Boris Nemtsov è stato assassinato. Anche la nuova stagione della “primavera russa” sta emergendo all’orizzonte!

 Di Andrea Atzori

 

La tensione tra Stati Uniti d’America e Russia, aumenta d’intensità. Ciò che ha sempre influito negativamente nel rapporto internazionale tra le due nazioni, non è mai stato, esclusivamente, il conflitto ideologico tra socialismo e capitalismo.

Agli USA non interessa avere partner internazionali che rivendichino pari dignità di soggetti giuridici. Chi vuole rapportare con il gigante statunitense deve farlo su posizioni di vassallaggio, previo riconoscimento della sua sudditanza e sottomissione. Una condizione a cui la Russia non ha alcuna intenzione di sottostare, non disposta a rinunciare alla propria indipendenza e sovranità nazionale a favore di chi non ha alcuna possibilità di piegarla se non attraverso il dispiegamento di ogni risorsa bellica necessaria e sufficiente a conseguire il suo scopo.

La Russia rivendica il diritto di agire per legittima difesa. Secondo il grande filosofo del diritto Hans Kelsen, il diritto si basa sulla forza, cioè, scaturisce direttamente dalla vittoria conseguita attraverso il confronto bellico. Essendo incontestabile il presupposto su cui si basa questo principio giuridico, per cui il braccio militare delle potenze occidentali, la NATO, ancora non ha ottenuto questo risultato sul campo di battaglia, Washington, non ha alcun potere di imporre a Mosca le decisioni da adottare all’interno dei suoi confini territoriali.

Questo significa che nessuna potenza straniera ha il diritto di ingerirsi nei fatti interni della Russia. La violazione di questa norma, implica una violazione anche della sovranità nazionale russa che giustifica una reazione sia a livello diplomatico, ma, se non sufficiente, anche militare.

Se prendiamo adesso il caso dell’omicidio del politico russo Boris Nemtsov, virulento oppositore di Putin, fuoco di rivolta alimentato da Washington, nel quadro delle ormai innumerevoli “stagioni primaverili” inaugurate ed, artificiosamente, distese, come un sudario, sui cieli di mezzo pianeta, perpetrato l’altra notte a Mosca, sul ponte Bolshoi Moskorevsky, antistante il palazzo presidenziale del Kremlino, usato dalle cancellerie occidentali come un grimaldello per forzare il portone di accesso ai palazzi del potere russo, possiamo ben comprendere come uno scontro militare di natura, inevitabilmente, nucleare, tra Russia e Nato, sia un evento, ormai, pressochè, scontato!

Il presidente americano Obama, si scatena in una perfomance incredibile, se non fosse per i tempi incerti in cui ci troviamo a vivere avventurosamente. Dichiara, tondo tondo, che la Russia, cioè il suo presidente, starebbe minacciando le libertà politiche della nazione russa. Come detto, in base ai principi giuridici del diritto internazionale ed alle argomentazioni della filosofia Kelseniana, Obama non ha alcun diritto di interferire nei fatti interni russi.

L’accertamento della verità, nel quadro di un procedimento penale da avviare all’interno della giurisdizione penale dello Stato russo, non è un fatto che possa neppure sfiorare alla lontana, gli interessi dell’amministrazione politica di uno Stato straniero, men che mai di quello statunitense, che come sappiamo, è coinvolta in prima persona in queste vicende tese a destabilizzare la Nazione russa, in persona del suo presidente Vladimir Putin.

Infatti, queste primavere sono uscite, come un parto pestilenziale, dalla mente dell’inquilino della casa bianca americana e poi allevate e curate dai suoi più stretti collaboratori. La violazione delle sovranità nazionali degli Stati vittime di questi attacchi di natura militare, sono incontestabili. Ma anche solo tentare di destabilizzare la Russia oggi, significa guerra mondiale, con tutti gli annessi e connessi!

Gli oppositori politici non graditi, sia negli Stati Uniti che in Europa, vengono fatti internare nei manicomi. Comunque devitalizzati da cure a base di psicofarmaci, tendenti a screditarli e renderli del tutto innocui. Ma nessuno Stato straniero si è mai permesso di intervenire in loro difesa, organizzando primavere destabilizzanti. I trattamenti psichiatrici usati per scopi di repressione per motivi politici sono conclamati da una vasta letteratura, anche molto forte in ambito scientifico, per cui del tutto non contestabili.

I manicomi occidentali non hanno mai avuto niente da invidiare ai Gulag sovietici. Anzi, di sicuro anche maggiormente perfidi, in quanto a metodi di tortura adottati e crudeltà espressa! In Italia poi, abbiamo il caso classico dell’omicidio del presidente del consiglio Aldo Moro, voluto ed organizzato proprio dagli americani, per potersi rendere conto di quanto costoro siano ipocriti al riguardo!

Anche i servigi resi dalle organizzazioni criminali che agiscono a braccetto con i protagonisti della politica nostrana, in fatto di atroci soppressioni di personaggi politici scomodi, eseguite in silenzio, ne sono un esempio assai pertinente e lampante. Le stragi di Capaci e di via D’Amelio, in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino, furono eseguite dalla mafia per motivi politici, e, pertanto, con la connivenza di una certa classe politica al potere.

In quanto poi alla personale responsabilità del presidente Putin, in questa vicenda, ben numerose e qualificanti, sono le considerazioni che la fanno ritenere improbabile. Per citarne solo alcune, basti pensare che un omicidio di questa gravità e pericolosità per una personalità come Putin, se fosse stato, veramente, da Lui programmato e posto in atto, avrebbe di sicuro richiesto un piano di esecuzione ben più serio e meticoloso che non un’esecuzione improvvisata come parrebbe essere stata questa del politico russo in questione.

Un omicidio quasi di istinto, caratterizzato dall’impulso irreprimibile, irrefrenabile e incontrollato, non degno di uno statista dello spessore e del temperamento dell’uomo che ha guidato la Russia per questi ultimi decenni, sollevandola dalla miseria in cui era sprofondata fino a farla diventare una nuova protagonista mondiale della storia moderna e per questo ancora temuta, anche se per niente rispettata.

Non degno dell’uomo che è stato, anche nel corso dell’era sovietica, fino alla sua nomina a presidente della Russia, il capo del KGB, i servizi segreti russi tanto temuti in occidente. E’ quasi caricaturale pensare ad un Putin che organizza un agguato ad un suo oppositore politico, pressochè davanti al portone del Kremlino! Quando, invece, avrebbe ben potuto agire in maniera silenziosa, quasi inavvertita, magari simulando un incidente, oppure facendo sparire il cadavere.

Inoltre, secondo le dichiarazioni ufficiali della presidenza della repubblica russa, espresse dal portavoce Peskov, la vittima non sarebbe stata considerata di alcuna pericolosità per la leadership russa, essendo la popolarità di Putin salita alle stelle in quest’ultimo periodo, per via dei noti eventi che hanno portato il mondo sull’orlo di una guerra mondiale nucleare con la Nato; tanto che la vittima in questione sbiadiva del tutto nel panorama politico, fino ad apparire solo come un cittadino qualunque. Costui non costituiva alcun pericolo per l’esecutivo al potere e non risultava, pertanto, alcuna priorità diretta alla sua eliminazione e soppressione fisica.

Inoltre, non era mai stato una persona, veramente, stimata dall’opinione pubblica russa, in quanto esponente di quella compagine governativa guidata da Boris Eltsin, che provocò quel disastro economico in cui sprofondò la Russia che ne uscì solo grazie all’avvento al potere proprio di Vladimir Putin.

Nei media occidentali, comincia ad affiorare e prendere corpo la tesi complottista. Si comincia ad affacciare l’ipotesi che l’agguato in cui è stato freddato l’uomo politico, sia stato pianificato ed eseguito al fine di destabilizzare la Russia, nell’ottica sempre di quelle guerre civili, alimentate dai servizi segreti americani e direttamente dagli stessi esponenti politici del Congresso americano e del suo esecutivo, per rendere ingovernabile una nazione che intendono aggredire militarmente. L’ultimo episodio del genere è stato quello di Hong Kong, diretto a colpire la Cina, che però è stato sedato dalle forze dell’ordine cinesi, anche se dopo settimane di guerriglia urbana.

Tutti i governanti occidentali, europei ed americani, erano già presenti a Mosca, in occasione del funerale del defunto politico. La propaganda funziona già a pieno ritmo. Se pensiamo che da troppo poco tempo è stata raggiunta a Minsk, un’intesa c.d. Minsk2, per un cessate il fuoco del conflitto che incendia le frontiere tra Russia ed Ucraina, ancora neppure del tutto attuato e rispettato dalle parti contrapposte, voluto dalla Merkel ed Hollande, che si sono precipitati a Mosca da Putin per esortarlo ad accettare la tregua, nel timore che degenerasse in aperto conflitto mondiale, in seguito anche alla volontà espressa da Obama di intraprendere il cammino della escalation bellica, possiamo renderci conto del rischio assai probabile che questi aperti attacchi alla sovranità nazionale russa da parte degli stati Uniti, possano innescare, veramente, il processo di avvio delle operazioni militari per un terzo conflitto mondiale, questa volta nucleare.

Una guerra voluta non solo per motivi di dominazione imperialista, ma anche per mantenere quel livello di controllo planetario delle risorse economiche dei paesi c.d emergenti, ex terzo mondo, che costituivano l’impero coloniale degli angloamericani. Essendosi quasi del tutto affrancati dal giogo colonialista, questi paesi, c.d. Brics, oggi, costituiscono un problema per l’economia occidentale, che non trova più le risorse di cui si arricchiva nel passato. La crisi economica in cui è sprofondato l’occidente capitalista, è dovuta, principalmente, a questo motivo! Una nuova guerra mondiale si rende, pertanto, necessaria e decisiva, al fine di non perdere la speranza di mantenere quella supremazia economica e militare da cui derivava quella forza che consentiva loro, nei secoli finora trascorsi, di atteggiarsi a padroni del mondo intero! Ed ecco anche il motivo per cui, una tale guerra, coinvolgerà, inevitabilmente, anche Cina ed India, oltre, naturalmente, Corea del nord, Iran, Brasile ed Argentina. Un blocco forte ed agguerrito, in grado di opporsi, efficacemente, all’alleanza militare atlantica, il cui compito di affrontarli in una guerra totale e senza esclusione di colpi, non sarà per niente facile. Eserciti sterminati in uomini e mezzi; giganti di ferro, non di cartapesta! Dotati di una tecnologia militare di avanguardia, dal forte e cruento sapore avveniristico!