Stati Uniti, bramosi di scontrarsi con la Russia, invadono il Donbass.

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di Andrea Atzori

 

 

Le regioni filorusse colpite dall’attacco mortale scatenato dall’esercito ucraino di Poroshenko, non hanno mai goduto di una vera e propria tregua, neppure dopo gli accordi siglati a Minsk, tra i plenipotenziari di Russia e UE, a febbraio.

 

 In effetti si è trattato solo di una reciproca implicita intesa, diretta a far emergere la irrefrenabile voglia degli statunitensi, di lanciare il loro esercito alla conquista della Russia, dichiarandole guerra, non con le parole ma con i  fatti!  Un modo per consentire agli americani di calare giù la maschera e rivelare il loro vero volto, cioè le reali loro intenzioni in questa area geostrategica decisiva per il destino del pianeta Terra. Non potrebbe avere altro senso razionale questa doppia virata, in retro marcia, Minsk I e Minsk II, imposta ai combattenti filorussi dal Presidente russo Putin. Pensare che le forze armate USA siano dislocate lungo le frontiere con la Russia per difendere e garantire la sovranità nazionale Ucraina è solo uno scherzo di cattivo gusto, una boutade, battuta di spirito, pura follia.

 Cosi come sarebbe folle immaginare uno scenario geopolitico, per il quale, Russia e Cina iniziassero  ad installare basi militari in Messico ed in tutto il Sud America; con il falso pretesto di volerne salvaguardare l’integrità territoriale dalle indebite intrusioni che gli statunitensi vi hanno sempre operato e praticato senza scrupoli e senza subire alcuna minima forma di resistenza; in realtà per prepararsi all’invasione militare del gigante nordamericano. Un tale scenario è semplicemente, folle anche solo da immaginare. 

Non perchè Russia e Cina non siano in grado di realizzarla, se lo volessero, ma solo perchè sarebbe già tutto finito, prima ancora che iniziasse. A causa del fatto che dal Pentagono partirebbe l’ordine immediato di un attacco atomico  contro i violatori e profanatori dell’inviolabilità e sacralità, di quello che considerano essere di fatto, anche se non di diritto,  il  vero limite delle loro frontiere naturali, il cortile di casa loro, la difesa avanzata dei loro confini nazionali. 

Ebbene, è sorprendente che lo stesso ragionamento non valga a parti invertite. Senza che si riesca a trovarne alcun plausibile motivo. Se non il fatto, forse, determinante ed esclusivo, che Russia e Cina non predicano, attraverso la loro dottrina militare, l’aggressione come metodo di espansionismo imperialista. Concepire la funzione di Stati cuscinetto in Europa, non sarebbe altrettanto legittimo che tracciarne la funzionalità e l’efficienza in America Latina! Una vera e propria eresia dottrinale, in termini giuridici. 

L’esercito filorusso aveva già accerchiato oltre 10.000 soldati ucraini e mille statunitensi, dentro alla sacca di Debaltseve. Sarebbe stata un’ecatombe se Putin non avesse deciso di accondiscendere alle pressanti richieste di Merkel ed Hollande, giunti al Kremlino, espressamente, con questo proposito di impedire che la debacle militare, sul campo di battaglia, si consumasse fino alle sue estreme conseguenze. Pensare che Putin fosse mosso da puro spirito di pietà e magnanimità è assolutamente da escludere. Non essendo tanto sprovveduto da non capire che l’unico modo per  far finire le guerre, quando sono già iniziate, è quello di vincerle. 

Neppure per un momento gli sarà balenata in mente la balzana idea che dopo un genocidio di quelle proporzioni, con decine di migliaia di morti, centinaia di migliaia di feriti e milioni di profughi, un paese tanto profondamente diviso, come da un vero, orrendo abisso di odio, potesse poi essere nuovamente, come d’incanto, riportato alla normalità di una vita di convivenza tra due etnie tanto contrapposte da essersi rese responsabili di un tale oceano di sangue versato sull’altare del proprio orgoglio di appartenenza razziale.Un baratro scavato da tanto sangue non potrà mai più essere colmato! 

E’ difficile ipotizzare, pertanto, una diversa recondita, inconfessabile intenzione del presidente russo, da quella di aprire ponti d’oro alla Nato, attirandola nel suo micidiale e terrificante territorio in cui  già altri due tentativi di invasione, da parte di eserciti potenti, sono miseramente falliti, finendo in immane disastro. Oltre a quello di garantirsi l’appoggio incrollabile e ferreo dei suoi alleati  in estremo oriente, giganti del calibro di Cina ed India, smaniosi ed ansiosi di liberarsi dai lacci di una prigionia coloniale in cui gli anglosassoni le hanno tenute per secoli. Maestri nell’arte della guerra praticata, innanzitutto, con il controllo dei nervi!

Ed infatti, gli effetti della strategia russa non si fanno attendere. Nel corso stesso della vigenza dell’accordo di Minsk II, cioè appena qualche mese, sul cessate il fuoco nel Donbass, il congresso USA, adotta un provvedimento legislativo in cui il governo Obama viene autorizzato ad inviare in Ucraina le forze armate sul campo di battaglia, con armi pesanti, con il falso pretesto di arginare il pericolo dell’invasione russa in Europa, ma, in realtà, per varcarne i confini, credendo di fare una bella e amena passeggiata. 

La Russia rinforza le sue difese lungo tutti i suoi confini nazionali, posizionando le installazioni degli apparati bellici più sofisticati e distruttivi. Lo Stato di allerta delle forze armate è al massimo livello lungo tutto lo sterminato territorio nazionale che si stende dalle estreme propaggini dei freddi ghiacciai del continente artico ed ai confini sterminati con la Cina, fino a quelli con L’Europa. Un territorio tanto esteso è difficile da controllare e proteggere. Anche se a Sud la presenza della Cina offre già un baluardo di tutto rispetto. A distanza di qualche mese potremmo assistere, attoniti, allo svolgersi di questo terrificante conflitto, immane, catastrofico ed apocalittico! 

Post Scriptum
 
Il normale modo di interagire degli USA in America Latina, è stato sempre quello di imporre  il proprio programma politico, economico e sociale, senza accettare alcuna forma di protesta od opposizione. Tutti gli Stati sudamericani hanno sperimentato sulla propria pelle le gravissime conseguenze derivanti da una loro eventuale resistenza ai diktat imposti dagli Stati Uniti d’America.
 Sostegni finanziari alle economie depresse, fatti accettare con la forza delle minacce di una ritorsione militare.  Prestiti trasformatisi in veri e propri cappi al collo, che hanno mandato a picco governi legittimamente al potere, travolti dalla violenta onda d’urto di un revanscismo fascistoide, impersonato da una gerarchia militare assoggettata al volere di Whashington. 
I colpi di Stato voluti, imposti ed organizzati dalla Casa Bianca in America Latina, non si contano neppure più. E’ stato, infatti, coniato un termine tutto originale ed autoctono, per definire il colpo di Stato sudamericano ed è quello usato in tutto il mondo, quello di Golpe. Questo facile trapasso dalla libertà democratica alla dittatura militare, ha meritato, per questi popoli, la definizione non molto lusinghiera di repubblica delle banane.
 E’ di questi giorni la minaccia lanciata da Obama al Venezuela che, anche per i più intelligenti analisti politici, pare preluda ad un prossimo sovvertimento violento del regime socialista ivi imperante, ostile agli USA.  Questa tecnica del colpo di Stato, usata al fine sbarazzarsi di governi nazionali di paesi non allineati alla politica imperialista statunitense, è un marchio inconfondibile del modo di intendere le relazioni internazionali tra Stati, da parte dei nordamericani. Sicuramente non democratico ed irrispettoso dei principi basilari su cui si regge il diritto internazionale.
 A nessuno può sfuggire il carattere colonialista di questo modo di intendere i rapporti internazionali. Ogni angolo più remoto del pianeta Terra è stato scosso da questi terremoti innescati dai colpi di Stato voluti dalla Casa Bianca, organizzati ed attuati dalla CIA e dal Pentagono. Il Medio Oriente e l’Africa settentrionale hanno subito una radicale trasformazione dei loro millenari assetti geopolitici, proprio a causa di questa strategia utilizzata per distruggere ogni forma della civiltà e del potere ivi imperante. 
Oggi, queste dissennate politiche destabilizzanti, hanno prodotto caos e sterminio al punto tale che proprio Obama reclama ancora il diritto di intervenire con la forza militare per riportare ordine, ma in effetti per distruggere per sempre, anche una minima speranza di salvezza per queste popolazioni, viste e trattate solo come una comunità di insetti non come esseri umani. 
Ovunque gli statunitensi siano intervenuti per sovvertire gli ordini internazionali costituiti in intere regioni, hanno prodotto l’effetto devastante del caos e della morte. In Siria, Libia, Iraq, Afghanistan, Ucraina, il mondo sente già diventare purulente le ferite inferte dall’esercito americano. Arriveranno fino al punto  da rivendicare il diritto all’uso dell’atomica, come estremo rimedio per risolvere quei guai che loro stessi hanno provocato.