Perchè l’estrema destra al potere calamita e scardina l’opposizione, facendole fare la fine di quelli che andarono per battere e finirono battuti!

di Andrea Atzori

Il governo ha superato lo scoglio enorme posto dinanzi al suo cammino. Ha riottenuto la fiducia parlamentare e può riprendere, anche se un po’ acciaccato, le sue funzioni. Da questa deludente vicenda istituzionale, chi ne esce perdente è tutto il paese. La crisi in atto, come da parecchi decenni a questa parte, non è solo politica, sociale od economica. Essa coinvolge e chiama in causa l’intera comunità territoriale, che denuncia una terribile perdita, persino, della sua identità nazionale.  Quella identità nazionale che non si può ridurre a semplici simboli appuntati sulla cravatta del premier. Si cerca di nascondere la verità inoppugnabile che il vero problema dell’Italia è la sua insofferenza ai principi ed ai metodi della democrazia. La libertà è un valore che deve essere conquistato, con la rinuncia e le sofferenze. Essa richiede rigore morale. Non tutti i popoli hanno la predisposizione ad intraprendere questo cammino, sino in fondo. In questo paese, i due poli dell’universo politico, destra e sinistra, sono concepiti secondo gli schemi, elementari, dell’estremismo. Questa caratteristica è indice di immaturità di un popolo. Se i finiani si ostinano a voler recuperare al sistema democratico la destra estrema che attualmente ha in mano le redini del potere, hanno già commesso un errore fondamentale. Perché, quella formazione politica, espressione della destra storica nazionale, non è compatibile con i metodi ed il sistema democratico. Ha, nella sua anima un marchio, un timbro, che la riannoda, in modo indelebile, alla sua origine totalitaria. Questa identità è infatti, scritta nel suo DNA. Il fallimento del tentativo di sfiduciare il governo, era insito nella stessa insistenza, noiosamente protrattasi  fino all’estremo limite dell’astensione in Senato sulla mozione di sfiducia, di voler raggiungere una accordo impossibile con il premier. Perché si trattava di una commedia assai stomachevole, la cui finzione non consisteva nel  voler dimostrare, fino all’estremo,  la propria disponibilità al dialogo, ma bensì, proprio nel voler far credere che in questa destra nazionale vi sia mai stato un qualcosa di recuperabile al metodo ed alla sensibilità democratica. Il gruppo dei finiani si è sfasciato proprio perché i suoi componenti sono incompatibili con i principi ed i valori democratici, e dinanzi ad essi scappano come il diavolo dall’acqua santa. In Italia, non si tratta di salvare la destra o la sinistra, ma, bensì, di costruire un vero ed autentico sistema democratico che ancora non esiste. Le stesse considerazioni possono essere fatte per l’opposizione, che si pregia della qualifica di centrosinistra, ma, in effetti, è solo il risultato di un improprio amalgama tra due opposti ed insofferenti massimalismi, quello clericale e quello di estrema sinistra. Essi, pur dentro ad uno stesso partito c.d. democratico, hanno trattenuto le loro differenti ed opposte identità, e non hanno alcuna intenzione di rinunciarvi. Questa componente antidemocratica ed autoritaria, era ben nota persino nel partito legalista per antonomasia, che non sorprende nel produrre, alla prova dei fatti, questi risultati deludenti. L’individualismo elevato all’ennesima potenza, barricato dietro il sentimento  di   superiorità personale, ostentato e trincerato sullo scudo impenetrabile dell’invidia, non ha alcunché di democratico. In definitiva questa marea grande che minacciava di travolgere con la sua furia gli argini frapposti dalla destra autoritaria, arrogante e illegalitaria, si è confusa e dispersa dentro al mare magnum dell’egoismo personale. Per questo motivo credo che sia fallita la sperimentazione di un bipolarismo nostrano, il tentativo di costruzione di un sistema democratico di tipo anglosassone. Perché non bastano i proclami e le riforme fatte sulla carta per costruire nuove entità politiche.  Esse sono frutto dell’evoluzione, e nascono e si sviluppano con gli uomini che le portano dentro di sé. Non si possono trasformare i regimi, senza cambiare la classe dirigente. Una destra o una sinistra democratica non saranno mai tali se sono  formate e costruite  dagli stessi uomini dalla mentalità estremista e totalitaria che stavano già ai vertici del potere. Questa è la spiegazione semplicissima della verità storica per cui le grandi trasformazioni sociali e politiche sono state introdotte dalle rivoluzioni. Per cambiare un regime in senso politicamente antitetico, al potere deve andare una classe dirigente diversa, perché devono cambiare gli uomini. I partiti portatori di ideologie totalitarie, estremiste o massimaliste, non sono compatibili con la democrazia. Il cambiamento può avvenire in modo naturale e pacifico,  solo se è espressione e risultato dell’evoluzione della società civile. Lo strumento principale per realizzare un simile progetto è quello dell’ascolto. Cioè non odiare e rifuggire il nuovo e non camuffare il vecchio facendogli vestire i panni della modernità. Il segreto fondamentale sta nel cambiamento di mentalità. Solo accettando certe regole si può instaurare un vero sistema democratico. Perché la vera democrazia esisterà solo quando si diffonderà il senso della legalità, la coscienza civica, l’amore  per il bene comune, per le istituzioni pubbliche. Se il cittadino non si rende conto che non possono esistere diritti senza il rispetto dei doveri, la democrazia non è mai esistita od è già morta. La politica italiana è come il gatto che si morde la coda. Girerà sempre su se stessa senza che cambi mai niente. Se, nel ventunesimo secolo, in Italia, esiste ancora  una mentalità diffusa in ogni strato sociale, per cui, per risolvere i problemi è necessario l’uomo forte, il duce, il dittatore, possiamo preannunciare  che la catastrofe è imminente ed inevitabile. Solo una follia collettiva potrebbe far credere il contrario!