Incontro storico tra Papa Francesco e Kirill, patriarca di Mosca, a Cuba, sullo sfondo del rischio di una terza guerra mondiale.

Di Andrea Atzori

Perchè tutta questa fregola del Vaticano di voler riallacciare rapporti con Mosca e la sua chiesa ortodossa, proprio in questo momento storico delicatissimo per le sorti del pianeta Terra? Il motivo non è difficile da trovare, se si analizza la situazione internazionale particolare, venutasi a creare in questi ultimi anni, con l’attacco Nato alla Russia, attraverso il colpo di Stato di Maidan a Kiev e conseguente guerra nel Donbass, con decine di migliaia di morti e feriti, oltrechè distruzione e annientamento di intere metropoli, accartocciate come fossero di cartapesta.

Ma non basta, in quanto l’intervento dell’esercito russo in Siria ha scompaginato i piani del sistema clerico- fascista internazionale, di occupare l’intero medio oriente, compreso il territorio siriano, in vista dell’attacco finale a Mosca e a Pechino. Ecco, Francesco, il poverello, ha paura. Il perdono papale a Fidel Castro, oltrechè non essere disinteressato, è pure assai meschino. Oggi perdonano a Fidel il suo comunismo che fece tremare il mondo negli anni cinquanta e sessanta, quando esisteva un’Unione sovietica forte e temibile. Oggi che la terza guerra mondiale è alle porte, oggi che l’atomo, particella che ha creato l’universo, unico vero dio, è stato imbrigliato dalla potenza umana e terrorizza tutti quei disonesti che si sono costruiti i loro palazzi al sole, con i metodi mafiosi esportati in tutto il mondo proprio da quello che sarebbe il centro mondiale della cristianità. Ma si sa tutte le strade conducono a Roma.

Oggi, assistiamo, oltre alla conversione di Fidel, anche al tentativo della Chiesa cattolica di riavvicinamento con Kirill, primate di Mosca, proprio a Cuba. Manifestando con ciò, chiaramente, la volontà imperterrita di prendere in giro l’intera opinione pubblica internazionale, acchiappando due piccioni con una sola fava. La guerra in Siria, genocidio di tutti i tempi, apocalisse già in atto, metropoli di decine di milioni di abitanti, rase al suolo, ridotte ad un cumulo di macerie, un deserto di silenzio, solitudine e morte, rotto solo dal crepitio assordante delle armi micidiali che squartano il velo tremolante del cielo cupo e fosco che lo avvolge, oggi, terrorizza i sogni di Francesco. Ma non per le vittime e le distruzioni di questa guerra bestiale, ma perchè l’intervento militare della Russia dentro a questo abominio, ha scompaginato i suoi piani che sono quelli del suo esercito, quello della santa alleanza atlantica.

L’esito della guerra santa contro le tirannie dei regimi islamici, (che poi sono solamente, quelle dei regimi alleati della Russia), sta subendo un fortissimo rischio, in quanto le truppe di mercenari mandate a combattere per procura contro il presidente Assad, stanno subendo una battuta d’arresto e la loro avanzata si è trasformata in una precipitosa ritirata. Ma il capo supremo della cristianità, così come non è mai andato trafelato da Obama a chiedere lo stop alle ostilità contro il legittimo governo siriano, tanto meno ci pensa oggi. Segno indiscusso del fatto che a lui interessa bloccare la Russia, come fece il pontefice Leone I° detto il Magno, quando fermò Attila sul ponte del fiume Mincio nel 452 d.c. non certo porre fine al conflitto.

La fitta ragnatela dei contatti diplomatici intessuta a questo scopo è indizio certo di una realtà di fatto, che le religioni non hanno niente a che fare con l’idea dell’esistenza di un ente supremo creatore dell’universo, ma esclusivamente, con gli interessi politici, economici e sociali di parte. La questione fondamentale esposta sul tavolo della diplomazia delle organizzazioni religiose, non ha niente a che vedere con la fede religiosa, ma solo con i soldi ed il potere. L’abboccamento di due ore, all’aeroporto di Cuba tra Kirill e Francesco, sarà di marca, squisitamente politica e militare, in cui il pensiero fisso sarà rivolto al convitato di pietra, cioè Vladimir Putin.

Verranno decise le sorti del pianeta, cercando di contemperare interessi generali e collettivi con quelli individuali e personali dei vari attori coinvolti in questo processo di scontro tra potenze universali. Le religioni servono a questo. Una verità è certa, che se non esistesse il terrore dell’arma atomica, oggi, questi due primati religiosi, non starebbero neppure a discutere, ma come nel passato, non avrebbero avuto un momento di esitazione a scatenare una guerra mondiale, in quanto avrebbero avuto la certezza che a morire sarebbero stati, come sempre, solo i poveri, i diseredati, che anche oggi fuggono dalle loro città martoriate, ridotte in macerie e girano raminghi per il mondo.

Questo momento storico, come dicevo, è delicatissimo. Oltre al fallimento dei negoziati di pace a Ginevra sulla Siria, esistono due minacce molto gravi che possono dare l’innesco allo scontro militare tra Stati di quest’area geostrategica. In primo luogo il dissidio tra Turchia e Mosca per l’abbattimento del cacciabombardiere S24, entrato in tensione estrema dopo l’ennesimo avvertimento di Ankara alla Russia di non violare in continuazione il proprio spazio aereo, pena una reazione immediata, come fu quella che portò all’attacco aereo precedente. La Russia respinge le accuse e, al contrario, accusa Erdogan di essere in procinto di invadere la Siria.

L’intelligence russa avrebbe notizie sicure, tratte dalle immagini dei satelliti spia, che la Turchia stia ammassando truppe al confine siriano e tutte le operazioni connesse a questo evento siano in corso di allestimento. Anche l’Arabia Saudita dichiara di essere pronta ad un suo intervento militare in Siria, riscuotendo con ciò il plauso del Pentagono. Il congresso americano ha già autorizzato il Pentagono all’invio di truppe dentro a questo conflitto, senza che alcun invito sia loro pervenuto da parte del governo siriano. Si tratta, secondo il diritto internazionale, di un vero e proprio atto di aggressione da parte di Stati ostili.

Se e quando queste triplici forze entreranno nel mezzo del combattimento tra Isis ed esercito lealista, rafforzato da truppe e mezzi inviati da Teheran, Hezbollah e Russia, non si potrà certo credere che si schierino dalla parte di Assad contro Isis. Dichiareranno, falsamente, di avere come obiettivo il Daesh, ma non ci vorrà molto a capire che non si affiancheranno alla Russia in questa lotta, ma piuttosto la contrasteranno. Come ovvio, i raid aerei russi continueranno ed anzi, si intensificheranno, per cui la coalizione Nato-Saudita, non perderà l’occasione di accusare Mosca di mirare le sue bombe non contro i terroristi ma contro di loro. Nel parapiglia generale, i media occidentali di regime, avranno buon gioco per appoggiare e sostenere le accuse del Pentagono finchè sarà ormai chiaro che la guerra tra le superpotenze è una realtà già in atto e che a niente servirà tenere la maschera sul volto.

In secondo luogo, come dicevo, lo scontro tra Arabia Saudita ed Iran, sempre latente, a causa dell’incompatibilità tra etnie Sunnite e sciite, ma in particolare per la condanna a morte eseguita, dell’Iman sciita Nimr Al-Nimr. Per cui lo scontro sarà tra nazioni non più, come prima, per procura, tra bande vere o supposte di terroristi sauditi ed esercito siriano. L’entrata in guerra dell’Arabia Saudita contro la Siria, spingerebbe l’Iran ad intervenire a sua volta in difesa del suo alleato. L’esercito degli Stati Uniti avrebbe, finalmente, pane per i suoi denti. Troverebbe l’esercito russo già pronto ad aspettarlo. Ma un altro attore principale attende questa guerra tra superpotenze, cioè la Cina. Il suo ruolo, finora, si è limitato a tenere sotto tensione la flotta americana ai confini del mar cinese meridionale. Finchè la marina USA è impegnata altrove, non potrà intervenire in altri teatri di guerra come questo in Siria. Ma qualche contingente di truppe scelte e ben armate, la Cina potrebbe anche inviarlo, per rafforzare le difese del fronte pro Assad.

E’ questo lo scenario che fa paura a Francesco, che lo induce ad affrontare un tour de force in America Latina, per lo storico incontro con Kirill, il patriarca ortodosso della Russia, nel tentativo di convincerlo ad intervenire per dissuadere Putin dal sostenere e difendere fino alle estreme conseguenze, il suo alleato Assad. Impresa non facile, a causa del concatenarsi di una serie di circostante sfavorevoli, dovute sia alla minaccia che le forze della Nato stanno creando alla Russia con l’accerchiamento ormai totale dei suoi confini e l’espansione nell’est Europa con l’assorbimento di tutti gli Stati orientali, per ultimo questo a cui assistiamo del Montenegro.

Il dispiegamento del sistema missilistico e antimissilistico, cd. ombrello atomico, alle frontiere con la Russia, sono i prodromi certi ed inequivocabili,di un prossimo attacco militare contro Mosca. Le sanzioni alla Russia da parte degli alleati occidentali, che proprio in questi giorni, il parlamento europeo ha esteso all’infinito fino alla restituzione della Crimea all’Ucraina. Tutte ragioni che inducono a considerare il fatto molto probabile che la predisposizione di Kirill alle richieste di Francesco non sia molto favorevole. A meno che, come sul Mincio, agitando il suo scettro regale come bacchetta magica, anche Francesco non passi alla storia per avere fermato il nuovo Attila, re degli Unni. Ma siamo nel terzo millennio e sono fermamente convinto che tali leggende, se possono ancora abbindolare i pochi ignoranti più irrecuperabili, ormai rimasti su questo pianeta, non avranno presa sulle persone normali, dotate di un minimo di cultura per discernere il vero dal falso.