Solo delusioni per Putin i rapporti con Erdogan e Netanyahu. 

 

 

 

Putin Erdogan

 

Di  Avv. dott. Andrea Atzori

Pare che dopo la presa di Khan Shaykun da parte delle truppe di Assad, l’esercito turco inviato per sostenere nella battaglia i terroristi islamici, nonché gli stessi militanti islamici, siano rimasti accerchiati da tutti i lati dall’esercito arabo siriano, secondo le tecniche in cui eccelle l’Armata russa, da cui i siriani sono stati addestrati. Situazione, quindi, gravissima per Erdogan, che dopo la riconciliazione con la Casa Bianca, è tornato ad essere il nemico numero uno della coalizione della resistenza siriana.

I rapporti complicati tra Putin ed Erdogan fin dall’abbattimento del Su 24 da parte dei turchi, sebbene paressero avviati verso una sempre più stretta collaborazione, fino a palesare un interessamento da parte del presidente turco per l’ingresso nello SCO, si sono invece complicati da quando l’urgenza di disfarsi dei terroristi annidati ad Idlib, protetti dalla Turchia, ha spinto Russia e Siria ad intervenire con i loro eserciti in questa regione.

E’ accaduto che, immediatamente, Erdogan, è ricaduto nelle braccia di Trump, con cui ha disegnato una zona di sicurezza di 40 km dentro al territorio siriano, lasciando senza protezione e supporto i curdi che sono stati pertanto, costretti a chiedere aiuto ad Assad, a cui hanno già consegnato un vasto territorio sottratto ai militanti ISIS e perciò sotto controllo delle forze militari USA.

Insomma, la Siria non accetta la spartizione del suo territorio da parte di paesi stranieri e la Russia, per bocca del suo presidente, afferma di stare al fianco, incondizionatamente, del presidente siriano e del suo paese.

Questa guerra in Siria procede con andamento altalenante, pare senza una linea guida precisa e sicura. Putin, preso atto del tradimento turco, ha subito intrapreso un attacco contro i terroristi asserragliati ad Idlib, con i cacciabombardieri russi che hanno spianato la strada all’esercito arabo siriano.

E’ accaduto l’inevitabile, che l’esercito turco arrivato in tutta fretta per schierarsi al fianco dei militanti islamici, è stato reso oggetto di un lancio di missili da parte dei velivoli russi e conseguente intervento diretto dell’esercito di Assad, che ha provocato il dietro front dei turchi che hanno subito delle perdite nelle file dei loro soldati, pare cinque morti e numerosi feriti. Pare che gli F16 inviati da Ankara contro i siriani, abbiano fatto dietrofront dinanzi ad un caccia Su 35 russo che stava per attaccarli.

L’ira di Erdogan non si è fatta attendere, ma si è guardato bene dal minacciare i russi, ben sapendo a cosa andrebbe incontro. Eppure fu Putin a salvare Erdogan dal colpo di stato ordito contro di lui proprio dagli americani. Pareva nata tra i due un’amicizia destinata a durare a lungo e ad andare molto lontano, in particolare con l’acquisto da parte di Ankara degli S400 sistema antimissile russo, molto osteggiato, ma solo in apparenza da Trump. In effetti, la consegna di queste armi da parte di Mosca è già iniziata, ma a queste condizioni non si può sapere se potrà arrivare a conclusione.

Tra l’altro neppure le forze armate USA non  disdegnerebbero venire a conoscenza dei segreti della tecnologia russa, una volta che, come parrebbe, la Turchia venisse ammessa, come richiesto, nel processo di costruzione dei sistemi di armi di cui è stata dotata da Putin. In verità, questa involuzione dei rapporti tra i due capi di Stato era cosa del tutto prevedibile, e anche lo scrivente ne aveva denunciato proprio questi rischi.

Troppo concessivo il presidente russo sia nei confronti di Erdogan che di Netanyahu, e le conseguenze nefaste non sono tardate a manifestarsi anche in questo caso, in particolare in seguito all’abbattimento dell’Il20 russo, con i 50 passeggeri, scienziati militari russi, tutti morti nell’incidente.

Nonostante la consegna degli S300 alla Siria, Israele insiste a bombardare Damasco, per la totale contrarietà di Putin ad abbattere i caccia israeliani. I sistemi antimissile russi già installati in Siria, rimangono inutilizzati per l’indisponibilità di Mosca ad entrare in guerra aperta contro Tel Aviv. Per questi motivi Israele fa la parte del leone sentendosi un intoccabile, come per l’arsenale atomico di cui dispone, a cui è vietato l’accesso persino agli ispettori ONU, per verificarne la consistenza.

A Putin interessa solo rimanere dentro al cerchio magico dei grandi della Terra, come nel caso della proposta, offerta recente da parte di Macron di riammettere la Russia nel formato del G8, richiesta già avvallata da Trump, che ogni volta che i rapporti con la Cina, vedi guerra commerciale,  rivolta di Hong Kong, riarmo di Taiwan, arrivano ad un grado parossistico di tensione, si riaccosta a Putin, e viceversa, tende la mano a Pechino quando ad essere nel mirino è Mosca. Insomma, la solita, scontata tattica del “Divide et Impera” mutuata dalla storia dell’antico Impero Romano.