L’anima golpista americana e la sua refrattarietà alla democrazia!

Di Andrea Atzori

Il normale modo di interagire degli USA in America Latina, è stato sempre quello di imporre  il proprio programma politico, economico e sociale, senza accettare alcuna forma di protesta od opposizione.



Tutti gli Stati sudamericani hanno sperimentato sulla propria pelle le gravissime conseguenze derivanti da una loro eventuale resistenza ai diktat imposti dagli Stati Uniti d’America.

 

 Sostegni finanziari alle economie depresse, imposti con le minacce di una ritorsione militare.  Prestiti trasformatisi in veri e propri cappi al collo, che hanno mandato a picco governi legittimamente al potere, travolti dalla violenta onda d’urto di un revanscismo fascistoide, impersonato da una gerarchia militare assoggettata al volere di Whashington. 

 

I colpi di Stato voluti, imposti ed organizzati dalla Casa Bianca in America Latina, non si contano neppure più. E’ stato, infatti, coniato un termine tutto originale ed autoctono, per definire il colpo di Stato sudamericano ed è quello usato in tutto il mondo, quello di Golpe. Questo facile trapasso dalla libertà democratica alla dittatura militare, ha meritato, per questi popoli, la definizione non molto lusinghiera di repubblica delle banane.

 

 E’ di questi giorni la minaccia lanciata da Obama al Venezuela che, anche per i più intelligenti analisti politici, pare preluda ad un prossimo sovvertimento violento del regime socialista ivi imperante, ostile agli USA.  Questa tecnica del colpo di Stato, usata al fine sbarazzarsi di governi nazionali di paesi non allineati alla politica imperialista statunitense, è un marchio inconfondibile del modo di intendere le relazioni internazionali tra Stati, da parte dei nordamericani. Sicuramente non democratico ed irrispettoso dei principi basilari su cui si regge il diritto internazionale.

 

 A nessuno può sfuggire il carattere colonialista di questo modo di intendere i rapporti internazionali. Ogni angolo più remoto del pianeta Terra, è stato scosso da questi terremoti innescati dai colpi di Stato voluti dalla Casa Bianca, organizzati ed attuati dalla CIA e dal Pentagono. Il Medio Oriente e l’Africa settentrionale hanno subito una radicale trasformazione dei loro millenari assetti geopolitici, proprio a causa di questa strategia utilizzata per distruggere ogni forma della civiltà e del potere ivi imperante. Persino ad Hong Kong, in Cina è stato sperimentato un tentativo di colpo di Stato e la stessa Russia è sempre sotto attacco.

 

Oggi, queste dissennate politiche destabilizzanti, hanno prodotto caos e sterminio al punto tale che proprio Obama reclama ancora il diritto di intervenire con la forza militare per riportare ordine, ma in effetti per distruggere per sempre, anche una minima speranza di salvezza per queste popolazioni, viste e trattate solo come una comunità di insetti non come esseri umani. 

 

Ovunque gli statunitensi siano intervenuti per sovvertire gli ordini internazionali costituiti in intere regioni, hanno prodotto l’effetto devastante del caos e della morte. In Siria, Libia, Iraq, Afghanistan, Ucraina, il mondo sente già diventare purulente le ferite inferte dall’esercito americano. Arriveranno fino al punto  da rivendicare il diritto all’uso dell’atomica, come estremo rimedio per risolvere quei guai che loro stessi hanno provocato.