La sentenza della Corte di Cassazione che impone alla scuola cattolica di Livorno, il pagamento dell’ICI, fa insorgere le gerarchie clericali.

Di Andrea Atzori

E’ accaduto un evento epocale, tanto imprevedibile da far esplodere, letteralmente, i rapporti ormai consolidati nella notte dei tempi, tra Stato e Chiesa. Dal 2010 era pendente il ricorso di una scuola confessionale di proprietà della Chiesa cattolica, contro un provvedimento del Comune di Livorno, con cui si chiedeva il pagamento dell’ICI sugli stabili in cui è ubicata la predetta scuola. I precedenti gradi del giudizio di primo e secondo grado, vennero agevolmente vinti dall’istituzione scolastica clericale, ma la sentenza della corte di Cassazione è stata diametralmente opposta.

La chiesa deve pagare l’imposta in questione, in quanto, anche se solo per ripianare le perdite, come dichiarato, ciononostante, l’insegnamento impartito non era a titolo completamente, gratuito. Infatti nelle scuole pubbliche l’insegnamento è totalmente gratuito e ciò le contraddistingue da quelle private. Pertanto, l’istituzione scolastica ecclesiastica, in base alla sentenza della Corte suprema, è tenuta a versare le somme dovute a titolo di imposte sulla casa e di tutti gli arretrati ormai maturati.

A questa notizia, gli apparati della chiesa cattolica sono insorti con toni assai minacciosi ed aggressivi, tirando in ballo questioni ideologiche e persino l’Unione europea. Gli ecclesiastici sono di cattivo esempio. Manifestano una totale refrattarietà alle leggi dello Stato italiano. Sono convinti che la legge sono loro, non esiste altra legge al di fuori di loro e si rifiutano di riconoscere quelle del nostro Stato. Questa circostanza assai imbarazzante per gli organi sovrani dello Stato italiano, deriva dalla loro presunzione di essere diretti esecutori della volontà del creatore dell’universo con cui avrebbero contratto un rapporto privilegiato come tra sovrano e ministro.

Simili idee sono pericolose per l’ordine democratico. Se la Chiesa si rifiuta di pagare le tasse, opponendo di non esservi tenuta in quanto tale, si tratta di ribellione vera e propria al potere statale. Un atto di sovversione, un tentativo di eversione. Le sentenze non si discutono, si applicano e si eseguono. La Corte di Cassazione ha espresso la parola ultima. Come disposto e previsto dal nostro ordinamento giuridico. La sentenza passerà in giudicato. La Chiesa deve pagare le tasse imposte dagli organi di competenza. Non può discutere o tentare di ignorare il provvedimento giurisdizionale, come fosse emesso da un potere ostile e privo di autorità al riguardo. Tentando anzi di screditarlo e desautorarlo!

Addirittura accusano la magistratura di essere ideologizzata. Le attribuiscono la volontà di voler colpire direttamente la religione, un intento chiaro di limitare le libertà religiose, contro i principi costituzionali. Si appellano all’Europa, ed alle sue direttive, nel senso di garantire la libertà di insegnamento. Pensano sempre e solo ai soldi. Il Vaticano è lo Stato più ricco del mondo, ha sempre goduto di privilegi immensi, frutto della connivenza tra chiesa e politica nazionale. Tanto che tra i requisiti imprescindibili per divenire capo del governo italiano vi è quello di essere cattolico fervente e devoto e ligio alla volontà delle gerarchie clericali.

Oggi, con questa sentenza, la Corte di cassazione ha spezzato un tabù. Anche gli ecclesiastici debbono pagare le tasse. Non debbono solo ricevere decine di miliardi ogni anno come grazioso dono, assolutamente illegittimo ed illegale, dalle istituzioni statali, ma debbono anche concorrere al finanziamento dei servizi pubblici, tramite la loro sottomissione all’imposizione tributaria, come tutti i cittadini produttori di reddito tassabile.

Una prova di meschinità e bassezza morale, questa dei clericali, offensiva ed umiliante nei confronti dei contribuenti italiani, che pure poveri e del tutto spolpati dalla crisi economica imperante, vengono ridotti nella miseria più assoluta dai debiti nei confronti del fisco e, talvolta, persino costretti al suicidio. Abituati come sono, i clericali, a non subire alcuna forma di limitazione o condizionamento dei loro privilegi infondati, si ribellano oggi, come se avessero subito la più grave delle ingiustizie.

La chiesa cattolica si è sempre manifestata come una forza reazionaria, assolutista e totalitaria, nemica del progresso e dell’evoluzione civile e democratica. Custode solo dei vecchi e superati assetti dell’ordine sociale, capace di far apparire come riforme anche i più palesi attacchi ai valori e principi consolidati delle democrazie moderne, cioè vere e proprie controriforme, espressione della totale avversione e refrattarietà alle conquiste sociali e politiche del mondo moderno. Hanno solo saputo distruggere, non costruire. Riportare le lancette dell’orologio, ad un passato storico ormai condannato dalla storia stessa.

Le crisi economiche che il mondo sta patendo in questi duri tempi di austerità, hanno avuto solo questo fine, far diventare i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. Il ritorno della povertà e della miseria, con il nuovo abisso, artificiosamente, creato tra strati sociali, dopo che, nei decenni del boom economico questo era stato, anche se solo parzialmente, colmato.

La cultura a portata delle masse, non è stata una conquista della chiesa cattolica, ma una conseguenza dell’affermazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge, cioè la spina più dolorosa conficcata nelle carni dei clericali. Il piacere del ritorno agli antichi fasti, in cui ricchezze, agi, potere e sesso, erano esclusivo appannaggio dei ceti sociali aristocratici e privilegiati, parassitari, tra cui quello clericale primeggiava e spiccava come la punta di un diamante.

La funzione delle scuole confessionali è proprio questa di ricreare ed esasperare quel profondo distacco formativo e culturale tra classi sociali, sommando all’abisso economico anche quello della conoscenza. I poveri non debbono essere solo tali ma anche ignoranti, proprio come nel medio evo! La scuola pubblica è stata tanto trascurata dallo Stato che siamo arrivati al punto che gli stabili in cui sono ubicate, ormai privi di manutenzione ordinaria e straordinaria, sono divenuti pericolanti ed in tanto casi, abbiamo assistito ad eventi di crollo catastrofico dei loro soffitti sulle teste di piccoli alunni, provocando stragi tanto gravi da avere annichilito l’intera nazione.

Le scuole private e tanto meno quelle confessionali, non subiscono simili disastri, perchè ottengono tutti i fondi necessari dallo Stato, quelli stessi che vengono sottratti alla scuola pubblica. Infatti, la politica è sollecitata a soddisfare le richieste dei religiosi, in quanto sono questi che portano consenso elettorale, cioè voti per le elezioni alle cariche istituzionali. Per cui partiti e parlamentari, cui appartengono anche i componenti del governo, tengono nel più totale abbandono le istituzioni scolastiche statali, rendendole solo un ricettacolo di ignoranti.

Non solo, ma mentre le scuole pubbliche sono libere in quanto la loro iscrizione e frequenza non è a pagamento, quelle private al contrario richiedono il versamento di somme di danaro anche molto onerose. Per questo motivo, infatti, la Corte di Cassazione ha sentenziato che l’IMU, cioè la tassa sulla casa va applicata e pagata. Trattandosi di attività imprenditoriale in piena regola, sui ricavati di questa attività, dovrebbe essere anche, previa dichiarazione dei redditi da impresa, pagata l’imposta sui redditi. Cosa che, invece, queste organizzazioni ormai divenute parastatali, si scordano sempre di fare, non considerando di esservi obbligati, in virtù della loro particolare posizione sostanziale di immunità giuridica.

La nostra costituzione dice al riguardo che l’insegnamento privato è libero, ma senza oneri per lo Stato. La libertà di insegnamento non prevede anche il diritto di ottenere sostegno finanziario dalle istituzioni pubbliche. Più in là non si può andare, in quanto, per principio invalicabile, i contribuenti vengono sottoposti al pagamento delle tasse solo in virtù dell’obbligo a concorrere alle spese per la gestione dei servizi pubblici, non per finanziare attività private. Proprio nel rispetto dei principi del liberismo economico che tanto spesso vengono reclamati per rivendicare il diritto ad ottenere finanziamenti od incentivi a favore delle imprese.

Infatti, la teoria del liberismo economico espressa da Adam Smith, impone che in base al principio della libera concorrenza, lo Stato non intervenga sul mercato dei beni economici, per consentire l’affermazione del principio della selezione naturale, in base al quale, a vincere deve essere, sempre e solo, il più forte. Per questo motivo fondamentale e determinante, lo Stato si deve astenere dal sostenere economicamente alcuno dei concorrenti nella competizione del mercato economico, in quanto violerebbe quel principio.

Se l’Europa impone di garantire la libertà di insegnamento, non vuol dire che gli Stati membri siano tenuti, per ciò a finanziare tutte le scuole private, ma al contrario a non ostacolare o limitare la loro attività se lecita, cioè non contraria a norme di legge, amministrative, penali o civili. Ma la Chiesa cattolica ha tanto poco di cui lamentarsi, se consideriamo che non solo non paga la tassa sui locali in cui esercita attività prettamente commerciale, come la vendita di oggetti religiosi, ma neppure i lucrosissimi guadagni ottenuti da questa attività di natura indiscutibilmente, commerciale, vengono dichiarati ai fini fiscali e pertanto, tassati. Con un incalcolabile danno per l’erario pubblico ed un vantaggio altrettanto inestimabile per le finanze degli apparati clericali.

Nota bene.

Lamenta la CEI che se costrette a pagare le tasse allo Stato italiano, le scuole cattoliche saranno costrette a chiudere. A questo punto non si riesce più a comprendere su cosa si fondi la tanto decantata superiorità del sistema economico privato su quello pubblico. Superiorità rivendicata al fine esclusivo di giustificare le tanto famigerate privatizzazioni del patrimonio pubblico, svenduto per pochi soldi ai privati sul presupposto che tutto ciò che è pubblico sia antieconomico mentre nelle mani del privato la produzione e la crescita economica vedrebbero crescere le ali per un volo inarrestabile. Ecco, la CEI ci fornisce la prova concreta, se ce ne fosse bisogno, che sotto ogni pretesa di superiorità del sistema privato su quello pubblico, si annida il germe della truffa, orchestrata, organizzata, al fine esclusivo di appropriarsi, illecitamente, dei beni dello Stato, che sono di tutti i cittadini, perchè comprati con i soldi versati dai contribuenti in adempimento ai loro doveri nei confronti del fisco.  

Post scriptum

Ormai pare essere una notizia ufficiale. Le proteste condite da accuse e velate minacce, della CEI appena ieri, dopo la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione che condannava una scuola cattolica di Livorno a pagare l’ICI, cioè la tassa sulla casa, pare abbiano indotto il governo italiano ad esprimersi in tono conciliante, assicurando i clericali che non dovranno versare una lira. Verrà emanata al più presto una legge ad hoc, cioè ad personam, al fine di impedire che si avveri questo infausto scenario. Le tasse le continueranno a versare sempre e solo i poveri lavoratori, con i soldi onestamente guadagnati con il sudore della loro fronte. Cosa non farebbero i nostri politici per stare sulla poltrona che occupano? Hanno anche già divulgato calcoli e cifre, in base ai quali l’Italia non solo non perderebbe niente, ma ci guadagnerebbe pure! Alla faccia dei 122 suicidi che anche questi ultimi tre mesi hanno mietuto tra i disperati sommersi dalla mole degli atti esecutivi notificati dal fisco a loro carico!