Respinta dal veto di Francia e USA, la richiesta della Russia di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU, a favore del rispetto della sovranità nazionale ed integrità territoriale della Siria.

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Di Andrea Atzori

La Francia e gli Stati Uniti, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, pongono il veto sulla richiesta presentata dalla Russia di una risoluzione a favore del rispetto della sovranità nazionale e integrità territoriale della Siria.

Si diffonde da settimane, nelle cronache di guerra in Siria, il monito della coalizione militare Nato, cui aderiscono anche Turchia ed Arabia Saudita, di un prossimo intervento di terra delle sue truppe sul campo di battaglia, in cui si stanno affrontando senza esclusione di colpi, i terroristi armati dalle potenze coinvolte in questi interessi geopolitici e l’esercito lealista siriano, rafforzato dall’appoggio incondizionato dell’Iran e dei guerriglieri Hezbollah.

La Russia è entrata di prepotenza in questo conflitto dopo avere ormai assimilato la convinzione che non lasciava adito a dubbi, circa la gravità assoluta dell’andamento di questa guerra, che la chiamava in causa direttamente, e di cui, fino all’estremo si è sforzata di evitare di raccoglierne la sfida. Ne testimonia l’urgenza indilazionabile, la stessa fretta e velocità da record, con cui le installazioni militari sono state erette, i mezzi e gli uomini dispiegati.

I bombardieri Sukoi hanno iniziato, immediatamente, a martellare le postazioni dei guerriglieri sauditi, turchi e mercenari USA, distruggendo non solo arsenali e caserme, ma anche fonti di approvvigionamento di armi e risorse finanziarie, come ad esempio i pozzi petroliferi sottratti al legittimo governo siriano. L’effetto di questo sostegno militare, nel mezzo della mischia bellica, ormai in essere da quasi un lustro, ha condotto a ribaltare le sorti del conflitto.

Infatti, mentre i raid aerei anglosassoni, turchi e sauditi, già in esecuzione al ritmo di migliaia al giorno fin dal 2011, hanno solo raso al suolo le metropoli siriane, tanto che il loro accanimento si può paragonare a quello di un assassino sul cadavere della sua vittima, lasciando i guerriglieri del califfato ancora più forti sul terreno; il mondo ha potuto verificare con i fatti, solo dopo l’intervento della Russia, non con la propaganda mediatica scatenata dalla stampa occidentale di regime, la realtà della situazione in Siria. Lo Stato islamico ha subito gravissimi danni e rischia il tracollo definitivo, a causa dei bombardamenti russi non di quelli anglosassoni.

Alle prime avvisaglie dello scricchiolio dell’impianto bellico tirato su dalla coalizione arabo sunnita statunitense, la Turchia, principale protagonista di questa piano aggressivo ai danni della nazione siriana, ha cominciato a palesare i primi sintomi di intolleranza nei confronti della Russia, arrivata a scompaginare come un terremoto, le sue mire geopolitiche in quest’area mediorientale. L’abbattimento del bombardiere Su24 russo ne è una prova evidente.

Il coinvolgimento turco in questo conflitto è stato rivelato, in modo chiaro ed incontrovertibile, dai video pubblicati dalle forze armate russe sugli affari e le connivenze del governo turco con il califfato islamico. Immense colonne di autocisterne dell’Isis, piene del prezioso greggio estratto dai pozzi petroliferi siriani, dirette verso la frontiera turca. Nonostante i tentativi sempre in atto da parte dell’Onu, di giungere ad un tavolo di trattativa tra i protagonisti di questo mostruoso conflitto, la coalizione internazionale di cui sono membri integranti Turchia ed Arabia Saudita, continua, inesorabilmente, a minacciare un intervento di terra contro l’esercito siriano, ormai giunto a sbaragliare sul campo di battaglia quello dei guerriglieri da costoro sostenuto.

Nonostante le dichiarazioni di Kerry, segretario di Stato americano, diffuse in mondovisione, secondo cui gli Stati Uniti non hanno alcuna voglia di impantanarsi in una guerra contro la Russia in Siria, rimangono le perplessità legate al fatto che Erdogan, presidente turco, e re Salman, sovrano dell’Arabia Saudita, non hanno alcuna intenzione di mollare l’osso dopo gli ingenti investimenti finanziari profusi in questo progetto. Forze militari di entrambe le formazioni nazionali, sono state coinvolte in esercitazioni di terra e cielo proprio al confine della Siria, dove si stanno svolgendo i combattimenti tra siriani e guerriglieri.

Tanto che la Siria lamenta persino che nutrite raffiche di bombardamenti siano partite dalle postazioni turche contro quelle siriane. Dimostrando, in modo evidentissimo, cosa abbia sempre inteso la coalizione internazionale Usa per guerra contro Isis. Il bersaglio, l’obiettivo non è il terrorismo ma il legittimo governo siriano. Persino le vittorie conseguite sul campo dalle formazioni curde contro il Daesh, tali da contribuire in modo determinante alla sconfitta di questo nemico c.d. comune, vengono contrastate dall’esercito turco che non smette di cannoneggiarle, al fine di renderne il compito sempre più difficile. Tanto da rendere assai verosimile, che, nonostante gli Usa abbiano insignito del rango di alleati nella guerra contro Daesh, i combattenti curdi, ciononostante, l’ingresso della Turchia sul suolo siriano non sarà diretta contro i terroristi, ma contro i curdi ed i siriani.

Insomma, i tentativi di camuffare l’intervento militare USA in questo scacchiere internazionale, come lotta al terrorismo, addirittura fregiato e insignito del crisma dell’ufficialità di una copertura ONU, sono miseramente falliti sotto la mole enorme delle loro stesse contraddizioni, tanto evidenti e sfacciate, da renderle persino ridicole. Considerata e valutata la probabilità e l’imminenza di una discesa sul campo di battaglia dei due eserciti coalizzati di Turchia ed Arabia Saudita, con o senza l’appoggio ed il sostegno ufficiale o, molto più presumibilmente, mascherato, degli Stati Uniti e della Nato, la Russia ha deciso di procedere ad investire della questione l’organismo internazionale istituzionalmente, a ciò preposto, cioè il Consiglio di sicurezza dell’ONU, per verificare l’esistenza o meno, di una volontà precisa, consacrata in atto ufficiale di valore internazionale, sulla violazione del diritto internazionale, relativamente alla sovranità nazionale ed alla integrità territoriale dello Stato siriano.

Il risultato è stato che Francia e Stati Uniti, membri con diritto di veto del Consiglio di Sicurezza ONU, hanno respinto questa risoluzione, dichiarando, formalmente, nero su bianco, che la Siria non è uno Stato sovrano e pertanto non esista alcun obbligo nei loro confronti, di rispettarne l’integrità territoriale. Insomma, il diritto internazionale è stato riscritto ad uso e consumo della coalizione atlantica. Tutti gli Stati non sottomessi o succubi di costoro, non hanno alcuna dignità di Stati sovrani. L’ostracismo americano è l’unica legge che impera sul mondo.

Chiaramente, la Russia è stata avvertita e d’ora in poi non avrà alcun motivo per illudersi oltre. Se la Siria non è una nazione sovrana, tanto meno lo è la Russia. Infatti l’odio contro Assad è dovuto al fatto che costui è un alleato della Russia, considerata l’Impero del Male. Tale condanna pende anche sull’Iran e sulla Cina, oltrechè sull’India ed il Brasile. Cioè gli Stati oggi chiamati Brics, c.d. emergenti ed in passato terzo mondo, che stanno insidiando la supremazia economica e monetaria degli USA.

Il motivo per cui, nonostante la riottosità di questi popoli, la terza guerra mondiale sia ben chiaro essere inevitabile, dipende dalla loro disponibilità ad accettare il giogo di un nuovo colonialismo, ancora più feroce e sanguinario di quello passato, che pare essere assai improbabile, se non del tutto da escludere.

Per intanto la Russia rafforza la sua presenza in Siria, creando le strutture e gli impianti militari necessari per il dispiegamento delle armi più moderne ed avveniristiche di cui si è dotata. Un’invasione di terra da parte di formazioni militari ostili, verrà percepita come attacco diretto alla Russia. Una realtà deve essere chiara. La Russia non se ne andrà dalla Siria e non la si potrà costringere con l’uso della forza. Sarebbe guerra mondiale, alla quale Cina, India, Brasile ed Iran, non rimarrebbero spettatori passivi!

P.S. Un gravissimo attentato terroristico, con l’esplosione di due autobombe, nella città siriana di Homs, ha causato circa 40 vittime, quasi tutte civili. Non si contano i feriti. La possibilità concreta di una tregua in Siria, di cui si discute tra Russia e Stati Uniti, si può e si deve valutare con questo metro di misura.