Napolitano conferisce l’incarico di formare il nuovo governo ad Enrico Letta, proprio il 25 Aprile, festa della liberazione.

Di Andrea Atzori
La festa della liberazione del 25 Aprile 2013 si svolge in un clima di estrema tensione nel paese a causa della crisi politica. Una fase difficilissima attraversata dalla Repubblica italiana come non si era mai vista dalla sua costituzione, alla fine della seconda guerra mondiale. Sono assai univoci i segnali che arrivano agli analisti politici più sensibili ed accorti, sulla deriva alla quale vengono abbandonate le nostre istituzioni. Esiste un circolo vizioso al quale non si può sfuggire. Il sistema economico liberista imposto dall’alto allo Stato italiano, in seguito ad eventi internazionali che lo trascendono e non si può far finta di ignorare, ha dato prova di tutta la sua inefficienza nel rispondere alle esigenze ed ai bisogni di una società progredita anche tecnologicamente, come questa nostra del terzo millennio. Una teoria già superata secoli or sono e rispolverata solo allo scopo di supportare uno sforzo revisionista diretto ad imporre, con la minaccia di una guerra nucleare devastante e distruttiva, la restaurazione di un ordine mondiale sepolto nella notte dei tempi, antistorico e propagandato come nuovo. Questo tentativo di spostare indietro le lancette dell’orologio cosmico è stato pari a quello, persino ridicolo, di riportare in vita un morto. Questa crisi economica tremenda innescata dall’imposizione violenta del liberismo economico, dentro a modelli di convivenza umana troppo evoluti per esserne informati, esplica l’effetto distruttivo appropriato, direi ideale, ben strumentale agli scopi perseguiti da un ceto sociale disposto ad ogni nefandezza pur di conseguire il suo obbiettivo, quello di eliminare con un colpo di spugna il progresso sperimentato dall’umanità nel corso degli ultimi decenni del XX° secolo. Al bene della comunità è stato anteposto quello individuale e personale di un gruppo di potenti organizzati che non temono e neppure si accorgono e sono in grado di percepire l’assurdità di pretese fondate sulla superiorità genealogica derivante dalla volontà di un creatore che la scienza moderna non può individuare in una particella subatomica. Il senso della pretesa di elevarsi al di sopra della legge, di rendersi “Legibus solutus” si sostanzia nella rivendicazione di un potere di fare ciò che si vuole senza sottostare al sindacato del “giudice naturale precostituito per legge”. Rendersi indenne ai controlli della legge, implica il massimo della discrezionalità possibile ed immaginabile; essere padrone della vita e della morte degli altri uomini, che chiamare propri simili sarebbe espressione largamente eufemistica. Con questo obiettivo, fisso fino all’estremo limite del proprio orizzonte, il disastro provocato dal progressivo sbriciolarsi dell’intera impalcatura istituzionale a causa dello smantellamento e della demolizione della struttura amministrativa dello Stato e del patrimonio immobiliare pubblico a favore del privato, è destinato a preparare l’avvento della tempesta perfetta dentro alla quale il principe del male avrà libertà di agire. All’obiezione che tutto sta avvenendo per volontà del popolo e quindi democraticamente, si può obiettare che la nostra costituzione contiene in se stessa gli anticorpi necessari ad impedire che un’eventualità del genere si verifichi. La minaccia però si fa più temibile quando, come sta accadendo in Italia, anche quella che si sarebbe dovuta identificare nell’opposizione democratica si rivela essere un’alleata affidabile e sicura dell’insidia conclamata che, a marce forzate, procede verso il suo obiettivo di abbattimento del regime democratico ed instaurazione del potere assoluto. Era previsto, il partito democratico è attratto come una calamita dall’estrema destra irriducibile e fascista. Avendo seguito personalmente, il corso degli eventi che hanno segnato la crisi del governo Berlusconi e l’insofferenza dei leader dell’opposizione democratica che, tradendo l’ideale politico da loro professato, si operavano attivamente per spaccare dall’interno il loro stesso partito, ho sempre denunciato questa situazione di fatto come la spinta irresistibile impressa dall’apparato clericale a tutti gli schieramenti politici nazionali verso la definitiva e fatale soppressione del volo della colomba della pace e della libertà. L’alleanza tra pseudo democratici ed il rinascente fascismo è stata giustificata formalmente con il bisogno di contrastare ed opporsi all’antipolitica dei Beppe Grillo ed il suo movimento. Ma ben conoscendo la reale evoluzione degli avvenimenti politici anche precedenti alla comparsa di Grillo nell’agone politico, sono sicuro trattarsi solo di un tentativo di circonvenzione dell’elettorato immaturo di questo stranissimo paese. Non sarebbe altrimenti spiegabile una situazione contraddittoria destinata a consegnare il partito democratico al pubblico ludibrio, se è vero ed indiscutibile il fatto che, dopo il rifiuto di tornare subito alle urna, in seguito alla caduta del governo di Berlusconi, motivandolo con l’esigenza di salvare l’Italia dal default economico, per il bene del paese, come non cessava mai di gridare al mondo intero il segretario Bersani, venne mandato al potere il governo tecnico di Monti demandato a varare le misure di lacrime e sangue, in particolare l’introduzione dell’IMU; sempre con la stessa scusa, oggi, si reimpianta un governo a guida famiglia Letta, zio e nipote, che imporrà come prima misura la restituzione di quella stessa imposta IMU. Questa non è politica ma una violenza all’intelligenza degli europei prima ancora che degli italiani, che fanno gli orecchi da mercante. Una vera e propria presa per i fondelli. Un tradimento che sarebbe stato meno amaro e disgustoso se si fosse detta la verità al paese fin dal primo momento. E’ di oggi un editoriale pubblicato da Marco Travaglio, dal titolo “O siete coglioni o siete complici”. Si compone di una serie lunghissima di domande formalmente rivolte al Partito democratico, con le quali si rinfacciano tutte le mani tese dei leader democratici a Berlusconi, per liberarlo dai suoi guai giudiziari e rimetterlo in sella, e un diretto intervento per agevolarlo nell’opera di smantellamento della Costituzione e conseguente soppressione delle libertà democratiche. Insomma l’Italia è già un paese consegnato alla tirannide, in piena rotta di collisione con il resto del mondo civilizzato, dove le dittature sono state abbandonate da lungo tempo e per sempre. E’ facile comprendere come questa peculiarità, poco condivisibile, sia direttamente connessa con l’handicap di avere il Vaticano in casa. La prima dittatura fascista è nata in Italia e nello stesso paese ritorna oggi che è già scomparsa del tutto dal resto del mondo. La sensazione che fosse stata per sempre bandita dalla faccia di questa Terra, era pertanto, errata. Una cosa per cui vergognarsi di essere nati e cresciuti come cittadini di questo paese. E’ impressionante che proprio oggi, festa della liberazione dal nazifascismo, il Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano abbia conferito l’incarico di formare il nuovo governo ad Enrico Letta, nipote di Gianni Letta, il braccio destro di Silvio Berlusconi. Entrambi questi uomini politici sono imparentati con Guido Letta, un prefetto fascista solerte e spietato esecutore delle leggi razziali emanate da Mussolini contro gli ebrei. Di lui si occuparono le cronache dei giornali in seguito all’inaugurazione, quasi clandestina, fatta nel piccolo comune terremotato di Aielli, in provincia di L’Aquila, di una piazza a lui dedicata e di un suo busto eretto nella stessa piazza, costruiti con i soldi del terremoto. Questa circostanza fece scattare le rimostranze dell’ANPI, l’associazione nazionale dei partigiani italiani e delle opposizioni democratiche. Un monumento allo zio di Gianni Letta, a cui venne poi conferita la cittadinanza di quel comune, conclamato gerarca fascista macchiatosi di feroci crimini e genocidi razziali, con i soldi destinati al terremoto. Con quale spirito Napolitano abbia festeggiato oggi, il 25 Aprile, festa della liberazione, non riuscirò mai a capire.