Lega nord, scandalo corruzione. Ma c’è di più.








Di Andrea Atzori


La guerra della Lega nord ed, in particolare della famiglia Bossi, contro lo Stato italiano è cominciata non con le bombe ma con la corruzione. In quanto a insidie per la stabilità della Repubblica democratica, tutta la classe politica italiana non è stata da meno di quella leghista. Aspettarsi, però, che proprio costoro, fossero più leali e corretti degli altri, nei confronti delle istituzioni nazionali, sarebbe davvero eccessivo. La lega nord, infatti, è nata come movimento eversivo e come tale già fuorilegge.  Questo significa che i suoi capi fondatori, già in partenza, erano schierati contro tutto l’ordine costituito ed in particolare la nostra carta costituzionale. L’appoggio incondizionato di Bossi a Berlusconi, nell’opera di desautoramento   della magistratura, direttamente preordinata all’introduzione di un regime liberticida era in linea, perfettamente, con questa smania di svuotare le casse pubbliche. La motivazione di fondo di tutti i colpi di stato fascisti, è sempre quella di sostituire il diritto con il sopruso, che tanto più può essere accettato dal popolo, quanto meglio esso sappia mascherarsi di legittimità giuridica. Oltre al forte sostegno che, nella sua conformità alla morale, può essergli fornita dal ceto clericale, come è sempre ben presupposto per la destra oltranzista, questo bisogno impellente di vestire i panni del potere paternalistico ed umano, è sicuramente favorito dal consenso di un  grosso strato della popolazione, di estrazione non solo borghese, ma in larga parte anche povera. Come ho avuto modo di sottolineare in altre occasioni, il debito pubblico italiano derivò prevalentemente dai consistenti finanziamenti che il FMI elargì all’Italia negli anni ottanta, nel corso dei governi Craxi, per eliminare artificiosamente, la classe del proletariato. Questa massa monetaria non era piovuta nelle casse dello Stato per spirito di munificenza, ma direttamente preordinata, nell’ottica della politica occidentale, a rovesciare i regimi socialisti d’oltre cortina. La fine dei partiti socialisti e comunisti, in occidente, fu progettato e concomitante con il crollo del regime sovietico. Oltre a finanziare la politica del mattone, essi, però, ebbero anche un effetto secondario indesiderato, cioè, un ruolo decisivo nell’incrementare il fenomeno della corruzione politica. Larga parte di quei fondi, infatti, finirono nelle tasche dei politici sia a livello centrale che locale. Il forte indebitamento statale, associato al benessere diffuso, per cui la gran massa dei cittadini, sono divenuti  proprietari, con casa, auto e figli laureati, produce, come in Germania prima del secondo conflitto mondiale, il sorgere di movimenti di ispirazione razzista e nazifascista. Oggi, tutto questo grande stupore per le rivelazione successive alle inchieste della magistratura per le truffe ai danni dello Stato italiano perpetrate da parte della lega nord, sono solo misera ipocrisia. Non solo, ma la maggior parte di questi interventi sono sottesi a minimizzare e sottovalutare la gravità di questi eventi. Come se il fatto di sapere che tutti politici rubino, in un certo modo, renda meno responsabili i leghisti, rei solo di fare quello che, in effetti, già fanno tutti. Addirittura, vorrebbero far credere che basti un cambio di dirigenza, già concordato, per riportare questo partito nell’alveo della legalità. La colpa della lega nord,  sarebbe solo quella della corruzione di cui  essa si dichiarava immune ed anzi nemica e non anche quella dell’eversione secessionista e nazifascista, di cui rivendicava la legittima pretesa per il solo fatto di essere, appunto, moralmente irreprensibile. Gli italiani,  sperando che ancora non si offendano ad essere definiti tali, dovrebbero sforzarsi di apparire meno sorpresi, ma assai più pentiti per quanto è accaduto con il loro, assai chiaro, coinvolgimento e condiscendenza.  La lega nord ha perso nei confronti dell’Italia e del mondo, ogni credibilità, ancor quella, che, personalmente, ho sempre sostenuto non essere mai esistita, di essere moralmente irreprensibile, come espressione di una superiorità di origine razziale, nei confronti del resto della nazione. Questo movimento è stato, fin dall’inizio, di natura sovversiva, e come tale andava considerato e trattato. E’ ridicolo credere che oggi, dopo quanto è accaduto, esso possa risorgere dalle ceneri solo con un cambio al vertice dello staff di dirigenti, che si preannuncia, in ogni caso, anch’esso, a breve termine, in procinto di finire nell’occhio del ciclone. L’asse di ferro tra Bossi e Berlusconi era fondato sulla loro complicità nell’opera di devastazione e saccheggio del patrimonio pubblico. Così si spiegano le leggi bavaglio contro la magistratura ed il diniego dell’autorizzazione a procedere nei confronti dell’onorevole Cosentino. Il nostro presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, e la nostra Corte costituzionale, hanno dovuto sventare, in più occasioni, il loro piano di introdurre, in Italia, un regime autoritario di pura marca fascista. Sono fatti che rimarranno scritti nella storia di questo paese e di cui i più onesti e preparati studiosi sapranno ben individuare i responsabili. Per questo è importante conservare la memoria del nostro passato, perché solo con la conoscenza si vincono le battaglie contro gli oscurantismi. In tanti, anche moderati, hanno da sempre difeso e sostenuto la politica antistatale ed antistatalista dell’estrema destra, motivata solo dalla bramosia di appropriarsi delle risorse patrimoniali e finanziarie dello Stato italiano, destinato al suo totale fallimento, preda indifesa anche del desiderio di dominazione colonialista delle potenze occidentali. Oggi, con la vergognosa disfatta della lega nord, anche questo piano internazionale ai danni dell’Italia, deve considerarsi del tutto fallito. Il merito di questo risultato è da attribuire senz’altro al governo Monti, perché con esso è salita al potere  la forza di tutta la cultura e  competenza  professionale di cui la nostra nazione è portatrice. Come volevasi dimostrare e come più volte ho tentato di far capire, il progetto di spaccare il paese sul presupposto dell’esistenza di due etnie distinte e contrapposte era ed è solo frutto  di ignoranza. Dalle prime indiscrezioni sulle indagini in corso, risulta che non solo il nord non è immune dall’influenza e dall’infiltrazione delle organizzazioni criminali del sud Italia, ma che la stessa dirigenza della Lega nord faceva e sicuramente, ancora fa affari con esse. Il collega in affari del tesoriere della Lega nord Francesco Belsito, un imprenditore veneto di nome Stefano Bonet, operava all’estero nel riciclaggio di soldi sporchi della ‘ndraghetta.  Si è scoperto anche, che esponenti di questa organizzazione criminale calabrese fossero già inseriti dentro alla struttura organizzativa ed operativa della Lega nord. Si sospetta che i fondi investiti da Belsito e Bonet in Tanzania e Norvegia, fossero di origine malavitosa. Insomma, la Lega nord non solo sfruttava per i suoi fini i soldi sporchi delle mafie, ma contribuiva anche all’opera di  riciclaggio all’estero  di questi fondi neri. Sempre il Bonet, a quanto risulterebbe dagli organi informativi più accreditati,  e dalle intercettazioni telefoniche degli inquirenti, avrebbe svolto opera di investimento all’estero per conto del vaticano. Insomma, i fili di questa temibile trama eversiva portano sempre agli stessi, ben noti referenti, che affiorano e sempre sono citati nelle cronache, quasi quotidiane, relative alle inchieste svolte dalla magistratura contro la corruzione e la criminalità organizzata. Dai commenti scritti nei quotidiani e riportati negli altri grandi organi informativi e radiotelevisivi pubblici e privati, sembrerebbe che l’unica colpa dei leghisti sia quella di essersi appropriati dei fondi pubblici destinati al finanziamento al partito. A pagare parrebbe debba essere solo la famiglia Bossi con i contabili infedeli. Ed invece non è così. Perché il problema è assai più grave e di incalcolabile portata. Si stanno già delineando i contorni, per adesso ancora non molto definiti, ma già assai allarmanti e densi di futuri sviluppi, di un disegno di aggressione al cuore stesso dello Stato, in cui, gli ingredienti dell’eversione nera, dell’infiltrazione malavitosa nelle istituzioni pubbliche e spregiudicate operazioni finanziarie delle banche vaticane sono assai spesso associati. Sulle infiltrazioni mafiose al nord, ha fatto sentire la sua voce, in più occasioni, lo scrittore Saviano, contradetto sempre dall’ex ministro degli interni Maroni. Che costui, dall’alto della sua carica, ancora non si fosse accorto di queste situazioni di connivenza del suo partito con le mafie è quanto meno sorprendente. Oggi, però, si eleva al ruolo di accusatore  e fustigatore dei costumi degenerati della famiglia Bossi. Il tutto si risolverebbe in un regolamento di conti tra i due principali esponenti. Ed invece non è credibile che tanti alti responsabili, presuntuosi e boriosi, dirigenti del partito non sapessero di operazioni così importanti come gli investimenti di fondi neri in territorio straniero. I partiti, come le società di capitali, decidono sempre attraverso i propri organi statutari. I componenti degli organi direttivi non possono trincerarsi dietro un “non sapevo”. Essi dovevano sapere perché sono direttamente responsabili, in base alle cariche ricoperte. Il segretario non è il dominus assoluto ed incontrastato, diversamente i partiti si trasformerebbero in  patrimonio di famiglia. La stessa Rosy Mauro non era investita di una carica, all’interno del partito, che la ponesse in una situazione particolare e diversa da quella di tanti altri dirigenti, eppure agiva e pretendeva di ottenere, dagli amministrativi, versamenti di somme non spettanti. La mia convinzione è che se tutti lasciavano fare significa che sapevano ed accondiscendevano. Spetterà alla magistratura, certo, fare chiarezza in modo pieno ed incontrovertibile, così che ciascuno risponda per le responsabilità a suo carico emergenti. Ma fin da ora, si può anticipare che non è con la nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti che si risolveranno tutti questi problemi della politica italiana. Fintanto che non si taglierà la testa all’Hydra che ha attanagliato, con le sue spira, tutta la struttura organizzativa, pubblica e privata, del nostro paese, non si potrà mai conseguire un risultato di vero cambiamento capace di riportare quella pace e serenità necessaria  ad instaurare un nuovo clima di fattiva collaborazione sociale, di cui tutti i cittadini hanno un estremo bisogno.