L’immigrazione clandestina in Europa conseguenza diretta della distruzione della civiltà islamica.

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Di Andrea Atzori

Le ondate di rifugiati provenienti dal medio oriente, stanno mettendo a dura prova i buoni propositi di accoglienza dei paesi europei.

L’UE si scopre solidale ed unita nel combattere la crisi economica che attanaglia i paesi in difficoltà, ma pare sbriciolarsi e quasi fondersi, sotto la spinta delle sterminate moltitudini di disperati che fuggono dalla guerra perenne in cui la loro terra di origine è costretta, lentamente, a trasformarsi in un deserto di macerie.

Il fascino e la magia di un intero mondo scompaiono, come una candela bruscamente spenta. La cruenta realtà dell’era moderna, in cui all’evoluzione tecnologica e scientifica fa da contraltare la devastazione dell’equilibrio ecologico del pianeta, la scomparsa di intere specie animali oppure, addirittura, di intere civiltà e forse anche di razze umane. La logica ferrea e crudele della legge economica capitalista, in cui a contare è sempre e solo il lucro e l’interesse privato senza alcuna considerazione per il sociale, sta spingendo verso il disastro totale ed irrimediabile, il nostro pianeta che poi è anche l’unico che abbiamo a disposizione, non esistendo alcuna alternativa ad esso, non avendone altri di riserva.

Ecco, allora che le dichiarazioni concilianti e concessive dei leader europei, dinanzi a questo epocale ed apocalittico fenomeno, appena espresse di buon mattino, la sera si trasformano in minacce orride, premonitrici di scenari catastrofici, al cui pari, i campi di concentramento nazisti, possono apparire come mali secondari. Popoli interi, centinaia di migliaia o, addirittura milioni di esseri umani risucchiati dalle acque del Mare Mediterraneo non credo possa essere concepito come un evento normale, neppure in questa nostra realtà contemporanea, pure tanto fredda e distaccata per i problemi degli altri.

Molti economisti sono propensi a credere che questo processo di travaso di nuova forza lavoro dentro al sistema economico ed industriale europeo non sarebbe neppure un fatto del tutto negativo, se si considera che la popolazione del vecchio continente sta invecchiando a causa del fatto che le coppie non fanno più figli in numero tale da garantire il perpetuarsi del patto di mutuo sostegno tra nuove e vecchie generazioni.

E’ risaputo che le prestazioni pensionistiche, in un moderno sistema del welfare, vengono finanziate tramite i contributi pagati dalle forze lavoro ancora in attività. Considerato che le giovani generazioni di europei soffrono di disoccupazione endemica a causa del fatto che pressochè tutti rifiutano lavori manuali, preferendo dedicarsi a quelli intellettuali, è gioco forza aprire le frontiere alle masse di diseredati del terzo mondo, che i figli li fanno, ed in più sono disponibili a ogni tipo di lavoro anche pesante.

Il flusso migratorio dai paesi gravemente colpiti dalle guerre scatenate dagli stessi occidentali, era una realtà assolutamente ineludibili e scontata. Ma se vogliamo dire la verità fino in fondo, era stata anche prevista e programmata in anticipo da decenni. Una società improntata secondo gli schemi predisposti dalla politica europea, era inevitabile che dovesse sperimentare queste conseguenze del tutto normali. Chi volesse ribellarsi a questa situazione ne pagherebbe, amaramente le conseguenze.

Poichè l’unica alternativa sarebbe ripetere il gravissimo errore del genocidio di interi popoli già vissuto nell’ultimo conflitto mondiale. L’occidente, se vuole mantenere il suo tenore di vita, deve aprire le porte al cambiamento, cioè deve piegarsi come le “canne al vento” di Delleddiana memoria. Lo straniero è arrivato, sta bussando alla porta e sta reclamando nient’altro che i suoi diritti. Tentare di ricacciarlo è sintomo di mentalità ristretta che non merita il premio della ricompensa legata all’avvento del progresso che promette un futuro più giovane e moderno, un pianeta proiettato verso i secoli di un avvenire dinamico e avveniristico.

Se l’europeo vuole essere un intellettuale a tutti i costi, non tenti di togliere il pane dalla bocca di un affamato intenzionato a guadagnarselo con il sudore della sua fronte. Sarebbe un crimine orrendo, assolutamente imperdonabile. Che si pagherebbe a carissimo prezzo. Infatti, aldilà di questo guado esiste  solo la catastrofe, il fallimento di tutti gli sforzi per costruire un mondo migliore.

Lo stupore, la sorpresa  ed, addirittura, l’incredulità di trovarsi dinanzi al momento fatidico, quello di un gravissimo confronto con fatti storici di dimensioni incontrollabili per le forze umane, sono sensazioni prive di senso che dimostrano solo la bassezza del livello culturale delle popolazioni e l’inadeguatezza di un’intera classe dirigente.

Il vero problema in cui si rischia di naufragare non è quello dell’accoglienza, ma, verosimilmente, quello dell’utilizzo ottimale, dello sfruttamento più consono, sulla base dei principi giuridici cui è ispirata la civiltà europea, delle risorse umane che queste migrazioni di uomini e donne che hanno perso tutto, non dimentichiamolo, sopratutto per colpa dei nostri stessi governanti, offrono per la ripresa della crescita economica e finanziaria compromessa da una crisi profonda provocata in primo luogo dall’insostenibilità proprio del particolare modello sociale disegnato dalla classe dirigente al potere e voluto e persino imposto dallo stesso popolo.

Ecco allora che appare inutile e controproducente, rappresentare il forestiero come fosse un nemico, un avversario da cui temere la perdita della propria posizione economica e del proprio lavoro. Ci sono milioni di disoccupati in Europa che non trovano lavoro, ma c’erano anche da prima che arrivasse questo fenomeno migratorio a scuotere le nostre frontiere.

I cittadini europei disoccupati che dormono in macchina o sotto i ponti, magari diplomati o persino laureati, sono un effetto della crisi economica innescata dal falso modello di programmazione economica concepito e messo in atto dai governanti per rispondere alle aspettative di un elettorato che in caso contrario non li avrebbe mai mandati al potere.

Associazioni dei lavoratori e degli imprenditori, ordini professionali, che hanno creduto per lunghi decenni dalla fine dell’ultimo conflitto, di poter perpetuare i propri privilegi senza doverne risentire dei pesantissimi contraccolpi, dovuti alla totale inconsistenza delle pretese avanzate, perchè campate per aria, senza una vera aderenza con la realtà di fatto. Ecco allora che il disastro comincia a fare capolino, compare dal buio della notte ed ha la faccia sofferente ed austera di milioni di rifugiati politici o di profughi dalle guerre devastanti che proprio gli occidentali hanno disseminato in ogni continente, alla ricerca di sempre nuove fonti di energia, necessarie per mantenere e sostenere quel tenore di vita fatto di sprechi e di vizi che chiamiamo consumismo, a cui il cittadino europeo  si è abituato ed a cui è molto difficile rinunciare.

I tempi stanno diventando duri e difficili per tutti. Ma a soccombere saranno sempre e solo coloro che non accettano il cambiamento e rifiutano di adattarsi alla nuova realtà. Chi sopravvive ai grandi disastri geologici o geopolitici, non è mai il più forte ma chi riesce ad adattarsi meglio degli altri alle condizioni di vita difficili create dagli eventi provocati da forze superiori e irresistibili.

In ogni caso, è del tutto presupposto ed incontrovertibile che la causa della crisi economica che ha attanagliato l’occidente non sono i profughi, che scappano dal terrore, ma, come detto, modelli di evoluzione sociale ed economica del tutto insostenibili, di cui è responsabile sia la classe dirigente sia il popolo stesso. Un rimedio a questo stato di cose, può essere ed anzi deve essere ricercato e trovato proprio in quel volto terrorizzato dei migranti stranieri, da guardare e valutare come un’opportunità non altrimenti conseguibile e raggiungibile, ai fini della restaurazione di un modello di vita sociale e di convivenza umana, che sia rispettosa della verità incontestabile, che su questa Terra non si può ottenere tutto, ma si deve sempre fare i conti con la dura realtà che non concede sconti e, sopratutto non conosce differenze di sorta tra uomini di qualunque colore sia la loro pelle!

Perchè, diciamolo pure francamente, il rischio più drammatico che sta correndo il nostro mondo, in questo momento, è proprio una ricaduta dentro al tunnel spaventoso del razzismo, che richiama alla mente fatti storici che ancora sono una ferita aperta nelle carni dell’intera umanità. Inoltre teniamo conto del fatto che il pericolo vero e proprio in se stesso è quasi insussistente. Su una popolazione di oltre 500 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’innesto di qualche decina di milioni di profughi, è quasi un fatto del tutto fisiologico!

Ciò che turba è forse più questa ondata come uno tsunami, simultanea ed immediata. Ma ripeto, il problema è quello dell’impiego ottimale  di queste risorse umane nel mondo del lavoro, (industria, artigianato, agricoltura, pesca, commercio, nettezza urbana, servizi ecc.)  che di per se stesse, rappresentano una ricchezza per una Nazione, non un danno. Non si deve verificare che per sopravvivere debbano cadere dentro al vortice della malavita organizzata, alimentando una criminalità che già è entrata nei gangli vitali della nostra organizzazione politica ed economica. Sarebbe un disastro apocalittico, un fallimento totale. La responsabilità ricade tutta nella classe dirigente che è espressione stessa della popolazione che rappresenta e che comunque, per sua propria vocazione ereditaria, scritta nel DNA di ciascuno, non cesserà mai di lamentarsi ed accusare!