La grande paura della Corea del Nord.

 

 

Di Andrea Atzori

 

Come se non bastassero gli altri numerosi fronti di guerra aperti nei vari scacchieri internazionali in cui si misurano e si confrontano le contrapposte  forze da cui il pianeta è diviso, per civiltà, fondamenti politici e religiosi, che sempre registrano come primattore indiscusso gli Stati uniti d’America, in questi giorni stiamo vivendo con ansia l’acuirsi di un altro vecchio conflitto che ha infiammato l’estremo oriente nei primi anni cinquanta.

Fu questa una delle prove più difficili che il mondo ebbe a superare dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Due potenze ormai nucleari, URSS e USA, reggevano le sorti dei due emisferi in cui la Terra era ideologicamente divisa. Il rischio di un conflitto atomico era, pertanto, assai reale e temuto per l’avvento di un nuovo tipo di arma, pressochè risolutiva. Dopo il nucleare, il mondo era divenuto ormai diverso, non più definibile secondo i vecchi schemi da cui veniva contraddistinto in passato.

La guerra di Corea fu quella in cui fece la sua prima apparizione questo nuovo nemico dinanzi al quale ogni uomo avrebbe sentito le sue ginocchia piegarsi. La guerra fredda tra i due colossi intercontinentali, le c.d. superpotenze, aveva fatto la sua prima apparizione. La guerra iniziò nel 1950, in seguito all’invasione da parte della Corea del Nord, del territorio della Corea del Sud che, in quanto retta a struttura capitalista, rientrava nell’orbita di influenza degli americani. Durò tre anni e fece circa 2.800.000 morti.

Gli attriti tra i due paesi non sono mai , praticamente, finiti. Lo scoppio di un nuovo conflitto è stato, finora scongiurato solo dal senso di responsabilità di paesi come la Cina, totalmente impegnata nel suo sforzo di espansione economica e interessata a mantenere la pace in quella regione, al fine di ridurre la pressione di una presenza ostile, quella americana. Periodicamente, le rivalità tra le due Coree arrivano al punto di degenerare in scontro militare, ma finora il peggio è sempre stato scongiurato. Pyongyang non ha mai cessato di fare la voce grossa, ed i suoi proclami minacciosi hanno fatto paura e tremare i quattro angoli della terra, specie in questo momento storico che la vede approdata tra il club internazionale delle potenze nucleari.

Essa continua il suo programma di ricerca nucleare e procede a nuovi test atomici, nonostante questi siano stati banditi da accordi internazionali intervenuti tra le grandi potenze. Eppure, queste periodiche crisi, si sgonfiano subito, dopo che vengono a cessare le cause che le avevano provocate e scatenate. Infatti, il nord Corea è un paese isolato, colpito in maniera durissima dagli embarghi non solo di natura militare, ma commerciale e finanziaria a cui è stato sottoposto. E’ praticamente, l’unico stato a regime socialista sopravvissuto all’implosione dell’Unione sovietica. Contro di sé sente la pressione di tutte le nazioni del mondo, il fiato degli americani sul suo collo. L’unico alleato rimasto quasi, finora, fedele è la Cina.

Se teniamo conto del fatto che si dà quasi per scontato un attacco militare USA, da cui è classificato al primo posto tra i c.d. Stati canaglia, possiamo ben comprendere lo stato di apprensione e tensione da cui la gerarchia di comando di questo paese viene pervasa. Infatti, alcuno degli Stati non alleati degli americani che abbiano voluto dotarsi dell’arma atomica, è sfuggito alle minacce di intervento militare da parte degli Usa e degli altri paesi occidentali. E l’esperienza ci insegna che quasi sempre dalle parole sono passati ai fatti. La guerra del golfo contro Saddam ed il suo Iraq, fu giustificata come l’attacco preventivo ad uno Stato canaglia che si stava dotando di un arsenale atomico.

La verità non confessata ma divenuta di dominio pubblico, fu che le prove contro Saddam non esistevano, e furono inventate in modo truffaldino, al solo scopo di guadagnarsi il plauso dell’opinione pubblica e poter scatenare contro di Lui una guerra micidiale, con l’appoggio di tutte le potenze atlantiche. Lo stesso destino attende l’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Per questa serie di motivi non credo che la Corea del nord ed il suo giovane presidente Kim Jong, abbiano intenzione di mettere in atto la minaccia di aggressione atomica agli Stati uniti. Piuttosto, si sente la vera causa della loro compulsiva ed esagitata reazione alle manovre militari che i due alleati nemici, Corea del sud e USA, stanno eseguendo in prossimità della loro frontiere. Non può essere diversamente e bisogna capire un popolo stremato dalle sanzioni commerciali internazionali, ridotto in estrema miseria, privato delle minime fonti di sostentamento.

Come per l’Iraq di Saddam, è stato posto in essere un totale isolamento economico, politico internazionale che conduce, inevitabilmente, alla catastrofe umanitaria. Migliaia di bambini stanno morendo, ogni giorno, per denutrizione e mancanza di farmaci. La distruzione della Corea del nord è un altro capitolo che si aggiunge al piano di sottomissione  e soggiogamento delle potenze recalcitranti al dominio americano. La Cina non comprende che la responsabilità di questa situazione di crisi internazionale non è del suo alleato, ma di chi vuole stringere, anche tutto il continente asiatico, in una morsa micidiale da cui non può sfuggire. Il grande boa sta già chiudendo le sue spira intorno al loro collo e tenta di strangolarle.

In pratica, proprio la nazione che, finora, è stata l’unica a fare uso del nucleare a scopi bellici, è anche quella che non accetta che alcuna altra ne possa essere detentrice senza il suo consenso. L’arma nucleare, in queste condizioni, diventa un deterrente dentro a cui si rifugia il nemico contro cui vengono mirati gli attacchi. La Corea del nord sbraita e si dimena, si rende autrice di proclami minacciosi, pone in essere azioni che vorrebbero preludere all’uso dell’arma fatale, ma, in effetti, si sta solo barricando in casa, terrorizzata dalla paura del prossimo attacco. Questo comportamento ha contraddistinto tutti i presidenti dei paesi contro cui gli americani hanno dispiegato le loro forze e quelle dei loro alleati.  

Saddam aveva a suo tempo, reagito allo stesso modo, ed  Ahmadinejad già lo sta facendo. Facilmente, i coreani moriranno senza avere fatto uso del loro arsenale atomico. Gli americani lo distruggeranno con i loro caccia invisibili ma la Cina non sarà risollevata nelle sue paure. Si ritroverà in casa gli americani e non saprà reagire o lo farà troppo tardi. Nessuno avrebbe pensato che la Corea avrebbe preceduto l’Iran nella sua capitolazione agli americani. Ma non credo che molto tempo separerà le due nazioni nell’impressionante sorte  che le attende. Russia e Cina rimarranno anch’esse sole, dinanzi al tragico destino e rimpiangeranno i loro alleati lasciati morire soli in balia della furia rabbiosa degli occidentali. Nello stesso momento cruciale in cui si decidevano i destini non solo loro, ma dell’Asia e del mondo intero!