L’Arabia Saudita esegue 47 condanne a morte tra cui l’Imam sciita Al Nimr. L’Iran giura vendetta. A fuoco l’ambasciata saudita a Teheran. Rotti i rapporti diplomatici.

Assan RouhaniIntrecci USA Arabia Saudita

 

Di Andrea Atzori

Nel nome dello scontro religioso tra sciiti e sunniti, il conflitto armato tra Arabia Saudita ed Iran, sarà la miccia per la resa dei conti, da lungo tempo rinviata, tra le superpotenze mondiali.

L’Arabia Saudita esegue 47 condanne a morte di persone dissidenti del regime. Tra queste l’Imam Al Nimr, esponente di spicco della fazione sciita, molto odiato dal regime saudita di appartenenza sunnita, a causa dell’odio secolare che contrappone queste due etnie religiose. Un odio inveterato, un perenne stato di lotta che attraversa in lungo ed in largo, tutto il Medio Oriente, che rende e mantiene, costantemente, in stato di estrema tensione politica e militare, le relazioni tra le temibili potenze leader, che occupano questi territori, Arabia Saudita ed Iran, in particolare.
Il mondo sciita è già al massimo livello di allerta ed agitazione, dopo questo gravissimo episodio di intolleranza religiosa di cui si è reso artefice e protagonista il regime del nuovo monarca saudita, re Salman, succeduto al defunto re Abd Allah, il 23-gennaio-2015. Si tenga conto del fatto che trattasi di una monarchia assoluta, cioè un caso rarissimo di sopravvivenza nel mondo moderno, di una tale forma di governo, superata e relegata negli oscuri antri di un passato storico spaventoso, dalla rivoluzione francese del 1793.
La pena di morte in questo paese è lo strumento quotidiano di difesa contro gli oppositori politici. Decine di esecuzioni ogni giorno, lo scorrere incessante ed inesorabile, di un torrente di sangue, impetuoso e inarrestabile. Gli Stati Uniti hanno avuto modo di soffiare a pieni polmoni su questo fuoco che divora le carni dei musulmani e distrugge le fondamenta della civiltà islamica. Hanno trasformato questo fuoco in un incendio dalle proporzioni immani, scavando baratri del tutto non rimarginabili, tra queste nazioni, fino a renderle non più degne di questo nome, essendo ormai ridotte a vaghe ed indistinguibili entità tribali, degne di alcuna fiducia e considerazione.
Questa improbabile intesa tra due paesi tanto lontani geograficamente, quanto diversi ed irriconoscibili in quanto a caratteristiche etniche, storiche e religiose, è stata un prodotto dell’incontro tra interessi tanto moralmente ripugnanti, da essere rimasti, fino ai nostri giorni, del tutto nascosti, anzi solo, maldestramente, celati attraverso truffe mediatiche e menzogne elefantiache, atte a mascherare il vero volto delle loro politiche disfattiste in questa area geostrategica di incalcolabile importanza per le sorti dell’intero pianeta.
La guerra dichiarata dagli USA all’imperialismo sovietico prima e russo poi, ha trovato un alleato imprevisto e insperato, nell’istinto primordiale di odio atroce e senza limiti che opponeva l’Arabia Saudita e gli altri paesi sunniti del golfo arabico al resto delle entità islamiche di estrazione religiosa sciita. A cominciare dalla guerra in Afghanistan, passando a quella in Iraq, fino all’invenzione romanzesca e romanzata, delle primavere arabe, leitmotiv di ogni intervento militare internazionale statunitense nel mondo intero, ormai quasi secolare. L’America dipinta come faro di libertà e giustizia, interviene sempre per riportare ordine e pace contro i regimi inumani e repressivi, nemici del popolo e delle sue istanze e speranze.
Poi, ovviamente, si viene a scoprire che gli interessi che spingono questo esercito a impegnarsi e ingolfarsi nei conflitti militari, in ogni angolo del pianeta, sono molto meno idealisti ed assai più materialisti. Di natura non solo prettamente economica, ma anche squisitamente aggressiva e violenta, mirata alla conquista di sempre nuovi territori da sottomettere, in puro stile coloniale ed imperialista. Osservato ed esaminato il fenomeno da questo angolo visuale, si può riuscire molto meglio a comprendere come, le distanze tra questi due mondi dalle differenze abissali ed inconciliabili, si riducano fino al punto da farli incontrare come due linee rette proiettate nell’infinito. Tutto alla fine si concilia, si identifica e si uniforma, se ad essere presi in considerazione sono gli interessi puramente materiali frutto di un egoismo ancestrale, allontanando con disprezzo, qualsiasi altra esigenza di carattere morale o valenza ideologica.
L’istinto del predone arabo si coniuga, perfettamente, con quello spregiudicato, di un qualunque petroliere texano. A riprova della totale estraneità di scrupoli morali nel rapporto tra questi diversi archetipi di rappresentanti della specie umana, esiste la constatazione assai semplice e chiara, dell’assoluta insensibilità dell’animo americano, a parole tanto votato alla salvaguardia e difesa delle libertà democratiche e dei diritti umani, alle atroci esecuzioni di massa, in stile Isis, che l’Arabia Saudita pone in essere quasi giornalmente. In particolare per aprire baratri sempre più incolmabili dentro al mondo musulmano.
Se ve ne fosse bisogno, questa è la prova del fatto che le guerre, tutte le guerre, non solo quella in Siria, scatenate da questi due indissolubili partner della strategia geopolitica internazionale, non hanno niente a che fare con alcun tipo di primavera, la più bella stagione dell’anno, tanto meno con quelle arabe. La tensione alle stelle tra l’Iran sciita e l’Arabia Saudita sunnita, ha raggiunto il suo apice, dopo la spietata esecuzione dello sceicco Nimr- Al Nimr. Anche se i sintomi di un esacerbarsi dei rapporti si erano già palesati in seguito alle morti di centinaia di pellegrini nei luoghi santi de La Mecca, in un caso perché schiacciati dalla calca, in un altro per il crollo di una grù sopra la cupola di una moschea. Infatti i morti erano in stragrande maggioranza sciiti.
L’Iran ebbe molto da recriminare sul fatto, accusando i servizi di sicurezza sauditi. Dalle notizie divulgate sul caso, parrebbe addirittura, che il principe ereditario saudita, ministro della difesa, insolitamente, abbia fatto apparizione ed irruzione, nei luoghi sacri della Mecca, proprio quando erano in pieno svolgimento i riti religiosi più impegnativi e seguiti dai fedeli, cioè il lancio delle pietre contro Satana. Pare che decine di migliaia di fedeli avessero a propria disposizione quattro corridoi in cui entrare ed uscire dal luogo sacro. Ma l’inatteso arrivo del principe assistito da centinaia di poliziotti e militari, abbia causato la chiusura di due di questi tunnel, provocando la ressa infernale, in cui sono morte schiacciate quasi mille persone.
Khamenei, guida spirituale del regime iraniano si è spinto fino ad invocare la vendetta divina, dopo l’uccisione dell’Imam. Una folla inferocita ha invaso e dato alle fiamme il consolato dell’Arabia Saudita aTeheran. Manifestazioni sono divampate anche in Iraq ed in Libano, oltre che in Siria. Riyad ha risposto rompendo le relazioni diplomatiche con il paese dell’ayatollah, seguito a ruota da Bahrein e Sudan. Una crisi che potrebbe sfociare in aperto conflitto armato; una semplice scintilla potrebbe far divampare un incendio pauroso, tenuto conto della situazione assai critica ed esplosiva in cui l’intera area mediorientale è immersa da anni. Anche Ankara, ringalluzzita dalle armi ormai consegnate dagli alleati Nato e destinate alla difesa contro la Russia, pare pronta a coinvolgersi nell’agone militare e conferma il suo sostegno a Riyadh.
Dichiara, senza mezzi termini, che le esecuzioni capitali sono affare interno dell’Arabia Saudita. Una filosofia strana, in base alla quale, mentre Damasco non ha mai goduto di una vera, piena sovranità nazionale, nonostante sia sempre stata la capitale araba più laica e, democraticamente, più concessiva e libera, Riyadh, al contrario, nonostante, palesemente, repressiva ed autoritaria, ottiene ogni possibile riconoscimento della propria dignità di nazione rispettosa dei diritti umani. Tanto che proprio un suo rappresentante diplomatico è stato designato dall’ONU a ricoprire l’impegnativa carica di presidente della commissione per la salvaguardia dei diritti umani. Pare proprio una contraddizione in termini. Cara ONU, come sei scivolata in basso! Una riprova del fatto che questa organizzazione non è mai stata una entità sovrana ed indipendente. Farà la stessa fine della Società delle Nazioni, all’alba della seconda guerra mondiale.
Gli Stati Uniti neppure battono ciglio alle esternazioni filonaziste di Erdogan che riesuma ed esalta la figura di Hitler, a riprova del fatto che il movente ideologico e lo spirito umanitario non è certo il cuore della politica internazionale americana. Mentre Donald Trump, candidato conservatore alle presidenziali americane, dichiara con rabbia e veemenza che il vero nemico da combattere in medio oriente, oltre alla Siria di Assad è l’Iran di Hassan Rouhani, che mira solo al petrolio saudita di cui si vorrebbe impossessare. Da questa nuova piega che stanno prendendo gli eventi risulta sempre più chiaro quello che già sapevamo da sempre, che cioè, la vera guerra in medio oriente è quella che sta, solo ora, per scoppiare, cioè quella tra Iran e Arabia Saudita, di cui l’odio tra sciiti e sunniti, funziona solo da detonatore.
Quando la Turchia, come pare scontato, interverrà in questo conflitto, come già sta facendo in Iraq, inizierà ad invadere anche la Siria. Trovandosi, inevitabilmente, l’esercito russo già dispiegato ad aspettarla. Succederà un fatto strano. Non appena la battaglia comincerà ad arroventarsi, con la discesa in campo di tutti gli schieramenti militari del mondo globalizzato, sia Nato che russo-cinese in posizioni contrapposte, quando l’escalation militare diventerà stellare, e la battaglia si ingrosserà nelle acque di tutti gli oceani, in particolare quello pacifico, come d’incanto, una specie di sortilegio, non sentiremo più parlare di Isis, l’esercito di guerriglieri sauditi che sta facendo tremare il mondo. Lo spauracchio del mondo globalizzato. Combattuto da formazioni internazionali, c.d. coalizioni, dall’Iraq fino a Tripoli.
Un miracolo? No, semplicemente, non esisteva già da prima. Era solo la solita, identica, guerra, non di procura, ma vera, autentica, tra alleati USA ed alleati russi, in medio oriente. Un esercito allestito apposta e mandato a combattere dalla Nato contro la Russia. Alla fine, quando ormai non avrà più senso fingere, tutti si renderanno conto che raccontarsi balle non servirà più a niente. Cadranno le maschere e ciascuno, finalmente, rivelerà il suo vero volto. La storia potrà, finalmente, fare chiarezza. Sarà il trionfo della verità sulla menzogna