidentali per convincere i russi che poi tanto cattivi non sono e che si può arrivare ad un’alleanza nel comune segno di difesa dei valori e principi del cristianesimo e della civiltà occidentale. Un vero schiaffo all’intelligenza umana, prima ancora che a quella di Putin. Proprio alla loro vittima principale si rivolgono per essere salvati! L’Arabia Saudita, ha già proceduto ad abbassare il prezzo del petrolio, come concordato con gli americani, per portare al fallimento l’economia russa. Un Putin vittima predestinata della follia NATO-SAUDITA, al quale costoro chiedono una mano d‘aiuto per poter meglio conseguire questo loro tanto agognato obiettivo.

Post scriptum
La moglie di Bill Clinton, Hillary, ha dichiarato pubblicamente, non appena si è sparsa la voce della ribellione dell’ISIS al suo padrone americano, che sì, questa organizzazione terroristica l’avevano creata loro, ma poi gli è sfuggita di mano. A parte il riconoscimento formale che questa dichiarazione fornisce della responsabilità della Casa Bianca circa il fenomeno terrorismo, sono da approfondire  le implicazioni che essa sottende, cioè la connivenza con il suo nemico, di quella che vuole farsi passare per una vittima. Anche alla luce del fatto, del tutto scontato, che anche dopo la devastazione prodotta dalla guerra che seguirà a questo attentato parigino, rivedremo ancora e sempre il terrorismo saudita alla corte dei regnanti USA, pronto a seminare il suo carico di morte in qualche altro angolo del pianeta, finchè non ci sarà più pietra su pietra!  Esistono le foto, diffuse in Internet, di dominio pubblico, di  John McCain, senatore americano avversario di Obama nella scalata alla presidenza degli Stati Uniti nel 2008, che lo ritraggono con Al Baghdadi, il capo-storico dell’ISIS.