Referendum plebiscitario in Crimea per il ritorno alla madre patria Russia.





Di Andrea Atzori


In Crimea si è già concluso il referendum tenutosi per sancire la volontà del popolo a staccarsi dall’Ucraina ed aderire alla Russia.

La stragrande maggioranza della popolazione della Crimea è di nazionalità e lingua russa. Pertanto, questa consultazione elettorale che dava loro l’opportunità di pronunciarsi circa la loro volontà di stare dalla parte dell’Ucraina o della Russia, è stata salutata come un’ancora di salvezza cui aggrapparsi, per intraprendere il cammino di ritorno verso la loro casa, la madre patria Russia.
L’esito del referendum è stato plebiscitario, quasi il 100 per cento dei votanti, per l’esattezza il 95 per cento, si è espresso a favore di questa soluzione. La risposta alla chiamata alle urna è stata superiore all’ottanta per cento. Che questo sia un modo di rispettare la c.d. autodeterminazione dei popoli è, assolutamente, incontestabile.
Conosciamo, ormai, gli eventi che hanno determinato questa situazione, cioè la spaccatura tra popolazione ucraina e russofona all’interno della stessa nazione di cui entrambe facevano parte. La rivolta contro il legittimo potere insediato a Kiev oltre a fattori di natura economica era, in prevalenza, fondata su divisioni etniche. Gli ucraini costretti a convivere con i russofoni, con cui non vanno d’accordo. Su queste potenziali cause di attriti e contrasti imperversanti dentro al tessuto sociale nazionale, le potenze occidentali hanno avuto modo di soffiare, abbondantemente, sul fuoco.
Succede che gli Stati occidentali non accettano gli esiti della consultazione elettorale e inveiscono contro l’uso del referendum diretto alla secessione della Crimea. Sostengono che sarebbe una violazione della sovranità dello Stato ucraino. Quella sovranità già abbondantemente cancellata dalla sovversione violenta del governo al potere per volontà popolare, in quanto frutto di libere elezioni.
Escludere e negare valore di potere legittimo al governo nazionale e riconoscerlo, di converso, ai moti di piazza, violenti e sanguinari, in cui non è neppure certa la vera nazionalità dei partecipanti, essendo la fazione più violenta e spietata dei rivoltosi, di nazionalità straniera, è assolutamente assurdo se non nella misura in cui si voglia legittimare un atto di guerra, facendolo passare per espressione di libertà democratiche.
La Nato ha invaso ed annesso all’Europa il territorio del Kosovo, nonostante si trattasse di palese violazione della sovranità nazionale della Serbia a cui il Kosovo apparteneva. Ma non è disposta ad ammettere che la Russia ha persino più diritto di intervenire in Crimea, essendo giustificata dal fatto che questa popolazione è per la maggioranza di etnia russa. Gli americani hanno invaso tutte le nazioni slave con la guerra nei Balcani, al solo scopo di allargamento militare e territoriale in tutta l’Europa orientale.
Senza l’intervento della Russia, avvenuto, peraltro, senza sparare, neppure un colpo, il destino dei russofoni nell’Ucraina del sud e dell’est, era segnato. Si sarebbe verificata una carneficina, con veri e propri casi di pulizia etnica come è stato, fino all’intervento Nato, in Jugoslavia. Questo vuol dire che la pace non può esistere senza la presenza della Nato? La Russia dovrebbe assistere, passivamente, allo sterminio del suo popolo solo perché le viene imposto il divieto dagli occidentali. Siamo, ormai, alla follia più pura. 
Gli occidentali sono già pronti a pretendere la stessa resa del potere legittimo in Russia sulla base delle loro strane concezioni di libertà e democrazia. Nessuno Stato al mondo è democratico senza la loro presenza. Governi rispettosi dei diritti umani sarebbero solo quelli fantoccio da loro stessi messi al potere, in ogni Stato del mondo, per la gestione, protezione e salvaguardia dei loro interessi economici e strategici militari. 
La Nato continua a lanciare minacce gravissime contro la Russia che sottintendono la volontà di scatenare una guerra mondiale in Europa, addebitandone le colpe alla Russia, che non ha alcuna intenzione di cedere alle loro pressioni, ben sapendo che questo significherebbe aprire le porte della fortezza eretta a difesa della Russia contro la terza invasione occidentale. Le stesse manovre, dirette alla sovversione violenta del potere nazionale, sono già in corso anche dentro al territorio russo e Mosca potrebbe fare la stessa fine di Kiev se non venisse decisa ed attuata una resistenza totale con tutta la forza militare di cui la Russia dispone. La guerra in Europa è già matura. 
Gli occidentali stanno solo tentando di indebolire la Russia economicamente, anche se sanno bene che ciò è impossibile, essendo essa ricchissima di materie prime e di industria pesante. La loro speranza consiste, in prevalenza, nello stesso carattere di Putin, che considerano incerto ed incapace di intraprendere azioni dirette a produrre una catastrofe di immensa portata, come sarebbe una guerra moderna scatenata senza esclusione di colpi, mettendo nel conto anche l’uso integrale e globale del nucleare. 
Cosa di cui gli statunitensi credono di avere l’assoluta esclusiva, riservandosi il diritto al primo colpo, sapendo bene che sarebbe quello più devastante. Hanno imparato a vedere in Putin un uomo debole, come lo descrive oggi la stampa nazionale USA, che ospita, addirittura un parere in tal senso, di un loro noto psichiatra. In particolare, per la sua disponibilità, manifestata nella guerra in Siria, di rimettere nelle mani degli alleati Nato, gli arsenali di armi chimiche di Assad. 
Ecco, gli americani contano molto sul fatto che alla fine, Putin, attirato dal miraggio del premio Nobel a cui è stato tempestivamente candidato, assieme a Bergoglio, dietro una nuova richiesta di costui, consegni loro anche tutto l’arsenale atomico di cui dispone, scavandosi una fossa con le proprie mani, solo perché distrutto emotivamente, dal terrore di finire all’inferno!

N.B. La sentenza della Corte internazionale sull’indipendenza del Kosovo non venne accolta benevolmente dalla Spagna, proprio perchè ospitava nel suo seno, un movimento separatista molto forte, l’ETA, che combatteva per l’indipendenza dei Paesi Baschi e che temeva la sentenza aprisse le porte ad un referendum per la secessione anche per loro. Ma anche l’Inghilterra lotta contro la secessione dell’Irlanda del Nord e della Scozia che vuole indire un referendum a questo scopo. In Italia è ancora forte il partito della Lega Nord, che vorrebbe l’indipendenza di tutto il nord Italia. Anche loro hanno salutato molto favorevolmente questa deliberazione della C.I.G., vedendo in essa una possibilità per rivendicare il diritto alla secessione del nord Italia.


Allego l’indirizzo link dell’articolo che pubblicai nel mio blog, nel lontano primo agosto 2010, in occasione della sentenza emessa dalla Corte internazionale di giustizia sull’indipendenza del Kosovo.

http://anticovascello.ilcannocchiale.it/2010/08/01/la_sentenza_della_corte_intern.html