L’occidente torna ancora alle frontiere della Russia e ne chiede la resa senza condizioni.

 

 
 
 

Di Andrea Atzori

 
 
Gli eventi in Ucraina stanno dando ragione a chi aveva predetto lo scenario di un paese dilaniato dalle estreme tensioni est-ovest. Il terremoto ha partorito il mostro. Esso vive già e comincia ad incubare tutti i vari componenti, che come miscela esplosiva, porteranno allo scontro finale e catastrofico tra i due mondi contrapposti in cui si è concentrata la follia distruttiva della specie umana. Come da un passato storico solo studiato sui libri di scuola, dall’anima collettiva dei popoli europei è risorta, in un crescendo di istinti e passioni per troppo tempo repressi, tutta la rabbia incontenibile, spenta solo dalla devastazione orrenda dell’ultimo conflitto mondiale. Gli dei hanno di nuovo sete. Sete di sangue. 
Un profondo conoscitore dell’animo umano come lo scrittore francese dell’ottocento Anatol France avrebbe potuto dare una spiegazione più appropriata di questi furiosi, tremendi, sanguinosi attacchi, di una violenza inaudita, partoriti dall’odio dell’uomo contro il suo simile e diretti contro l’ordine costituito di una nazione chiamata a svolgere una funzione naturale di separazione tra due mondi eternamente a rischio di collisione, il cui attrito genera, immancabilmente un incendio distruttivo, da cui ogni forma di convivenza umana ne esce o trasformata o definitivamente distrutta. 
Il susseguirsi degli avvenimenti è ormai noto. Il presidente Ucraino Victor Yanukovich è stato costretto a scappare letteralmente, con tutto i componenti del suo governo, in seguito alle violenze di una folla inferocita aizzata a proposito dalle potenze straniere determinate ad aprirsi un varco dentro al cuore del territorio russo. Tutte le istituzioni nazionali degli Stati, contro cui gli occidentali lanciano la loro sfida bellica, sono delegittimate in partenza, sulla base solo del diktat imposto dall’alto, quello della ferocia inumana che spinge alla guerra infinita. Chi è nato dopo la fine dell’ultimo conflitto mondiale ha potuto conoscere la verità di quanto accaduto solo attraverso i libri. Ma oggi, può avere una vera e propria conoscenza empirica diretta di quei fatti, solo assistendo all’evolversi delle odierne vicende sulla rivolta in Ucraina. 
Le organizzazioni naziste ucraine collegate con le autorità militari tedesche impegnate nell’invasione militare della Russia, non si erano mai sciolte, ma sono continuate a vivere nell’ombra, sia in Europa,in particolare in Germania, sia negli Stati Uniti, dove i loro elementi di spicco, sono divenuti collaboratori apprezzati da parte del Pentagono e della CIA. La rete organizzativa di estrema destra Svoboda è sempre stata operativa sia all’estero che in Ucraina, dove pare avesse assunto carattere di paramilitare, con campi di addestramento di giovani reclute da avviare ai vari teatri di scontri di piazza contro le forze di polizia degli Stati colpiti dall’ostracismo delle potenze occidentali.
 La rivolta in Ucraina ha seguito limpidamente lo stesso schema adottato in Georgia. Chi può mai dubitare trattarsi di un piano molto chiaro e concreto, preordinato alla destabilizzazione degli Stati satellite dell’Unione Sovietica prima e della Russia poi? Ma la violenza usata contro l’Ucraina è stata qualcosa di inaudito. Che può essere giustificata solo in considerazione dell’estrema importanza che questo territorio riveste nel disegno geostrategico di attacco militare al potente Stato russo. Teniamo conto del fatto che ottenere il risultato di rovesciamento del regime in Ucraina, è stato molto più facile di quanto non lo sia stato in Siria, dove ancora si combatte e il potere di Assad è ancora ben lungi dall’essere piegato. Ma in Siria ci sono stati, finora, più di 150.000 morti, mentre in Ucraina, dove l’esercito ha rifiutato di intervenire, meno di 100 morti, negli scontri di piazza tra rivoltosi e polizia, che hanno già fatto inorridire un’intera metà del mondo, quello occidentale. Quel tanto vituperato Yanukovich è stato un timido agnellino se confrontato ad Assad, impavido guerriero. Se al posto del presidente Ucraino vi fosse stato Assad con il suo esercito, il finale sarebbe stato assai diverso!
 A Kiev è già insediato un nuovo governo formato da elementi della guerriglia urbana e sostenuto dagli europei ed americani. L’ex presidente dell’Ucraina Julia Timoscenko, in carcere per scontare una pena a sette anni di reclusione inflitta per il reato di corruzione, è stata liberata. Il popolo della piazza Maidan la venera come santa. I telegiornali nazionali e mondiali hanno dato grande risalto alla maestosità ed al valore economico della dimora del presidente Yanukovich, dopo la sua fuga. Assolutamente accecati da quell’odio personale senza confini per un uomo la cui ricchezza personale impallidirebbe se confrontata anche solo con quella dell’ex presidente dell’INPS Mastrapasqua, titolare di ben 25 incarichi, senza contare gli altri 10 di cui era investita la sua consorte, il cui stipendio mensile come presidente dell’Istituto previdenziale nazionale, ammontava ad oltre 800 stipendi della media di tutti i dipendenti dello stesso istituto. Moltiplicando per 800 una media di oltre 1500 euro mensili, si otterrebbe l’importo dello stipendio mensile di questo dirigente solo per quanto riguarda il suo incarico all’INPS. Altri 24 ne aveva, oltre alle altre tantissime provvidenze di cui sicuramente disponeva per ogni minima attività svolta e che funzionava anche solo come accessorio ma che forse era ancora più consistente dello stesso stipendio! Yanukovich al suo confronto era di sicuro, un semplice morto di fame. 
Senza bisogno di scomodare i vari Berlusconi, Agnelli, della Valle, Scaroni ecc, possiamo comprendere quanto i media occidentali siano faziosi e quanto il popolo sia non solo disinformato, ma anche responsabile in quanto, individualmente, le possibilità di esprimere un’obiettività di giudizio esistono, solo che, nella propria coscienza, lo si voglia. Negli Stati Uniti, mentre ancora ruggiva la crisi economica del 2009, i telegiornali di tutto il mondo, diffondevano le notizie di manager di grosse multinazionali che si aumentavano gli stipendi e compravano intere isole degli arcipelaghi più esotici dei mari tropicali. Per non parlare, anche quì della famiglia Bush o di quella Kennedy. 
I primi provvedimenti presi dal parlamento ucraino, dopo la destituzione da presidente di Yanukovich, sono stati l’abolizione del bilinguismo, e quindi l’abolizione della lingua russa come seconda lingua, e l’indizione di nuove elezioni per il 15 maggio. Trattative serrate sono in corso con l’ Unione europea per ottenere aiuti economici necessari per alimentare le casse pubbliche ormai prosciugate. L’Ucraina non ha alcuna struttura industriale ed i suoi prodotti sono venduti esclusivamente in Russia. In Europa nessuno li vorrebbe. Ora la Russia minaccia di istituire un blocco doganale assai pesante contro le importazioni dei prodotti agricoli ucraini, che in pratica si traduce in sanzioni economiche dirette a punire una nazione che ha voltato le spalle alla Russia. I contratti vantaggiosi per la fornitura di gas da riscaldamento non verranno rinnovati. 
Tutto l’apparato industriale ucraino è concentrato nel sud e nell’est del suo territorio, cioè nelle regioni russofone, Donetsk, di cui è originario Yanukovich, e Crimea, la cui popolazione è per l’80 per cento russa. Inoltre la Russia ha già revocato il prestito di 15 miliardi di euro che aveva promesso quando presidente era ancora Yanukovich. L’Unione europea non ha elargito alcun dono alle richieste di aiuto dei volenterosi filo occidentali ascesi al potere a Kiev, ma ha solo consigliato un prestito del F.M.I. Il solito stratagemma per legare il laccio al collo degli Stati già in situazione di crisi irreversibile, come è stato per la Grecia ed a suo tempo per l’Italia. Nazioni che chiamarle tale è solo un eufemismo, in quanto sono tanto sommerse dai debiti che ogni cittadino, compresi i neonati, sono debitori di oltre 50.000 euro nei confronti degli Stati e degli organismo finanziari internazionali. Sul capo di ogni nuovo bambino che nasce, pesa già un debito non indifferente. Nazioni che non ce la fanno neppure a pagare gli interessi su quei debiti astronomici.
L’Ucraina, già prostrata dalla crisi economica, all’indomani stesso della sua annessione all’Europa ed alla Nato, sarà oggetto di attenzioni particolari da parte della c.d. Troika, Commissione europea, Banca commerciale europea e Fondo monetario internazionale. L’austerity imposta sarà la peggiore tra tutte quelle adottate in Europa. L’Ucraina finirà peggio della Grecia. La reazione della Russia dopo il rovesciamento del governo in carica, si è fatta attendere. Infatti Putin era impegnato nell’ultima fase delle olimpiadi di Sochi e ci teneva a che non venisse oscurata la sua apoteosi. Ma ci hanno pensato il primo ministro Medvedev ed il ministro degli esteri Lavrov a recapitare alle cancellerie occidentali il loro parere sugli eventi che, a tutta prima, potevano apparire come una loro sconfitta. Dalle loro dichiarazioni, il governo provvisorio dei rivoltosi, non è da considerare un governo legittimo, in quanto opera di bande di rivoltosi violenti e sanguinari.
 Legittimare costoro sarebbe un segnale gravissimo lanciato a tutta la comunità internazionale diretto a far apparire lecito ogni rovesciamento di regime quando e se voluto dalle nazioni della Nato. Tanta parte del mondo islamico e slavo sono stati messi a ferro ed a fuoco ed altri, ancora lo sono, sacrificati sull’altare di una ideologia democratica di cui non si trova traccia in alcuno degli Stati membri dell’alleanza atlantica e che crea, più che il sospetto la certezza, che ciò sia preordinato direttamente a realizzare un disegno di dominio imperialista mondiale, fondato sulla presunta imbattibilità della forza militare bellica di cui essi dispongono.
 Ma nel caso dell’Ucraina il problema fondamentale è costituito dall’estrema insidia rappresentata dall’installazione di rampe di missili antimissili, c.d. scudo atomico, proprio ai confini del territorio russo, che esporrebbe la Russia ad un rischio non tollerabile per quanto riguarda la sicurezza nazionale, in quanto darebbe alla Nato il vantaggio del primo colpo di attacco nucleare, del quale il pentagono ha fatto una dottrina di tattica e strategia militare. Il problema per la Russia sembra essere, in primo luogo la sua stessa indisponibilità all’aggressione bellica. Troppo dormiente l’orso russo! Fiducioso nella ripresa della efficienza del suo esercito e dei sistemi di difesa, ma incurante del fatto che mentre lui fa un passo in avanti, il suo avversario ne fa due. Compreso questo successo nel rovesciamento del regime di Yanukovich. La Russia aspetta, ancora e sempre il primo attacco, la prima mossa da parte dell’avversario. 
Non esclude la possibilità di intrecciare relazioni diplomatiche con il futuro governo della Timoshenko. Lascia tutto in sospeso per poter valutare dalla piega che prenderanno gli eventi e dalla disponibilità della controparte al dialogo. Intanto, l’esercito russo si esibisce in esercitazioni militari ai confini con L’Ucraina, dove 150.000 uomini e 90 aerei sono stati impegnati in un test di reattività all’attacco. La Nato minaccia di intervenire se la Russia dovesse passare dalle minacce ai fatti. Intanto il presidente Yanukovich ha ricevuto asilo e protezione in Russia e le regioni russofone di Donetsk e Crimea passano alle manifestazioni di piazza, furiose e minacciose, per rivendicare il loro diritto alla secessione dal resto dell’Ucraina.
 La Crimea è sempre stata, storicamente, territorio russo. Fu Nikita kruscev a donarla nel 1954 all’Ucraina, nell’intento di favorire l’integrazione tra le due etnie. A Sebastopoli la Russia tiene ancora ormeggiata la sua flotta navale e non ha alcuna intenzione di essere sfrattata. Blindati russi in questi giorni hanno invaso le strade della città. Un manipolo di trenta uomini armati ed in tute mimetiche, hanno occupato il palazzo del governo nella capitale della Crimea Sinferopoli ed hanno sostituito la bandiera ucraina con quella russa. La popolazione della Crimea aspira ad indire un referendum per la secessione. A questa soluzione si oppone sia il governo di Kiev che la Nato. I cui organi centrali si sono espressi categoricamente per il mantenimento dell’integrità territoriale dell’Ucraina, minacciando intervento militare in caso contrario. 
Il presidente del governo della Crimea si lamenta delle continue vessazioni e minacce a cui sono sottoposti, quotidianamente, i cittadini di lingua e origine russe e chiede l’intervento di Mosca in loro aiuto. La popolazione che manifesta in Crimea chiede alla Russia di non abbandonare i suoi figli. Tutti si augurano e sperano che Putin rompa quella brutta nomea che aleggia su di Lui che lo dipinge come un leader debole. Con queste parole si è espresso il capo del governo della Crimea